APIRO (A. T. 24, 25, 26)
Comune delle Marche, in provincia di Macerata. Il centro, già "celebre e forte castello", è in solatìo e alto luogo (m. 516) ed ebbe forse nome da un grande pero visibile a distanza (ad pirum); all'intorno il suolo declina verso N. nel bacino dell'Esino, con il torrente Esinante affluente di quello, e verso S. nel bacino del Musone. Dal centro irradiano strade in ogni senso, o discendenti ai letti dei due fiumi, o dirette verso le alte colline di Cupramontana e le pendici NO. del San Vicino. Il territorio del comune consta d'alte colline e alvei, con quote estreme di m. 650 e 210, con estensione di kmq. 38,79, di cui ett. 3667 di superficie agricolo-forestale; i principali prodotti sono cereali, uve, frutti, foraggi, bovini e bachi. Gli abitanti erano 3179 nel 1881, 3401 nel 1901, 3713 (presenti di fatto) nel 1921; notevole è la migrazione stagionale interna, invernale o estiva, per il Lazio; minore quella verso l'Argentina e la Germania.
Sono stati ritrovati oggetti antichi, etruschi e romani. In Municipio è un polittico d'Allegretto Nuzi (1366); nella chiesa della "figuretta" un affresco - Mater misericordiae - della scuola di Gentile da Fabriano; degni di nota, il portale romanico (1256) di S. Felicita e quello gotico di S. Francesco (sec. XIV); in Valle Esinante è l'antichissima badia di S. Urbano (sec. XI), già benedettina.
Apiro è patria d'Ottavio Turchi, storico del Settecento; di Filippo Mariotti (1833-1911), linceo grecista e dantista; del patriota Francesco Mestica (1809-1864), latinista e dantista; di Giovanni Mestica (1831-1903), latinista e critico, successo al Mercantini nell'università di Palermo.
Bibl.: O. Turchi, Della valle di S. Clemente e dell'origine di Apiro, in Antichità Picene, XVI. - Sulla badia di S. Urbano, v. L. Serra, L'arte nelle Marche, Pesaro 1927, pp. 122-27.