ONGARO, Antonio
Poeta, nato a Venezia di famiglia padovana intorno al 1560, morto intorno al 1600 (?). Dopo vario errare si posò a Roma, dove, se per vivere doveva "le bilance trattar d'Astrea pesanti", poteva però anche concedersi i diletti delle Muse, che convenivano (come egli immagina nel poemetto Hospitium Musarum) nel palazzo dei fratelli Girolamo e Michele Ruiz. Ma i suoi versi egli li dava al vento, e solo la pietà d'un amico e d'una gentildonna li raccolse in parte (Farnese 1600), quando precocemente venne a morire presso i duchi di Latera, ramo dei Farnese, al quale da ultimo pare fosse addetto. Ma la fama gli venne dall'Alceo (Venezia 1582), travestimento pescatorio dell'Aminta di T. Tasso (fu perciò chiamato, non senza arguzia, l'"Aminta bagnato"), che se oggi non sfugge, in più luoghi, al ridicolo della finzione marina, quando fu recitato (1581) parve gran cosa e la novità restò importante per i critici d'allora e di poi (cfr. pastorale, poesia).
Ediz.: Rime, Venezia 1620; Alceo, Padova 1722.
Bibl.: A. Belloni, in Frammenti di critica letteraria, Milano 1903; E. Carrara, La poesia pastorale, Milano [1909], pp. 350, 414.