ANTROPOLOGIA CULTURALE
(App. IV, I, p. 138)
Consolidamento specialistico e revisionismo critico segnano la vicenda delle scienze etno-antropologiche negli ultimi vent'anni. La sinonimia dei termini antropologia (in senso culturale e, cioè, distinto da a. fisica) ed etnologia si rivela sempre meno discriminante, tanto che il composto etno-antropologia, già da anni in uso tra gli antropologi italiani, trova un certo favore internazionale (P.S. Sangren 1988, p. 423).
I due termini, infatti, non costituiscono doppioni inutili bensì corrispondono in modo complementare alla realtà paradossale dell'essere umano che nasce individuo (anthropos) e nello stesso tempo appartenente alla società (ethnos). Tuttavia, l'uso e il significato dei due termini permangono condizionati dalle tradizioni nazionali e di scuola, per quanto si vada diffondendo la distinzione, stabilitasi in Francia, per cui all'a. si assegna il compito di dottrina teorica e generalizzante, all'etnologia quello della ricerca specifica e regionale (per es. l'ethnologie de la France). Il significato generico di ricerca e descrizione dei dati culturali resta proprio, normalmente, del termine etnografia. La ricerca diretta sul campo, esaltata a "musa dell'antropologo" (I. M. Lewis 1986, p. 1), viene considerata premessa specifica dello studio etno-antropologico, sia quale fattore essenziale di apprendistato professionale, sia quale tecnica e metodo per attingere conoscenze e dati di prima mano, necessari a ogni buon antropologo per l'analisi e il confronto teorico. Di conseguenza, l'osservazione partecipante, di ispirazione malinowskiana, si conferma quale strumento tipico della ricerca etno-antropologica, costituendo di fatto l'unico modo per scoprire le ideologie e le norme che reggono le relazioni personali e il comportamento sociale in mancanza di documenti scritti e di possibile comunicazione, o comunque indipendentemente da essa. Semmai l'esigenza interdisciplinare della ricerca si è fatta più severa.
Tra le innumerevoli pubblicazioni che ne testimoniano il valore si possono segnalare, per consistenza innovativa, lo studio etnolinguistico sulla parola dei Dogon di G. Calame-Griaule, l'indagine linguistico-religiosa sul ''mito di Bagre'' di J. Goody, la ricerca sulla filosofia estetica degli scultori di Kitawa nella Melanesia di G. Scoditti (v. anche E.H. Gombrich). In particolare, la storiografia africanistica ha tratto dalla ricerca sulle tradizioni orali un impulso straordinario; la bibliografia regionale e tematica sulla storia dell'Africa costituisce, oggi, un corpus cospicuo (J. Vansina, T. Ranger, C. Tardiz, A. Triulzi, M. Izard).
Anche la tematica delle società acefale, dai tanti enigmi interpretativi, ha ottenuto risultati chiarificatori dalle più recenti ricerche e, tra i vari tipi di organizzazione sociale che distinguono tali società, viene confermato il valore politico dei sistemi delle classi di età e dei loro modelli iniziatico e generazionale (B. Bernardi, L.K. Müller, S. Tornay). In una disciplina dalla visione globale della realtà, qual è l'etno-antropologia, è segno vitale di consolidamento il sorgere di nuove specializzazioni, ma il fenomeno va nettamente distinto dal facile abuso di qualificare come a. atteggiamenti intellettualistici e resoconti descrittivi occasionali ed effimeri. Tra i segni del consolidamento scientifico va indicato, tra l'altro, l'abbandono del concetto di primitivo, tipica sopravvivenza evoluzionistica, non più ritenuto ambito privilegiato dell'etno-a., oggi più che mai aperta allo studio di ogni aspetto della condizione umana senza preferenze esotiche. Così, per es., l'a. politica ha esteso il suo interesse d'indagine alle istituzioni e ai comportamenti politici delle società parlamentari (F.G. Bailey; A. Cohen; D.I. Kertzer), mentre l'a. critica o radicale si esauriva in dichiarazioni di militanza politica aliene da approfondite indagini scientifiche.
