GERALDINI (Gerardini, Giraldini), Antonio
Nacque ad Amelia, presso Terni, da Andrea di Giovanni e da Graziosa di Matteo Geraldini, nel 1448 o 1449. Nel De vita Angeli Geraldini (che reca, nella conclusione, la data 2 genn. 1470), il G. afferma infatti di aver ricevuto l'alloro poetico nel ventiduesimo anno di vita, da parte di Ferdinando (primogenito di Giovanni II d'Aragona, re di Sicilia) e di sua moglie Isabella: ciò deve essere avvenuto tra l'ottobre 1469 (data del matrimonio tra Ferdinando e Isabella di Castiglia) e il gennaio 1470 (quando il G. terminò il De vita Angeli Geraldini).
Compì gli studi umanistici dapprima nella città natale, sotto la guida di Grifone Amerino, cui il G., in occasione della sua morte, dedicò un'ode inclusa nel II libro dei Carmina, poi a Perugia, Bologna, Fano e Firenze, dove visse per alcuni mesi nel 1468, quando strinse rapporti con gli umanisti fiorentini e dedicò a Piero de' Medici una raccoltina di carmi latini. Nel 1469-70 accompagnò lo zio materno Angelo, vescovo di Sessa Aurunca, in una missione diplomatica in Spagna, "partim - come egli stesso scrive nel De vita Angeli Geraldini, p. 251 - avidus exteras oras videndi, partim ut ei perlongi itineris incommoda adessem instruererque sub eo ad regum negocia transigenda". Angelo, anch'egli buon umanista, fu tra i principali maestri del G., che prestissimo si distinse per la sua attività poetica: oltre alle poesie indirizzate a Piero de' Medici, aveva infatti composto un carme in distici in lode del duca di Milano Francesco I Sforza (precedente il 1466, anno di morte del duca stesso) e un libretto di liriche latine dedicato al papa Paolo II (1467-68). Fu durante questo primo soggiorno spagnolo che il G. compose una biografia dello zio, il De vita Angeli Geraldini, e ricevette la laurea poetica dalle mani di Ferdinando d'Aragona e di Isabella di Castiglia: nonostante la giovanissima età, egli aveva infatti già composto, stando alle sue affermazioni, circa 423.000 versi, nei generi bucolico, elegiaco, lirico, satirico ed epico, nonché, in prosa, diciotto orazioni e 232 epistole familiari.
Rientrato in Italia, visse a Roma e a Napoli, ma presto fece ritorno in Spagna, dove il re Giovanni II d'Aragona lo nominò suo segretario: in questa veste, egli scrisse da Barcellona, il 10 apr. 1475, una lettera a Lorenzo de' Medici (Firenze, Archivio di Stato, Mediceo avanti il principato, 49, 1). Il G. scrisse a Lorenzo, anche in prima persona il 7 maggio dello stesso anno (ibid., 49, 2; a 49, 3 una seconda versione della medesima lettera, con qualche variante), ricordando i suoi studi a Firenze, offrendo i suoi servigi al Magnifico e raccomandandogli lo zio Battista per l'incarico di podestà già ricoperto poco prima da un altro suo zio, Girolamo. Giovanni II, inoltre, lo inviò come ambasciatore al duca di Bretagna Francesco II, al re d'Inghilterra Edoardo IV e a Carlo duca di Borgogna; durante una missione in Sicilia, la sua nave venne attaccata dai pirati nei pressi delle isole Baleari, e il G. venne ferito, come egli narra in un'ode al medesimo Giovanni II, compresa nel I libro dei suoi Carmina.
