APALE (dal greco ἁπαλός "soffice"; lat. scient. Hapalidae, Wagner 1839; fr. hapalideés; sp. titís; ted. Krallenäffchen; ingl. marmosets)
Famiglia di scimmie Platirrine. Di statura piccola dai 25 ai 12 cm. di capo più tronco, coda molto lunga, tronco sottile, testa ovoidale, padiglione dell'orecchio capace di contrarsi dall'indietro in avanti, in modo da obliterare la propria cavità centrale e chiudere l'apertura uditiva esterna; musetto breve; arti snelli; i posteriori con piede atto al salto, sensibilmente più lunghi degli anteriori. Il pollice non è opponibile alle altre dita; l'alluce è breve e debole; esso è il solo dito munito di unghia piatta, mentre tutti gli altri sono armati di acuti artigli; per questo le Apale sono dette anche Arctopiteci dal greco ἄρκτος "orso" e πίϑηκος "scimmia". Il rivestimento peloso è abbondante, talvolta assai lungo, soffice, spesso sericeo. Vi sono 32 denti, con tre premolari e due molari:
canini grandi e robusti. Prettamente arboricole, le Apale si arrampicano come scoiattoli preferibilmente sui tronchi e sui grossi rami, essendo incapaci di stringere con la mano o col piede rami sottili. Si nutrono di frutta dolci, semi, foglie, fiori, insetti e piccoli vertebrati; bevono lambendo o sorbendo. Timide, irrequiete e di umore variabilissimo, fanno, secondo il caso, udire una specie di cinguettio, zufolamento, o brevi fischi, o un pigolio, miagolio, o suoni schioccanti. Dormono, acccoccolate in parecchie, nei cavi degli alberi, senza fabbricarsi un apposito nido. La gravidanza dura dai 140 ai 150 giorni; generalmente nascono due, talvolta tre piccoli, dei quali però spesso uno solo è allevato, partecipando il padre a tale cura. In prigionia resistono abbastanza bene a temperature piuttosto basse, ma hanno bisogno di una certa quantità di luce solare, e non sopportano repentini sbalzi o forti correnti d'aria, né possono fare del tutto a meno di nutrimento animale. La loro distribuzione geografica va dalla metà settentrionale dell'America fino al Messico. Se ne conoscono 54 specie e sottospecie, che debbono essere suddivise in almeno 4 generi:
1. Leontocebo o Marikina o Scimmia leonina (Leontocebus Wagner 1839; dal gr. λέων "leone" e κῆβος "scimmia"; fr. petit-lion; sp. tití leoncito; ted. Löwenäffchen; ingl. lion marmoset); con incisivi inferiori piccoli, canini grandi; orecchio normale; mano con la palma e le dita molto lunghe con i diti 3° e 4° riuniti da una stretta membrana interdigitale fino all'estremo distale della loro prima falange, i diti 2° e 3° sono riuniti da una membrana simile ma più breve e larga, il 2° dito è molto più lungo del 5°.
2. Tamarino (Mystax Gray 1870, dal gr. μύσταξ "mustacchio"; fr. tamarin; sp. iamarino; ted. Schnurbartäffchen; ingl. tamarin); con incisivi inferiori piccoli; orecchio normale; mano normale, ossia con palma relativamente larga, dita non particolarmente allungate e senza membrane interdigitali.
3. Edipomida o Pince (Oedipomidas Reichenbach 1862, dal nome dei due re Oedipus e Midas; fr. Tamarin pince; sp. pinche; ted. Pinche-Äffchen; ingl. pinche marmoset); con incisivi inferiori piccoli; orecchio piccolo, col margine libero posteriore molto ridotto nella sua metà inferiore; mano normale.
4. Uistiti (Hapale Illiger 1811; fr. ouistiti; sp. tití; ted. Pinseläffchen; ingl. marmoset); con incisivi inferiori grandi quasi quanto i canini; orecchio e mano normali.
Le specie più generalmente note sono il Leontocebo comune (Leontocebus rosalia L.) del Brasile meridionale-orientale, lungo circa 25 cm., con coda di circa 30 cm., rivestito di lungo pelo sericeo, che va dal giallo dorato all'arancione e al bruno, e forma una specie di criniera sulla testa e sul collo; il Tamarino mustacchio (Mystax mystax Spix) dell'Amazzonia brasiliana superiore e Perù orientale, con baffi bianchi, metà anteriore del corpo e piedi neri, metà posteriore del corpo e gambe rossastre; il Tamarino negro (Mystax ursulus Wagner) dell'Amazzonia inferiore, quasi completamente nero; l'Edipomida (Oedipomidas oedipus L.) della Colombia orientale, brunastro sul dorso, con cosce e metà basale della coda rossastra, metà distale della coda nera, mentre gli arti anteriori e posteriori, le parti inferiori e la lunga parrucca sono bianchissimi; l'Uistiti a pennacchi bianchi (Hapale jacchus L.) dell'Amazzonia Brasiliana, brizzolato di nero, bianco e color ruggine, con dorso striato trasversalmente, coda anellata e lunghi pennacchi bianchi sopra e davanti l'orecchio, comunissimo in prigionia, come l'Uistiti a pennacchi neri (Hapale penicillata Geoffr.) del Brasile costiero orientale; l'Uistiti argentato (Hapale argentata L.) del basso Amazzoni e Rio Tokantins, bianco argentato con coda nera, molto raro; l'Uistiti pigmeo (Hapale pygmaea Spix) dell'Amazzonia Brasiliana, lungo 16 cm., giallastro brizzolato di bruno con coda anellata di bruno. Per altre famiglie v. platirrine.
Bibl.: Linneo, Systema Naturae, 1766, p. 40; Illiger, Prodromus Mammalium et Avium, 1811, p. 71; E. Geoffroy, in Ann. Mus. Hist. Nat., Parigi, XIX (1812), p. 119; Spix, Simiarum et Vesp. Bras. Spec. nov., 1823; Wierd, Beiträge zur Naturgeschichte Brasiliens, 1826; Lesson, Mamm. Bim. Quadr., 1840; Castelnau-Gervais, Mammifères, 1855; Wagner-Schreber, Säugetiere, I e tav., e Suppl. V, 1855, testo; Reichenbach, Vollständige Naturgeschichte der Affen, 1862; Gray, Catalog of Monkeys, Lemurs, ecc., 1870; Schlegel, in Mus. Hist. Nat. Pays Bas, Simiae, VII (1876); Goeldi, Mammiferos, Brasil 1893; Heck, in Brehm, Tierleben, XIII, 1916, pp. 446-61; Pocock, in Ann. Mag. Nat. Hist., Londra, XX (1917), pp. 247-58; Thomas, ibidem, IX (1922), pp. 196-99; Lucas, Hume e Henderson-Smith, in Proc. Zool. Soc., Londra 1927, p. 447.