Notevolissimo lo sviluppo dell'a. medica, sia come studio delle credenze e delle pratiche terapeutiche popolari, sia come studio dei comportamenti connessi con le malattie "non semplicemente quali astrazioni cliniche, bensì quali esperienze vissute di individui, famiglie e comunità" (M. Fortes 1976, p. xviii, J.B. Loudon, G. Lewis, M. Last e G.L. Chavunduka). In specie l'etnopsichiatria o a. psichiatrica ha tratto dallo studio dei metodi terapeutici delle malattie mentali, particolarmente dalle esperienze di A. Lambo in Nigeria e H. Collomb in Senegal sui ''villaggi psichiatrici'', contributi significativi per la comprensione dei fenomeni psichiatrici (M. Pandolfi e A. Zempleni).
L'a. applicata, depurata dagli inquinamenti del tempo coloniale che sembravano averla posta al bando, ha assunto un nuovo vigore in relazione ai vasti programmi di cooperazione con i paesi del Terzo Mondo; in tal modo essa si è venuta definendo come a. dello sviluppo (development anthropology), proponendosi come professione e campo di studio per gli antropologi coinvolti nei programmi di cooperazione: programmi rivelatisi fallimentari se privi del sostegno antropologico corrispondente alle esigenze delle popolazioni interessate (A. Hoben, D. Brokensha).
Momenti di diffuso interesse, oggi apparentemente affievolito, ha conosciuto la cosiddetta a. marxista. Di fatto, non si è trattato di una teoria specifica quanto di una tendenza ad attribuire importanza primaria ai fattori economici e ai fenomeni dell'oppressione e dei conflitti sociali. Spesso l'interesse si inaridiva nell'esegesi dei testi classici del marxismo, da Marx a Gramsci, per cui solo dagli apporti di studio fondati su intense ricerche sul campo si sono avuti contributi consistenti e duraturi (M. Godelier, C. Meillassoux).
L'affermazione pressoché subitanea della sociobiologia definita "nuova sintesi" (E.O. Wilson), detta anche a. biosociale (R. Fox), ha suscitato vivace polemica per il ruolo attribuito nella formazione della cultura ai fattori genetici; contro il pericolo di un rigurgito di determinismo si è opposta la dimostrazione critica dell'autonomia e della singolarità individuale della cultura (M. Sahlins).
Allo sviluppo della ricerca antropologica con la promozione di ricerche sul campo e il dibattitto comparativo e teorico, molto hanno contribuito i laboratoires di etnologia e di a. sociale sorti in Francia nell'ambito delle grandi istituzioni accademiche (Collège de France, Ecole Pratique des Hautes Etudes, ecc.), tanto da poterli indicare come modelli per il confronto interdisciplinare di studiosi specializzati. Molti, infine, i tentativi di sistematizzazione delle problematiche regionali (I. Chiva e U. Jeggle), tra cui il riconoscimento dell'unità culturale dei popoli mediterranei (J.G. Peristiany, J. Davies). A tali segni evidenti di vitalità si oppongono segni di crisi, determinati sia dalla scomparsa di insigni maestri (E. E. Evans-Pritchard, M. Fortes, E. Leach), o dal ritiro dall'insegnamento di altri per limiti di età (C. Lévi-Strauss, R. Firth, I. Schapera) o per scelta personale, sia dalla congiuntura politica e dalle restrizioni imposte alle istituzioni accademiche e alla ricerca. Forse tali restrizioni non sono dissociabili dalla tendenza dei giovani studiosi, oggi largamente affermata, verso studi di critica e di revisione teorica (deconstructing anthropology) a scapito della ricerca diretta sul campo di cui, peraltro, si riconosce l'importanza fondamentale (J. Culler, D.I. Keesing). In realtà, la revisione critica non è un'esigenza nuova, bensì una premessa normale per la valutazione delle conoscenze recepite e per l'interpretazione oggettiva delle situazioni presenti (R. Wagner, E.J. Hobsbawm e T. Ranger, A. Kuper, V.Y. Mudimbe). Non sempre, tuttavia, è esatto classificare le concettualizzazioni operate da studiosi pioneristici in termini di ''invenzione'', né tanto meno cedere alla moda con attacchi radicali a opere di grande rilievo teorico-metodologico, com'è avvenuto per le ricerche di M. Mead da parte di D. Freeman. Ogni revisione è in se stessa impegno di metodo estremamente delicato e difficile per la distanza dei tempi e la diversità dei contesti.