Dopo la morte del re Giovanni II avvenuta nel 1479 e da lui pianta in un Eulogium (incluso nel I libro dei Carmina) il G. si spostò per qualche tempo in Sicilia, dove visse nel monastero basiliano di Gala nella diocesi di Messina, di cui lo stesso sovrano aragonese gli aveva concesso il patronato fin dal 1477 (Barberi, p. 93); il G. ricorderà poi questo lieto periodo in due odi del primo libro dei Carmina. Secondo il Barberi, già nel 1477 il G. era protonotario apostolico: in realtà nell'epigramma accluso al Carmenbucolicum (1485) il G. dichiara di aver preso gli ordini religiosi a trent'anni (quindi nel 1478-79 circa), e, nella dedica della medesima opera, scrive di essere diventato protonotario quando già era sacerdote da tempo e dunque, probabilmente, nel 1483, poiché la composizione del Carmenbucolicum, che il G. lega strettamente alla sua carica ecclesiastica, si colloca all'inizio del 1484. È noto, del resto, che le notizie del Barberi sono spesso erronee: ad esempio, egli anticipa di due anni la data di morte del Geraldini.
Divenuto segretario e consigliere di Ferdinando d'Aragona e Isabella di Castiglia, nonché tutore dell'infanta Isabella (ma su quest'incarico si nutrono dubbi: cfr. Hutton), il G. ricevette nel 1486 dal sovrano spagnolo il patronato del monastero basiliano di S. Angelo di Brolo, nella diocesi di Messina, in cambio di quello del monastero di Gala, che passò ad Antonio De Lignamine (Barberi, pp. 91 s.). Tra l'Italia e la Spagna il G. trascorse gli ultimi anni della sua vita. Nel 1485-86 soggiornò a Firenze e a Roma, in qualità di ambasciatore dei sovrani spagnoli; davanti al papa Innocenzo VIII tenne, il 18 sett. 1486, un'orazione in nome di Ferdinando e Isabella, uscita a stampa a Roma di lì a breve: il pontefice, ammirato, nominò il G. nunzio apostolico in Spagna. Nel 1487, infine, Ferdinando richiese al papa un canonicato a Barcellona per il G., definendolo suo "secretarius et historicus" (Petersohn, 1996, p. 268); quest'ultima qualifica allude probabilmente ai perduti Fastorum libri Ferdinandi Catholici Hispaniarum regis composti dal Geraldini.
L'intensissima e precoce attività letteraria del G. lo mise in contatto fin dall'adolescenza con alcuni tra i maggiori umanisti italiani. Il cardinale Jacopo Ammannati Piccolomini, in una lettera non datata, ma anteriore al 1479, anno della sua morte (Epistolae et commentarii, Mediolani 1506, c. 171r), ringrazia il G. per l'invio di un Carmen de praedio Suessano e certe bucoliche, lodando la sua quotidiana dedizione alla poesia, ma invitandolo a coltivare, al tempo stesso, gli studi filosofici e teologici. A Roma fu particolarmente legato a Pomponio Leto, che definisce il G. "sodalis" in un'ode a lui dedicata. A Firenze sono documentate le sue relazioni con Marsilio Ficino, Bartolomeo Scala di cui lesse ed elogiò gli Apologi e la Historia Florentinorum, Naldo Naldi, che gli indirizzò l'epigramma 179, Ugolino Verino, che gli fece leggere e correggere la sua Carlias e che pianse la sua morte in un'epistola latina e nella seconda prefazione del Panegyricon de Saracenae Baetidos gloriosa expugnatione (dedicato ai sovrani Ferdinando e Isabella nel 1492) e Michele Verino che gli sottopose alcuni suoi distici, e per la cui morte, nel 1487, il G. compose un breve epigramma. Il G. conobbe probabilmente anche Paolo Cortesi, che lo menziona con parole di elogio nel De hominibus doctis (1489), lodandolo per la "morum suavitas" e la "doctrina".
