RUSCONI (Rusca), Antonio
RUSCONI (Rusca), Antonio (Antonio da Como). – Del ramo di Locarno della famiglia, nacque forse entro la fine del XIV secolo (e non nel 1408 cui lo ricondurrebbe l’epigrafe sepolcrale che lo dice trentacinquenne nel 1443, Sevesi, 1916-20, p. 46), dato che agisce in modo autonomo già nel 1416-19. Neppure è noto il padre; dopo le incertezze di Roberto Rusca (1610, p. 111), che lo indicò come figlio di Franchino I, e di Rovelli (1802, p. 204), Litta (1861, fasc. 189, tav. II) lo individuò come fratello di Franchino III di Giovanni, fondatore della signoria di Locarno, che lo segnalò nei propri testamenti (1464 e 1465, Archivio di Stato di Milano, Notarile, 2144; Rossetti, 2015, p. 200).
Rusconi è menzionato, insieme con il fratello e con Giovanni di Franchino II, sia nel settembre del 1416 (quando Loterio I Rusconi cedette ai Visconti la Contea di Como e ottenne la carica di conte della Valtellina e del Sottoceneri) sia nel 1419 (quando succedette al defunto Loterio I in metà dei diritti sulla Contea di Lugano, Balerna, val Chiavenna e Olonio, cfr. Chiesi, 2015, pp. 179-182, 196). Ma il 4 agosto 1422 scisse il proprio destino dai consanguinei rinunciando a ogni diritto giurisdizionale ed entrando nel ramo conventuale dei minori (Inventari..., a cura di C. Manaresi, 1915, p. 70).
Su tale decisione dovettero influire, in proporzione non valutabile, tanto la personale spiritualità quanto le strategie familiari: l’uscita dal secolo di Rusconi fu infatti funzionale al rafforzamento della posizione di Franchino III. Inoltre, i rapporti tra Rusconi e francescani (invero soprattutto osservanti), già solidissimi, si concretizzarono nel sostegno alla fondazione del convento di S. Croce in Boscaglia a Como, ubicato in un’area di radicamento fondiario della famiglia; in esso entrarono almeno due Rusca, e più tardi i figli di Franchino III vi eressero una cappella in memoria della madre Beatrice Casati, terziaria francescana.
Rusconi studiò a Padova (nel convento di S. Antonio, 1425-27) e conseguì il magistero in teologia con Gerardino da Valenza (primavera del 1429); negli anni successivi non è documentato. Dal 1438 fu provinciale della provincia milanese (Milano, Biblioteca francescana, Mss., Burocco, Descrittione..., p. 62), ma già nel 1437 era a Milano, dove arbitrò in una lite tra le monache del Monastero maggiore e Giovanni Alciati. Ivi è attestato anche negli anni 1439, 1442, 1444 (Le pergamene Belgioioso, a cura di P. Margaroli, 1997, pp. 153 s.; Archivio di Stato di Milano, Arch. dipl., Pergamene, 409; Sevesi, 1925, p. 531).
Essendo un Rusconi, e un conventuale, Antonio non comparve in alcun modo negli anni seguenti in episodi rilevanti come la conciliazione tra Vittani e Rusconi (guelfi e ghibellini), promossa a Como dall’osservante Silvestro da Siena (ottobre-novembre 1439), e come il processo in tre tappe (1437, 1441, 1446) tra il maestro Amedeo Landi (del quale Rusconi era confessore e padre spirituale) e Bernardino da Siena (che, accusato di aver diffamato Landi come eretico, fu prima condannato e successivamente prosciolto in vista della canonizzazione).
Nel Capitolo di Padova del 1443 venne eletto trentatreesimo generale dell’Ordine, succedendo a Guglielmo da Casale (Milano, Biblioteca Francescana, Mss., G.B. Burocco, Descrittione..., p. 48) e battendo il candidato di Eugenio IV, l’osservante (ma in precedenza conventuale) Alberto da Sarteano. L’elezione fu estremamente burrascosa e secondo le fonti osservanti (Bernardino Aquilano) si giunse da parte dei conventuali all’intimidazione anche fisica. Sarebbe stato Bernardino da Siena stesso a sostenere la candidatura di Rusconi per salvare l’unità dell’Ordine (con una scelta analoga – si scrisse negli ambienti osservanti – a quella compiuta da Francesco d’Assisi, che obbedì a frate Elia «dissolutus et largus»).
