AQUARII
. Con questo nome, Filastrio di Brescia (Haer., 79) e gli eresiologi latini che dipendono da lui (S. Agostino, De haer., 64; Praedestinatus, 64), come con quello greco di ὑδροπαραστάται gli eresiologi greci (S. Epifanio, Haer., XXX, 16; XLVI, 2; Teodoreto, Haeret. fab., I, 20), designano tutti coloro che sostituivano l'acqua al vino nella celebrazione eucaristica. L'esistenza di questo uso difforme dalla norma generalmente seguita nelle comunità cristiane, rimonta con probabilità al sec. II. La riscontriamo di fatto fra gli ebioniti, fra i discepoli di Marcione e di Taziano; la combattono Clemente Alessandrino (Strom., I, 19) e San Cipriano (Ep., LXIII, fra il 253 e il 256). Nel sec. IV le correnti del manicheismo che nella loro diaspora mediterranea tentarono un più sensibile accostamento al cristianesimo, si uniformarono a questo uso, e le leggi imperiali condannarono con un unico provvedimento gl'idroparastati e i manichei (Cod. Theodos., XVI, 5, 7, 3, del 381). Al tempo di S. Leone Magno (Sermo XLII, 5), si trova la stessa usanza: ma non è cosa certa - sebbene possa essere ritenuta come assai probabile - che fossero proprio manichei coloro che l'osservavano.
Bibl.: L. S. Tillemont, Mémoires, ecc., IV, Parigi, p. 41; A. von Harnack, Brot und Wasser, Lipsia 1891; id., in Theolog. Literaturzeitung, XVII (1892), col. 373 segg. e in senso contrario Th. Zahn, Brot und Wein, Erlangen 1892; P. Batiffol, in Dict. d'Archéol. chrét. et de liturgie, I, ii, s. v.