Nel giugno 1485 il G. aveva curato, a Roma, la stampa del suo Carmen bucolicum, composto in Spagna tra il gennaio e il febbraio dell'anno precedente e dedicato ad Alfonso, giovane figlio del re di Spagna e arcivescovo di Saragozza. Non datate, ma collocabili in questo stesso periodo, sono le stampe - certamente anch'esse romane, e ancora da lui stesso curate - di due altre opere poetiche: l'Epodon liber primus (dedicato alla regina Isabella) e i Carmina (in due libri, il primo dedicato a Giovanna d'Aragona, figlia di Ferdinando, il secondo al cardinale Pietro Mendoza). Un posto di rilievo il G. ricopre soprattutto nella storia della poesia umanistica di argomento religioso (cui, come egli stesso dichiara, si dedicò dopo i trent'anni, una volta divenuto sacerdote, progettando e componendo Fasti cristiani, inni sacri ed egloghe sacre), in particolare grazie al Carmen bucolicum, che, insieme con le di poco posteriori egloghe di Battista Spagnoli, conobbe nel Cinquecento, specialmente in Germania, una grande fortuna editoriale, e fu a lungo utilizzato come testo scolastico.
Alla corte spagnola - dove era già tornato prima del 19 ag. 1488, quando Pietro Martire d'Anghiera gli inviò lì una lettera, definendolo "primogenitae Reginae praeceptor" - si adoperò alacremente, insieme col fratello uterino Alessandro Geraldini (futuro vescovo di Santo Domingo ed egli stesso umanista), a favore della spedizione progettata da Cristoforo Colombo.
Il G. morì in Spagna poco prima del 23 ag. 1489, quando Pietro Martire d'Anghiera scrisse ad Alessandro un'epistola consolatoria per la sua morte. Secondo Onofrio Geraldini de' Catenacci, il G. sarebbe morto a Mursia, "in citeriori Hispania" (Geraldini de' Catenacci, c. 120).
Comunemente si afferma, seguendo il Tiraboschi, che il G. morì a Marchena, in Andalusia (ma, secondo Grant, 1960, p. 149, in Puglia); la notizia, tuttavia, deriva dall'errata lettura di un passo dell'Itinerarium di Alessandro Geraldini, in cui si tratta non del G., ma di Colombo: "Verum morte fratris mei succedente, cum humana, omni parte, ope destitueretur Colonus [cioè Colombo], in tantam calamitatem incidit, et familiarium infidelitate et pauperie eum premente, quod ad quoddam sanctissimi Francisci coenobium, quod in regione Boeticae et in agro oppidi Marcenae est, supplex et humilis, ut necessaria vitae alimenta sibi subministrarentur, se contulit". Il Tiraboschi riferì dunque al G. quanto Alessandro dice invece di Colombo, che, dopo la morte del fratello, si sarebbe ritirato per qualche tempo in un convento francescano nei pressi di Marchena (cfr. S.E. Morison, Admiral of the Ocean Sea. A life of Christopher Colombus, Boston 1946, p. 97).
Opere edite: Carmen bucolicum, Roma [E. Silber], 1485 (Indice generale degli incunaboli [IGI], 4222): sono dodici egloghe allegoriche di carattere religioso, composte in Spagna nel gennaio-febbraio 1484 e seguite da un epigramma autobiografico (edizione moderna: The Eclogues of A. G., a cura di W.P. Mustard, Baltimore 1924; edizione parziale dell'epigramma, ibid., p. 11). Carmina [Roma, E. Silber, circa 1485-86], (IGI, 4223): è una raccolta, in due libri, di odi in metri oraziani e catulliani, composte già a partire dagli anni Settanta e dedicate ai sovrani spagnoli, a personaggi eminenti della loro corte e a familiari del G.; la silloge fu stampata probabilmente prima del 3 ag. 1486, data di morte di Angelo Geraldini (presentato come ancora vivente, ma assai anziano, in un'ode del I libro), ma certo dopo l'elezione di papa Innocenzo VIII (29 ag. 1484), al cui pontificato si accenna nell'ode preliminare a Pomponio Leto. Epodon liber primus [Roma, E. Silber, circa 