Narrando l’elezione, Bernardino Aquilano, intento a celebrare Alberto da Sarteano, non fa neppure il nome dell’odiato antagonista che aveva prevalso e che oltretutto era filovisconteo. Ma anche Eugenio IV, secondo Mariano da Firenze, confermò Rusconi soltanto al fine di evitare lo scontro con il duca di Milano (Compendium..., 1911, pp. 122 s.).
Una delle prime azioni di Rusconi come ministro generale fu la ratifica della nomina di Giovanni da Capestrano e Giovanni Mauberto a vicari dell’Osservanza, rispettivamente cismontana e ultramontana, confermata a sua volta da Eugenio IV il 1° agosto 1443 (Bullarium..., a cura di U. Hüntemann, 1929, pp. 332-334): un atto formale e dovuto che non significava distensione con i due autorevoli vicari, interlocutori privilegiati del papa assai più di lui (ibid., pp. 426 s., 466). Rusconi percepì anzi gli osservanti come responsabili della frattura dell’Ordine. La situazione divenne particolarmente tesa nel 1446 quando la bolla Ut sacra (elaborata da Capestrano all’inizio dell’anno e pubblicata in luglio: Bullarium..., cit., pp. 497-500) sancì l’autonomia dei vicariati osservanti creando di fatto nell’Ordine una doppia gerarchia, conventuale e osservante. Negli stessi mesi, inoltre, Rusconi si scontrò duramente con il papa.
Nel maggio del 1446 (Capitolo dell’Aracoeli, a Roma, alla presenza del papa), Giacomo Primadizzi aveva avvicendato Capestrano come vicario dell’osservanza cismontana e (assente Rusconi, a Montpellier per il concomitante Capitolo generale) era stato confermato direttamente dal papa. Rusconi, cui spettava la ratifica, si oppose a Eugenio IV (che pure di recente egli aveva sostenuto quando il Concilio di Basilea lo aveva deposto, venendo a sua volta sostituito da un generale scismatico: Glasserberg, 1887, p. 311); ma il papa gli ingiunse di non portare mutamenti nel regime degli osservanti nella forma da lui fissata (Bullarium..., 1929, pp. 489 s.) e il ministro generale – nell’agosto ancora in Francia a presiedere il Capitolo provinciale borgognone (Delorme, 1917, pp. 582-585) – dovette chinare il capo.
Il contrasto si riaccese nel maggio del 1449, allo scadere del mandato di Primadizzi, quando Rusconi pretese che il Capitolo degli osservanti fosse celebrato insieme con quello dei conventuali a Firenze, e non separatamente come da concessione di Eugenio IV; ma anche in questo caso dovette cedere, perché Niccolò V (pur meno intransigente del predecessore) avallò la scelta degli osservanti, che si recarono sì a Firenze e parteciparono alla pubblica supplica e alla processione, ma non al Capitolo (ed elessero separatamente Giovanni da Capestrano confermato da un probabilmente scontento Rusconi su invito del papa: Pratesi, 1957, pp. 225-228; Bullarium..., cit., pp. 663 s.; Wadding, 1932, pp. 34 s.).
Dove non fu in gioco la questione dell’autonomia degli osservanti, i rapporti tra i papi e il ministro generale (che si avvalse come procuratori e collaboratori di Angelo di Cristoforo da Perugia, frate Giovanni da Colle, Francesco de Sanctis da Padova e Genesio da Catalogna) furono meno conflittuali.
Rusconi acconsentì alla cessione della chiesa di S. Nazaro di Novara, già delle clarisse, agli osservanti e i papi sostennero sue decisioni non accettate in sede locale (le nomine della badessa del monastero di S. Leonardo di Genova e del ministro della provincia di Ibernia; l’assegnazione all’abate di Guadalajara del romitorio di S. Benedetto: Bullarium..., cit., pp. 338, 481, 507, 688).
