DI JORIO, Antonio
Nacque ad Atessa (Chieti) il 28 giugno 1890 da Girolamo e Antonia Cinalli. Fu avviato prestissimo allo studio della musica e a soli undici anni suonava già il corno riuscendo, pur senza aver compiuto alcuno studio teorico né di armonia né di contrappunto, a comporre brevi lavori utilizzando un piccolo armonium che si trovava nella casa paterna; contemporaneamente iniziò a dirigere la piccola banda del "Quarto S. Giovanni" di Atessa, destando l'ammirazione generale per la sicurezza e la maturità raggiunte in si giovane età. Nel 1902, a soli dodici anni, si recò in tournée col fratello Pasquale, direttore di un complesso musicale, e visitò la Serbia, l'Austria, l'Ungheria, la Bulgaria, la Turchia, spingendosi sino in Russia. Al rientro in Italia la famiglia, convinta delle sue doti decise di fargli intraprendere un serio corso di studi musicali e lo mandò a Napoli; entrato come allievo interno nel conservatorio "S. Pietro a Majella", studiò con F. Ancona l'armonia e il contrappunto e con C. De Nardis la composizione. Conseguito il diploma in composizione e strumentazione per banda nel 1909, iniziò subito la carriera di compositore scrivendo canzoni napoletane per la casa editrice Izzo di Napoli.
Riscosse i primi successi al teatro Giacosa, dove la sua facile vena melodica e le innate doti stilistiche lo fecero inserire tra i grandi interpreti della canzone partenopea. Fraterno amico e collaboratore di R. Viviani, per il quale scrisse molte composizioni, rivelò subito grande versatilità, alternando l'attività di compositore a quella di direttore d'orchestra. Entrato a far parte dei cenacoli culturali del mondo napoletano, fu presente in numerose accademie e manifestazioni musicali facendosi apprezzare da personaggi in vista del mondo culturale partenopeo, soprattutto da E. Scarfoglio e M. Serao, che gli dedicarono numerosi articoli elogiativi. Nacquero in questo periodo alcune tra le sue canzoni più belle, tra cui Nun tiene core (1911) e Primm'ammore su versi di E. Nicolardi.
Il successo raggiunto con le canzoni lo spinse ad affrontare il teatro d'operetta, tanto in voga nel primo decennio del secolo; la sua prima esperienza in questo campo fu La pecorella smarrita, rappresentata al teatro Excelsior di Santa Maria Capua Vetere nel 1911, seguita l'anno successivo da La traversata dell'Atlantico al teatro Rossini di Napoli.
Dopo aver partecipato alla guerra libica e al primo conflitto mondiale, tornò ad Atessa dove gli venne offerta la direzione del complesso bandistico cittadino. L'abbandono di Napoli e degli ambienti in cui aveva iniziato a farsi conoscere nocque indubbiamente alla sua carriera e non gli consenti di raggiungere quel successo che si era profilato negli anni di apprendistato musicale; tuttavia la permanenza nella sua terra gli offrì l'occasione di dedicarsi alla riscoperta del folklore abruzzese e di divenirne il più appassionato interprete. Nel igiq aveva frattanto conosciuto a Lanciano due noti poeti abruzzesi, Cesare De Titta e Luigi Illuminati, la cui collaborazione si rivelerà proficua per la sua futura attività creativa.
Nel 1920 istituì a Ortona a Mare la prima maggiolata abruzzese, che, concepita come manifestazione canora non dissimile dalla napoletana Piedigrotta, contribuì alla riscoperta del ricco patrimonio popolare della terra d'Abruzzo. Il D. iniziò da questo momento un'intensa attività compositiva che lo portò a collaborare, oltre che con il De Titta e l'Illuminati, con G. Sigismondi, E. Marcolongo e O. Giannangeli. Raggiunse rapidamente una grande popolarità anche fuori della sua regione e, contemporaneamente alla composizione di canzoni di intonazione popolaresca, tornò ad interessarsi al teatro d'operetta, un genere che stava attraversando un momento di grande fortuna: è di questi anni l'operetta La bottega fantastica, su libretto di L. Antonelli, che fu rappresentata al teatro Excelsior di Roma nel 1913. All'operetta tornò ancora nel 1934 con Oh, oh, Zozò su libretto di C. Lombardo, rappresentata con successo al teatro Eden di Milano; sollecitato dalle pressanti richieste degli editori e dal successo riportato, compose nel 1936 L'isola delle donne, libretto di P. Trengi, e la più fortunata delle sue commedie musicali, I fastidi della ricchezza, che, rappresentata con successo in varie città, fu trasmessa dall'EIAR (Ente italiano audizioni radiofoniche) nel 1940. Tuttavia al successo di critica e di pubblico non corrispose un uguale successo commerciale, tanto che, deluso dalle irrisorie offerte degli editori, ritirò le sue composizioni dalla circolazione. Si impegnò allora nell'insegnamento e quale vincitore di un concorso nella scuola di Stato, nel 1935 si trasferì a Forlimpopoli e dette inizio ad una nuova fase della sua attività artistica. Si dedicò infatti al teatro musicale e compose opere. balletti, sacre rappresentazioni, musica sacra e per banda e varie composizioni da camera e per orchestra che riscossero calorosi consensi e furono eseguite anche fuori d'Italia.
