PORTA, Antonio (pseud. di Paolazzi, Leo)
Poeta e narratore, nato a Milano il 9 novembre 1935, morto a Roma il 12 aprile 1989. Laureatosi con una tesi sui rapporti tra D'Annunzio e alcuni poeti del Novecento italiano, si formò nell'ambito della rivista Il Verri, fondata da L. Anceschi nel 1956 con l'intento di recuperare alcune istanze delle avanguardie storiche. Compreso, insieme ad A. Giuliani, N. Balestrini, E. Pagliarani ed E. Sanguineti, nell'antologia I novissimi; poesie per gli anni 60 (a cura di A. Giuliani, 1961; nuova ed. riveduta, 1965), prese parte in una posizione di primo piano alle attività del Gruppo 63; fu tra i fondatori del periodico Quindici e redattore del Il Verri e di Malebolge. Fino ai primi anni Ottanta lavorò a Milano come dirigente editoriale; in seguito si dedicò interamente alla produzione poetica e critica. Fece parte della direzione delle riviste Alfabeta e Il Cavallo di Troia, e collaborò al Corriere della Sera.
Nelle sue prime opere poetiche, La palpebra rovesciata (1960), Zero (1963), Aprire (1964), poi raccolte insieme a nuovi testi nel volume I rapporti. Poesie 1958-1964 (1965), P. abolisce programmaticamente l'io lirico, ispirandosi a una poetica degli oggetti che rielabora in chiave sperimentale la tradizione lombarda. L'operare poetico, sempre in parte metapoetico e corrosivamente critico nei confronti della tradizione lirica, è un assemblare le immagini degli eventi esterni, frammenti di una materia estranea, dura e impenetrabile, che non lascia scorgere una riconoscibile struttura significante. La metrica fissa e martellante cerca di organizzare eventi e oggetti in sequenze narrative quasi geometricamente strutturate (attraverso analogie grammaticali, calchi sintattici, un uso ossessivo dell'anafora, una moltiplicazione semanticamente variata di segmenti ritmici costanti), che però non riescono a comporsi in un intreccio. La poesia è per P. da un lato presa d'atto di una definitiva alienazione, dall'altro mezzo per recuperare la coscienza dell'inautentico in vista di una nuova dimensione comunicativa e sociale. Nelle raccolte Cara (1969) e Metropolis (1971) si sviluppa una dialettica tra eteronomia e autonomia del linguaggio poetico, tra l'adesione totale agli oggetti nella loro banalità quotidiana e la proposizione di modelli linguistici elementari, utensili di una comunicazione che instauri un nuovo sistema di rapporti, finalmente autocosciente, come in Week-end. Poesie 1971-73 (1974).
Dopo aver raccolto l'insieme della sua produzione nel volume Quanto ho da dirvi. Poesie 1958-1975 (1977), P. abbandona parzialmente la tensione sperimentale e recupera la fiducia in una comunicazione poetica senza reticenze, più disposta all'ironia, capace di mimetismi, di abbandoni lirici. In Passi passaggi (1976-1979) (1980) raccoglie momenti e immagini del vissuto in una struttura diaristica in cui esce allo scoperto un io poetico non più negato. Nell'insieme dei brevissimi testi di Invasioni (1984, premio Viareggio), P. ritrova la predilezione per la serie, la sequenza, il poemetto che, tipica dei primi lavori, ispira anche il successivo Il giardiniere contro il becchino (1988), in cui ai testi poetici vengono contrapposti due testi drammatici che proseguono l'esperienza di scrittura per il teatro (La presa di potere di Ivan lo sciocco, 1974; La festa del cavallo, 1986). In un'altra raccolta poetica, L'aria della fine. Brevi lettere 1976, 1978, 1980/81 (1982), un'esplicita esigenza comunicativa trova sbocco nella forma epistolare, già sperimentata nelle ''lettere'' in versi intercalate alla prosa nel romanzo Il re del magazzino (1978), un diario-testimonianza redatto da un uomo sopravvissuto alla catastrofe della civiltà. P., che aveva già affrontato la narrativa con il romanzo Partita (1967, 19782), è anche autore di racconti, raccolti nel volume Se fosse tutto un tradimento (1981). Di notevole importanza è infine la sua attività di critico militante, operatore culturale, traduttore e direttore editoriale.
Bibl.: A. Giuliani, Introduzione a I novissimi, Milano 1961; F. Curi, in Ordine e disordine, ivi 1965; G. Barberi Squarotti, La cultura e la poesia italiana del dopoguerra, Bologna 1966; R. Barilli, in L'azione e l'estasi, Milano 1967; M. Forti, in Le proposte della poesia e nuove proposte, ivi 1971; W. Pedullà, in Il morbo di Basedow, ivi 1975; W. Siti, in Il realismo dell'avanguardia, Torino 1975; E. Sanguineti, in Ideologia e linguaggio, Milano 1975; A. Giuliani, in Le droghe di Marsiglia, ivi 1977; M. Corti, in Il viaggio testuale, Torino 1978; G. Pontiggia, in AA.VV., Novecento, x, Milano 1979; L. Sasso, A. Porta, Firenze 1980; J. Picchione, Poesia come provocazione: itinerari espressivi di Antonio Porta, in Quaderni d'italianistica, 4, 2 (1983); F. Muzzioli, Argomenti e strutture in ''Metropolis'' di Antonio Porta, in AA.VV., Sulla neoavanguardia, Foggia 1983.