Mariano da Como lo ricordò come dotto teologo, come esperto conoscitore delle opere dell’oratoria latina classica e autore di un commento a Lattanzio, ma Luke Wadding non lo registrò tra gli scrittori dell’Ordine (Compendium..., 1911, p. 124). Questo silenzio dell’annalista francescano rientra nella damnatio memoriae cui lo condannò la parte vincente, gli osservanti. Si è già detto del silenzio sul suo nome da parte di Bernardino Aquilano; Francesco Micheli disse di lui, e del suo successore, che furono condotti «ad tartari poenas» per non aver debitamente promosso la riforma, mentre Francesco da Rimini parlò di lui come di un generale «maledicte memorie» (Pratesi, 1957, pp. 229 s.).
Rusconi morì il 10 agosto 1449 a Prato, dove fu sepolto nel convento di S. Francesco. Nel 1472 Sisto IV accolse la supplica di Pietro e Giovanni Rusconi, figli di Franchino III: i fratelli chiedevano che la salma venisse traslata a Milano per essere collocata nella chiesa dell’Ordine nel tumulus che avrebbero eretto per ottemperare alla volontà del loro padre (Bullarium..., cit., p. 109).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Milano, Archivio dipl., Pergamene, cartt. 409, 1439, 1° dicembre; 1442, 10 gennaio e 18 dicembre; Notarile, notaio Giorgio Rusca, cartt. 2144, 1464, 11 settembre; 1465, 15 luglio; Archivio di Stato di Perugia, Convento S. Francesco al prato di Perugia, perg. 261, 1445, 6 luglio, reg. in ‹http://www.archiviodistatoperugia.it/ patrimonio/pergamene? phrase=ASPGST1400203¤tPage=14&resultsPerPage=20&core=pergamene&ricerca=idFather#n; Milano, Biblioteca francescana, Mss., G.B. Burocco, Descrittione Chronologica Principii, Progressi, Santità e Dottrina della Provincia di Milano de F.F. Min. Oss.ti, pp. 48, 62; R. Rusca, Il Rusco, overo Dell’historia dela famiglia Rusca libri tre, Venezia 1610, p. 111; N. Glasserberg, Chronica, in Analecta Franciscana, II (1887), p. 311; Bernardino Aquilano, Chronica fratrum minorum observantiae, Romae 1902, pp. 29-35; Compendium chronicharum fratrum Minorum scriptum a P. Mariano de Florentia (Continuatio), in Archivum Franciscanum historicum, IV (1911), pp. 122-124; Inventari e regesti del R. Archivio di Stato di Milano, I, I registri viscontei, a cura di C. Manaresi, Milano 1915, p. 70; Bullarium Franciscanum, n.s., a cura di U. Hüntemann, I, prope Florentiam 1929, pp. 332 s., n. 705, 1443, 1° agosto; p. 338, n. 824, 1444, 24 ottobre; pp. 426 s., n. 883, 1445, 8 marzo; p. 466, n. 948, 1445, 31 ottobre; p. 481, n. 980, 1446, 23 marzo; pp. 489 s., n. 994, 1446, 6 maggio; pp. 497-500, n. 1007, 1446, 23 luglio; p. 507, n. 1018, 1446 10 settembre; pp. 530-533, n. 1056, 1447, 14 aprile; pp. 663 s., n. 1289, 1449, 23 maggio; p. 688, n. 1340, 1450, 20 febbraio; III, 1949, p. 109, n. 261, 1472, 13 giugno; L. Wadding, Annales Minorum, XII, Firenze 1932, pp. 34 s.; Le pergamene Belgioioso della Biblioteca Trivulziana di Milano (secoli XI-XVIII). Inventari e regesti, a cura di P. Margaroli, Milano 1997, pp. 153 s., n. 410, 1437, 15 marzo; Ticino ducale. Il carteggio e gli atti ducali, a cura di L. Moroni Stampa - G. Chiesi, II, 2, Bellinzona 2001, pp. 176 s., 1467, 3 gennaio.
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