Nel 1936 organizzò a Rimini la prima festa della canzone italiana e assunse contemporaneamente la direzione della banda "Città di Rimini". Proseguì anche l'attività didattica e dal 1952 fu preside dell'istituto magistrale "Valfredo Carducci" di Forlimpopoli. Continuò a coltivare i suoi interessi musicali e si avvicinò per la prima volta alla poesia di Gabriele D'Annunzio, musicando nel 1970, ormai ottantenne, il Notturnino.
Morì a Rimini il 12 dic. 1981.
La sua produzione, edita ed inedita, insieme con il materiale documentario relativo alla sua attività musicale, è conservata nell'archivio della corale "Antonio Di Jorio" di Atri (Teramo). Essa comprende le opere teatrali: A la fonte, libretto di L. Illuminati, non rappresentata; La Magalda, libretto di G. Garofalo, Pescara, teatro Pomponi, 14 dic. 1960; L'inghippo, libretto di G. Garofalo, Teramo, teatro Comunale, 16 ott. 1969. I balletti: Egloga abruzzese, Pescara, teatro Pomponi, 14 dic. 1960; Il diavolo in campagna, non rappresentato.
Le operette (oltre alle cit.): Da Livorno a Portoferraio, libretto di A. Billi, Siena, teatro dei Rinnovati, 20 maggio 1917; La cuginetta, libretto di M. Raselli, Siena, teatro dei Riuniti, 8 sett. 1917; Le tre stelle, libretto di A. Billi, ibid. 1917; La trovata di Medardo, libretto dello stesso, Siena, ibid. 1917; La scommessa, libretto di C. F. Barbi, Siena, teatro della Lizza, settembre 1917; Amore al buio, libretto di A. Billi, Roma, teatro Eliseo, 1920; Kus-kus, scherzo comico, libretto dello stesso, Ripatransone, teatro Mercantini, 17 genn. 1926; Il centro di Firenze, libretto di A. Niccoli, ibid., 21 giugno 1928; Costa Azzurra, libretto di G. Garofalo, Atri, teatro Comunale, 1° genn. 1931; Il Kakali, libretto di A. Billi, ibid., 7 febbr. 1932; inoltre non rappresentate: Il segreto di un mandorlo, libretto di P. Trengi, e La casa degli sposalizi, libretto di E. Colangelo.
Le commedie musicali: I fastidi della ricchezza, libr. di V. Lolini, Sacile, teatro Comunale, 19 febbr. 1936; 'N ci pinza', libretto di F. Verdecchia, Atri, teatro Comunale, 27 febbr. 1971; Paese me'. libretto dello stesso, ibid., 20 ott. 1978 Le operette per bambini: Nel regno dei folletti, libretto di G. Raselli, Siena, 1918; La reginella esiliata, libretto di E. Vernier, Chieti, teatro Marruccini, ottobre 1926; Il giorno, libretto di A. Cappelli e G. Baiocchi, Roma, 1930; La befana di Rosetta, libretto proprio, Atri, teatro Comunale, 6 genn. 1932; Il sogno di Balilla, libretto di A. Pasqualini, Chieti, teatro Marruccini, 8 dic. 1932; La befana di Lisetta, libretto di V. Lofini, Siena, 12 genn. 1936; Il castello del cucù, libretto di B. D'Areggio, Predappio, 18 maggio 1939; La principessa Rosalba, libretto proprio, Rimini, 22 nov. 1942.
Sacre rappresentazioni: Tarcisio. libretto di E. Tarchi, Siena, 1917-18; S. Antonio abate, libretto proprio, Atri, 1920; S. Antonio abate, libretto di G. Sigismondi, Lanciano, teatro Fenaroli, 16 genn. 1921; S. Caterina, libretto di G. Mainetti, Rimini, 22 nov. 1942; Veritas, libretto dello stesso, ibid., maggio 1942; La via della gloria, libretto di C. Palmieri, Rimini, teatro Metropol, 27 maggio 1960; Per la fondazione della casa dei Missionari di Vallaspra, libretto proprio, Atessa, teatro Comunale, 1961; La vergine di Cesarea, libretto di vari, Atri, piazza del duomo, 20 ag. 1964.
