ERCOLANI, Antonio
Nacque a Forlì verso la fine del sec. XV da Burghina Bezzi e da Ludovico che, sotto il dominio dei Riario, aveva strenuamente difeso la fortezza di Imola e nel 1500 era stato inviato come ambasciatore a Cesena presso Cesare Borgia. Da una quietanza del 26 marzo 1509, conservata nei rogiti di Cristoforo Albicini, si legge che l'E., non ancora maggiorenne, era orfano del padre, benché nelle Istorie della città di Forlì (Forlì 1661), redatte da P. Bonoli, Ludovico Ercolani compaia come firmatario della pace tra le due maggiori fazioni di Forlì, i Numai e i Morattini, ratificata nel 1515. Secondo il costume del tempo, Burghina Bezzi, rimasta vedova, affidò le proprietà di famiglia al maggiore dei suoi figli, Pietro, avviando poi l'E. e Filippo al sacerdozio e Cesare alla milizia. Certamente l'E. dovette ricevere un'ottima educazione, se Marchesi Buonaccorsi lo ricordò nelle Vitae "dotto in ogni scienza, e di così fine politica, che venne giudicato atto ad ogni maneggio". Già ai primi del Cinquecento, l'E. fece parte insieme con i fratelli di una Accademia di Forlì, che qualche anno più tardi assunse il nome di Accademia dei Filergiti.
Per i nobili natali e per la stretta parentela con la famiglia Numai, potenti ghibellini in Forlì, l'E. divenne ben presto preposto della cattedrale, usufruendo delle prebende di S. Martino in Castello e Barisano. Nonostante l'inesattezza del nome riportata dall'Eubel, si è potuto stabilire che l'E. era cugino non di Clemente di Otera, ma di Cristoforo Numai, figlio di Francesco Numai e Cassandra Ercolani, sorella di Ludovico. In virtù forse dei rapporti intrecciati a Roma dal Numai, generale dell'Ordine francescano eletto cardinale nel 1517, l'E. il 21 maggio 1520 fu nominato da Leone X vescovo di Cariati e Cerenza, diocesi unite insieme e vacanti dopo che Tommaso (II) Cortesi vi aveva rinunciato. Nei registri vaticani è ampiamente documentata questa nomina vescovile, motivata dalla parentela con il Numai e dall'abilità e prudenza di cui l'E. aveva dato prova durante la prepositura di Forlì. Ancora, in essi si legge che egli godette di una cospicua pensione di circa 200 ducati sulle rendite provenienti dalle chiese assegnategli, tra cui la cattedrale di S. Teodoro a Cerenza e S. Severino a Cariati.
L'Ughelli descrive l'episcopato di Cariati, situato sulla costa ionica in provincia di Cosenza, come molto antico e povero. Probabilmente fu sede vescovile fin dal V secolo e, per la particolare posizione, ancora nel Cinquecento era frequentemente sottoposto alle incursioni dei Turchi.
Il 15 giugno del 1521 l'E. divenne vicelegato dell'Umbria e delle Marche, ricevendo dunque un incarico temporale.
Egli amministrò queste province in assenza dei cardinali legati Silvio Passerini, vescovo di Cortona, e F. Armellini Medici, legato in Francia. L'autorità di cui godette nel Piceno permise all'E. di far costruire nel 1523 la rocca di Macerata a difesa della città e a completamento delle mura.
Il 14 ott. 1528 l'E. fu nominato da Clemente VII, in sostituzione di Vincenzo Pimpinella, arcivescovo di Rossano, vicelegato di Perugia da poco annessa agli Stati pontifici, dopo che Leone X aveva fatto decapitare il condottiero e signore locale, Giampaolo Baglioni. L'E. fu a Perugia per poco tempo, in quanto morì all'inizio del 1529 "gravato di un'importantissima infirmità", e qui fu sostituito dal luogotenente Antonio Concillo da Cantiano. Il 16 genn. 1529 all'E., che a quella data era già deceduto, successe come vescovo di Cariati e Cerenza Tommaso (III) Cortesi da Prato, già vescovo di Vieste.
Particolarmente difficile risulta stabilire l'esatta cronologia della vita e dell'attività dell'E., anche perché la ricerca è complicata dalla contemporanea presenza di un Antonio di Bartolomeo Ercolani, che nel 1480 si era addottorato in legge ed aveva risieduto a Ferrara con il padre (G. N. Pasquali Alidosi, Lidottori di legge canonica, e civile, Bologna 1620, p. 15), e di un altro Antonio di Niccolò Ercolani, che nel bimestre gennaio-febbraio aveva fatto parte degli Anziani della città di Bologna con F. Aldrovandi (P. S. Dolfi, Cronologia delle famiglie nobili di Bologna, Bologna 1670, p. 390; G. N. Pasquali Alidosi, I signori anziani consoli e confalonieri di giustizia della città di Bologna, Bologna 1670, p. 35). Inoltre, nel 1534 esisteva a Forlì un Antonio di Gabriele Ercolani, che non era di estrazione nobiliare; mentre un altro Antonio Ercolani si trova nell'Orthographiae ratio di Aldo Manunzio il Giovane (Venetiis 1591, p. 322), che riporta il testo di una iscrizione rinvenuta a Roma, ma che non sembra sia la medesima persona.
Infine, è certamente difficile poter confermare l'ipotesi avanzata dal Catalano, che identifica Antonio Ercolani con quell'Erculan, amante della cortigiana Lidia, citato dall'Ariosto al verso 208 della satira sul matrimonio dedicata a messer Annibale Malegnecio. Non sembra infatti verosimile che l'E., minorenne nel 1509, avesse potuto far parte già nel 1497 dei familiari del cardinale Ippolito d'Este e fosse stato a Ferrara procuratore di Galasso Ariosto in una causa beneficiale.
Fonti e Bibl.: Arch. segr. Vaticano, Indice Schedario Garampi 493: Int. et exit 560, f. 62; Fondo Concist., Acta misc. 18, f. 64; Ibid., Acta vicecancell. 2, f. 130; Cam. apost., Div. Camer. [Arm. 29], t. 81, ff. 141v-142r; Reg. Lat. 1400, ff. 158-163; P. Pellini, Della historia di Perugia, III [1664], Perugia 1970, p. 485; P. Bonoli, Istorie della città di Forli, Forlì 1661, p. 311; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, IX, Venetiis 1721, p. 502; G. V. Marchesi Buonaccorsi, Compendium historicum celeberrimae civitatis Forolivii, Forlì 1722, p. 38; Id., Vitae virorum illustrium Foroliviensium, ibid. 1726, p. 126 s.; Id., Galleria dell'onore, ibid. 1735, p. 580; Id., Memorie storiche dell'antica ed insigne Accademia de' Filergiti della città di Forlì, ibid. 1741, p. 76; C. Astolfi, Divagazioni storico-artistiche su la Loggia dei mercanti ed altri edifici di Macerata, Macerata 1907, p. 43; A. Pasini, Cesare Hercolani. Appunti di critica araldica e genealogica con documenti ed illustrazioni, Forlì 1922; M. Catalano, Vita di Ludovico Ariosto, I, Genève 1930, p. 190; G. van Gulik-C. Eubel, Hierarchia catholica medii et recentioris aevi, III, Monasterii 1923, p. 202.