Bibl.: M. Mead, Coming of age in Samoa, New York 1928 (tr. it., L'adolescente in una società primitiva, Firenze 1959); G. Calame-Griaule, Ethnologie et langage. La parole chez les Dogon, Parigi 1965 (tr. it., Il mondo della parola. Etnologia e linguaggio dei Dogon, Torino 1982); F. G. Bailey, Stratagems and spoils. A social anthropology of politics, Oxford 1970 (tr. it., Per forza o per frode. L'antropologia sociale e le regole della competizione politica, Roma 1975); J. Goody, The myth of the Bagre, ivi 1972; J. Vansina, The Tio kingdom of the middle Congo 1880-1982, ivi 1973; A. Cohen, Two-dimensional man. An essay on the anthropology of power and symbolism in complex society, Berkeley 1974; R. Fox, Biosocial anthropology, Londra 1975 (tr. it., Roma 1979); G. A. Lewis, Knowledge of illness in a Sepik society, ivi 1975; T. Ranger, Dance and society in Eastern Africa, ivi 1975; R. Wagner, The invention of culture, Chicago 1975; E. O. Wilson, Sociobiology. The new synthesis, Cambridge (Mass.) 1975; Social anthropology and medicine, a cura di J. B. Loudon, Londra 1976; M. Fortes, Foreword, ibid., pp. ix-xx; J. G. Peristiany, Mediterra nean family structure, Cambridge 1976; C. Meillassoux, Femmes, greniers et capitaux, Parigi 1977 (tr. it., Bologna 1978); Id., Terrains et théories, ivi 1977; J. Davies, People of the Mediterranean. An essay in comparative social anthropology, Londra 1977; M. Sahlins, The use and abuse of biology. An anthropological critique of sociobiology, ivi 1977; J. Vansina, The children of Woot. A history of the Kuba people, Madison 1978; A. Cohen, Political symbolism, in Annual Review of Anthropology, 8 (1979), pp. 87-113; C. Tardiz, Le royaume bamoum, Parigi 1980; A. Triulzi, Salt, gold and legitimacy. Prelude to a no-man's land, Bela Shangul, Wallaga, Ethiopia, Napoli 1981; M. Godelier, La production des Grands Hommes. Pouvoir et domination masculine chez les Baruya de Nouvelle-Guinée, Parigi 1982; J. Culler, On deconstruction: theory and criticism after structuralism, Ithaca 1982; M. Godelier, Horizon, trajets marxistes en anthropologie, Parigi 1982; E. J. Hobsbawm, T. Ranger, The invention of tradition, Cambridge 1983 (tr. it., Torino 1987); B. Bernardi, I sistemi delle classi d'età. Ordinamenti sociali e politici fondati sull'età., Torino 1984 (tr. ingl., Cambridge 1985); D. Freeman, Margaret Mead and Samoa, Harmondsworth 1984; M. Izard, Gens de pouvoir, gens de la terre. Les institutions politiques de l'ancien royaume du Yatenga (Bassin de la Volta Blanche), Parigi 1985; J. Vansina, Oral tradition as history, Londra 1985; The professionalization of African medicine, a cura di M. Last, G. L. Chavunduka, Manchester 1986; I. M. Lewis, Religion in context. Cults and charisma, Cambridge 1986; C. Meillassoux, Anthropologie de l'esclavage. Le ventre de fer et d'argent, Parigi 1986; Etnopsichiatrica, oggi, a cura di M. Pandolfi e A. Zempleni, Roma 1986; I. Chiva, U. Jeggle, Ethnologie en miroir. La France et les pays de langue allemande, Parigi 1987; D. J. Kertzer, Ritual, politics, and power, New Haven 1988 (tr. it., Riti e simboli del potere, Bari 1989); A. Kuper, The invention of primitive society: transformation of an illusion, Londra 1988; V. Y. Mudimbe, The invention of Africa. Gnosis, philosophy and the order of knowledge, Bloomington 1988; P. S. Sangren, Rhetoric and the authority of ethnography: ''Postmodernism'' and the social reproduction of text, in Current Antrhopology, 3 (1988), pp. 405-35; D. I. Keesing, Exotic readings of cultural texts, ibid., 4 (1989), pp. 459-79; H. K. Müller, Changing generations: dynamics of generation and age-sets in Southeastern Sudan (Toposa) and Northwestern Kenya (Turkana), Saarbrücken 1989; G. M. G. Scoditti, Kitawa. A linguistic and aesthetic analysis of visual art in Melanesia, Berlino 1990; E. H. Gombrich, Foreword, ibid., p. ix.