1485-86], (IGI, 4224): è una raccolta di parafrasi dei salmi (in metri epodici oraziani, sull'esempio di Paolino da Nola) e di inni sacri (in saffiche); il secondo libro non fu mai pubblicato né, per quanto si sa, composto. L'Oratio ad Innocentium VIII fu stampata due volte [Roma, S. Plannck, 1486], (IGI, 4225 s.): Carmen in obitu Michaelis Verini, in M. Verino, Disticha, Firenze [A. Miscomini], 1487, (IGI, 10244), c. aiv. Tetrastycon ad Bartholomaeum Scalam vexilliferum Iustitiae Rei Publicae Florentinae, in A.M. Bandini, Catalogus codicum Latinorum Bibl. Mediceae Laurentianae, II, Florentiae 1775, col. 637 (l'epigramma si legge in calce al ms. LIV, 3 della Bibl. Medicea Laurenziana di Firenze, codice di dedica a Lorenzo de' Medici degli Apologi centum dello Scala; risale al 1486, poiché lo Scala fu gonfaloniere di Giustizia nel maggio-giugno di quell'anno). Carmina a Paolo II, in Antonio Geraldini, Specimen carminum, a cura di B. Geraldini, Amelia 1893, pp. 1-45: l'opuscolo, risalente al 1467 o 1468 (per la datazione, cfr. Petersohn, 1985, pp. 2 s.), comprende liriche dedicate al pontefice e ai maggiori cardinali della Curia (fra cui il Bessarione) ed è conservato, in copia di dedica, nel ms. Vat. lat. 3611 della Bibl. apost. Vaticana (nel ms. la silloge è preceduta da un carme De pace per Paulum II Italiae reddita, databile ai primi mesi del 1468, ed edito ancora nello Specimen carminum, pp. 45 s.). Gratiose matris Antonii quaerelae, quia ob eius crebra et longa itinera diu ab ipso abesse cogitur e Antonii responsum ad matris quaerimonias, in Specimen carminum, cit., pp. 52-64: si tratta di due lunghe elegie contenute nel ms. Vat. lat. 6940, cc. 64r-72r (i titoli sono del curatore, B. Geraldini; quelli originari sono cancellati nel codice, dove se ne possono leggere soltanto alcune parole; una ricostruzione ne ha proposto H. Peter, 1993, pp. 154 s.). De vita Angeli Geraldini episcopi Suessani et de totius familiae Geraldinae amplitudine, in B. Geraldini, La vita di Angelo Geraldini scritta da A. G., in Boll. della Società umbra di storia patria, II (1896), pp. 53-58, 473-511, 516-529 (già pubblicata col titolo La vita di monsignor Angelo Geraldini vescovo di Sessa, a cura di B. Geraldini, Perugia 1895) e ora in H. Peter, Die Vita Angeli Geraldini des Antonio Geraldini. Biographie eines Kurienbischofs und Diplomaten des Quattrocento, Frankfurt a.M. 1993; è trasmessa dal Vat. lat. 6940, cc. 1r-57v, e dal Magliab. XXXVII.284 della Bibl. nazionale di Firenze (copia seicentesca del ms. vaticano), la biografia, incompiuta, giunge solo fino al principio del 1470 (la data in calce è 2 genn. 1470), e comprende anche una sezione sulla storia e sui principali esponenti della famiglia, incluso lo stesso G., dal titolo Descriptio Geraldini generis Amerini. Egloga qua methaforice loquitur de domo Geraldina sub forma pastorali, edita da B. Geraldini, in La vita di… Angelo Geraldini, cit., pp. 529-532, e poi da W.L. Grant, in A Neo-Latin "heraldic" eclogue, in Manuscripta, IV (1960), pp. 151-163, con traduzione inglese (anche questo componimento è nel ms. Vat. lat. 6940, cc. 59v-63r). Vari epitaffi ed epigrammi, contenuti nel medesimo manoscritto, cc. 59v (in memoria del padre Matteo), 63v e 73r (in memoria dello zio Angelo), editi in La vita di… Angelo Geraldini, cit., pp. 513-515 (due di essi già nello Specimen carminum, cit., pp. 51 s.). Liber carminum ad magnificum Petrum Medicem Florentinum, che risale al 1468 e ospita fra l'altro liriche al Ficino, allo Scala, a Lorenzo de' Medici, in J.F.C. Richards, Some early poems of A. G., in Studies in the Renaissance, XIII (1966), pp. 131-143.