Composizioni per banda (inedite): Abruzzo, impressioni sinfoniche in quattro tempi; L'usignolo d'Abruzzo, divertimento per flicorno sopranino e banda; Prima rapsodia abruzzese; Sogno di bimbi, sinfonietta per media banda; Sonata in fa minore; Terra d'Aligi, impressioni sinfoniche in quattro tempi ed inoltre cinquantatré marce e altri pezzi.
Musica sacra (inedita): Assumpta est Maria, messa a una voce; Et vita ventura, messa a due voci; Haec dies, messa a tre voci dispari e organo; Iesus Redemptor, messa a due voci e altri brani a più voci. Musica da camera (inedita): Lento e appassionato, per violoncello e pianoforte; Notturnino in fa minore (poesia di G. D'Annunzio) per canto e pianoforte; Panorama abruzzese, per corno e pianoforte; Quartetto per archi; Sestetto per due flauti, clarinetto, tromba in si bemolle, violoncello e pianoforte; Sonatina per viola e pianoforte.
La sua produzione di canzoni napoletane, pubblicate tra il 1911 e il 1917 prevalentemente dall'editore Izzo, comprende oltre sessanta pezzi portati al successo dai maggiori esponenti del mondo artistico partenopeo come E. Donnarumma, G. Pasquariello, A. Gill, R. Viviani. Si ricordano in particolare: Nun tiene core (1911), Nun ne sai cchiú (che, presentata nella Piedigrotta del 1911, fu considerata la migliore della manifestazione tanto che il D. venne giudicato, dopo F. P. Tosti, l'unico compositore abruzzese degno di figurare tra i sommi interpreti della grande tradizione partenopea), Comm'a me (1914), Ah, core core (1916), Giardeniello suspiruso (1919), Mandulinata mia (1920), Voce da lo mare (1921), Luntananza (1927). La sua produzione legata al folklore abruzzese comprende oltre centoventi canzoni, presentate nelle maggiolate di Ortona a Mare, in gran parte frutto della sua collaborazione con Cesare De Titta (Vuccuccia d'ore, Caruline, Dindò, Oilì! Oilà!, La canzone de l'amore, Canzunett'abruzzese, Famme murì), Luigi Illuminati (A la fonte, Ciele e mmare, L'amore nostre, Mare nostre, Mamma me, Core ferite, Lu piante de la staggiune), E. Marcolongo (Serenatelle stunate, Chi va, chi vé, Serenata spassose, Borza nere).
Compositore eclettico e particolarmente prolifico, si dedicò con pari fortuna al teatro musicale e al mondo della canzone popolare, cui è legata in gran parte la sua fama; peraltro anche la sua produzione teatrale, d'impronta per lo più verista, fu ispirata al folklore abruzzese per i frequenti richiami ai canti e alle danze della sua regione e fu caratterizzata da una lineare scrittura melodica e da una sapiente padronanza del linguaggio orchestrale che si manifestò con esito felice sia nel dramma lirico sia nella commedia musicale e nell'operetta ove rivelò ottime capacità di caratterizzazione psicologica. Esponente tra i più attivi ed entusiasti delle maggiolate abruzzesi di Ortona a Mare di cui fu l'ideatore insieme con G. Albanese, E. Marcolongo e C. De Titta, diede inizio ad un genere di festa popolare che rappresentò il più autentico ritorno alla tradizione popolare abruzzese e fu attuato attraverso un'opera di recupero di melodie ispirate al folklore regionale.
Bibl.: Necr., in Il Tempo, 13 dic. 1981; Omaggio della Terra d'Abruzzo al musicista A. D., in Il Giornale d'Abruzzo e Molise, Pescara 1960; Manifestazioni musicali in onore del maestro A. D., Pescara 1970; Omaggio a D., Pescara 1972; G. Rosato, I tre tempi biografici di A. D., in Canti d'Abruzzo di A. D., Milano 1974, pp. 11 ss.; O. Giannangeli, A. D. e la canzone abruzzese, ibid., pp. 15-23; G. Falcucci, I 90 anni di A. D.: una vita dedicata alla musica, in Il Tempo, 28 sett. 1980; G. Giberti, A. D., in Risveglio musicale, n. s., 2 apr. 1983, pp. 24 s.; E. G. Oppicelli, L'operetta daHervé al Musical, Genova 1985, p. 214; A. De Mura, Encicl. della canzone napoletana, I, Napoli 1969, p. 263.