Opere inedite: Carmen in annua solennitate que celebratur in festo divi Fortunati, quo die invictissimus princeps Franciscus Sphortia Mediolani imperium adiit, anteriore al 1466 (Parigi, Bibl. nationale, Fonds Latin, 8380, codice di dedica); l'Apostrophe ad exleges Mauros sue urbis excidium super parentum sepulchra deplorantes et regii triumphi descriptio (Salamanca, Bibl. universitaria, ms. 1530, fasc. 4); due brevi carmi latini (il secondo dei quali, dedicato al pontefice Innocenzo VIII, in morte dello zio Angelo) conservati nel Vat. lat. 6940, cc. 63v, 74r; altri carmi latini (a Raimondo Lullo, a Narciso Egidio, a Bernardo Margarit, a Pietro Epila, quest'ultimo datato Saragozza 1485) conservati a Gerona, Archivo de la catedral, ms. 69, cc. 101r, 148v-149r; una petizione al papa Sisto IV per Giovanni II d'Aragona (1475: Ibid., c. 273rv). Tra le poesie latine contenute nel ms. della Biblioteca Ambrosiana di Milano, R 12 sup., cc. 263r-290v, in gran parte stampate nella raccolta dei Carmina, si trovano due carmi inediti, dedicati al vescovo Giovanni Geraldini e a Isabella di Castiglia.
Risultano attualmente perduti un Opusculum allo zio Giovanni Geraldini, vescovo di Catanzaro, sul viaggio in Spagna del 1469 (ne dà notizia lo stesso G. nel De vita Angeli Geraldini, cit., p. 251); il De recepta lauru panegyricum, ovvero Laurea (sul conferimento della laurea poetica: lo ricordano il G. sempre nel De vita Angeli Geraldini, p. 282, e O. Geraldini de' Catenacci, Notizie…, p. 120); inoltre il medesimo Geraldini de' Catenacci compilò un elenco di scritti del G., in cui compaiono anche le seguenti opere oggi irreperibili: Epodon seu Sacrorum libri duo (solo il primo libro di epodi è noto e fu stampato); i già ricordati Fastorum libri Ferdinandi Catholici Hispaniarum regis (nell'epigramma posposto alla stampa del Bucolicum carmen, il G. stesso afferma di aver cantato le gesta dei sovrani spagnoli e allude anche a dei Fasti cristiani che andrebbe componendo), cui probabilmente fa riferimento anche Ugolino Verino quando, nella seconda prefazione del Panegyricon (1492), afferma che il G. aveva progettato un poema di intonazione epica sulle imprese militari del re Ferdinando d'Aragona; Orationum volumen (resta solo l'orazione a Innocenzo VIII del settembre 1486); Illustrium virorum sui temporis praeconia; Parthenopes; Hispania; Corvus Noianus; Riventum. Forse con qualcuna di queste ultime quattro opere potrebbero identificarsi le poesie latine che il G. inviò a Jacopo Ammannati Piccolomini prima del 1479: un Carmen de praedio Suessano (evidentemente in lode dello zio Angelo, vescovo di Sessa) e alcune bucoliche (non certo identificabili col più tardo Bucolicum carmen).
Fonti e Bibl.: Bibl. apost. Vaticana, Barb. lat. 2312: O. Geraldini de' Catenacci, Notizie su A. G., cc. 119 s.; I. Burchardus, Liber notarum, a cura di E. Celani, in Rer. Ital. Script., 2ª ed., XXXII, 1, p. 160; Petrus Martyr de Angleria, Opera, Alcalà 1516, pp. 310 s., 332 s.; Alessandro Geraldini, Itinerarium ad regiones sub aequinoctiali plaga constitutas, Roma 1631, lib. 14, p. 203; U. Verino, Panegyricon ad Ferdinandum regem et Isabellam reginam Hispaniarum de Saracenae Baetidos gloriosa expugnatione, a cura di I. Fògel - L. Juhàsz, Leipzig 1933, p. 3; N. Naldi, Epigrammaton liber, a cura di A. Perosa, Budapest 1943, p. 59; G.L. Barberi, Beneficia ecclesiastica, a cura di I. Peri, Palermo 1962, I, pp. 91-93; M. Verino, Epistolae, in A.F. Verde, Lo Studio fiorentino (1473-1503). Ricerche e documenti, Pistoia 1977, III, 2, pp. 676, 692 s., 698, 704-706; P. Cortesi, De hominibus doctis, a cura di G. Ferraù, Palermo 1979, p. 178; Antonio Geraldini, De vita Angeli Geraldini, cit., p. 282; L. Iacobilli, Bibliotheca Umbriae, Foligno 1658, p. 50; E. Gamurrini, Istoria genealogica delle famiglie nobili toscane et umbre, III, Firenze 1673, p. 180; A. Zeno, Dissertazioni vossiane, II, Venezia 1753, pp. 227-231; G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, VI, 2, Modena 1790, p. 992; G. Mazzatinti, Alcuni codici latini visconteo-sforzeschi della Biblioteca nazionale di Parigi, in Arch. stor. lombardo, XIII (1886), p. 51; A. Lazzaroni, Cristoforo Colombo. Osservazioni critiche sui punti più rilevanti e controversi della sua vita, Milano 1892, I, pp. 74-78, 423; A. Lazzari, Ugolino e Michele Verino, Torino 1897, pp. 192 s.; E. Carrara, La poesia pastorale, Milano 1909, p. 272; V. Zabughin, Giulio Pomponio Leto, Grottaferrata 1910, II, p. 421; Id., Vergilio nel Rinascimento italiano da Dante a Torquato Tasso, Bologna 1921, I, pp. 238 s., 259-261; W.P. Mustard, Introduzione a The Eclogues of A. G., Baltimore 1924, pp. 11-16 (rec. di E. Carrara, in Giornale stor. della letteratura italiana, LXXXVI [1925], pp. 132-141); G. Ellinger, Geschichte der neulateinischen Lyrik, Berlin-Leipzig 1929, I, pp. 86 s.; P.O. Kristeller, Studies in Renaissance thought and letters, Roma 1956, I, pp. 154 s., 157; W.L. Grant, New forms of Neo-Latin pastoral, in Studies in the Renaissance, IV (1957), pp. 93 s.; Id., A Neo-Latin "heraldic" eclogue, in Manuscripta, IV (1960), 3, pp. 149-163; Id., Neo-Latin literature and pastoral, Chapel Hill 1965, pp. 266-270; J.F.C. Richards, Some early poems of A. G., in Studies in the Renaissance, XIII (1966), pp. 123-126; J. Hutton, Addendum [a J.F.C. Richards, Some early poems of A. G.], ibid., pp. 144-146; J. Petersohn, Ein Diplomat des Quattrocento: Angelo Geraldini (1422-1486), Tübingen 1985, pp. 5-20 e passim; A. Brown, Bartolomeo Scala (1430-1497), Firenze 1990, pp. 142, 147, 197, 221; H. Peter, Einleitung a Die Vita Angeli Geraldini, Frankfurt a.M. 1993, pp. 2 s., 148-162; M. Sensi, La famiglia Geraldini di Amelia, in Alessandro Geraldini e il suo tempo. Atti del Convegno, Amelia… 1992, a cura di E. Menestò, Spoleto 1993, pp. 57-61, 67 s.; J. Petersohn, Amelia, Roma e Santo Domingo. Alessandro Geraldini e la sua famiglia alla luce di un convegno recente e di fonti contemporanee, in Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken, LXXVI (1996), pp. 253-273; M.E. Cosenza, Biographical and bibliographical Dictionary of the Italian humanists, II, pp. 1585 s.; V, pp. 804 s.; P.O. Kristeller, Iter Italicum, Cumulative index, s.v.; Gesamtkat. d. Wiegendrucke, IX, nn. 1066, 10667, 10668, 10669, 10670; Rep. fontium hist. Medii Aevi, IV, pp. 691 s.; Lexikon des Mittelalters, IV, col. 1297.