CERMISONE, Antonio
Nacque a Padova (e non a Parma o Verona come erroneamente riferiscono alcune fonti) nella seconda metà del sec. XIV da Bartolomeo da Parma, condottiero al servizio prima dei Carrara, poi dei Visconti. Dopo la conquista di Verona, Bartolomeo vi aveva acquistato dei possedimenti successivamente ereditati dal figlio. Il C. studiò nelle facoltà di arti e medicina dell'università di Padova dove nel 1387 conseguì, essendone promotori Giovanni e Marsilio di S. Sofia e Biagio Pelacani da Parma, il dottorato in artibus.
Iscritto nel Collegio dei dottori, medici e artisti dal settembre 1389, fu, secondo il Maffei, lettore di arti nello Studio patavino negli anni 1389-90. Conseguì il dottorato in medicina nell'aprile del 1390.
Negli anni 1393-94 figura come lettore di medicina nell'università di Pavia, dove insegnò con tutta probabilità fino al 1399, giacché, essendo in tale data spostata temporaneamente la sede dello Studio in Piacenza, egli è incluso negli elenchi dei professori come lettore di fisica ordinaria. Rientrò poi in Pavia dove il 6 giugno 1401 fu promotore della laurea in filosofia e medicina di Thomas Stranger da Londra. Tornò poi, come lettore di medicina teorica, allo Studio di Padova in data non precisabile, forse nel 1411; vi era comunque nel 1413, quando, per essersi assentato alcuni giorni dalle lezioni, il Senato veneto deliberò delle sanzioni economiche a suo carico.
La professione medica, che venne esercitata dal C. con grande successo, lo chiamava spesso fuori Padova, allontanandolo dalle lezioni e dalla discussione di lauree delle quali egli stesso era promotore, tanto che il Senato nominò un sostituto che leggeva in sua assenza con lo stipendio di 50 fiorini l'anno. Ai successi professionali fece riscontro una vasta popolarità derivatagli dal costume abbastanza inconsueto di esigere parcelle puramente simboliche; secondo alcuni invece egli sarebbe stato esoso ed avaro, ma è certo che il Senato nel 1422 si interessò al risarcimento dei debiti da lui contratti.
Spentosi già con Pietro d'Abano, morto nel 1316, il fervore di attività originale, lo Studio patavino attraversava un periodo di declino: attività correnti erano i commenti, in particolare di Avicenna, e la raccolta rapsodica di singoli casi e terapie in volumi di consilia, nei quali la casistica nosografica si sostituiva ad una teoria generale dell'eziologia e della semeiotica (F. Pellegrini, La clinica medica padovana attraverso i secoli, Verona 1939, p. 39). Creatore del genere medico-letterario dei consilia fu Taddeo degli Alderotti, ma la sua diffusione è legata al nome di Gentile da Foligno che lo impose in particolare nello Studio patavino (A. Castiglioni, La scuola medica padovana attraverso i secoli, in Annali Merck, VIII [1930], 1, p. 9). La maggior parte di tali consilia riportava i risultati di discussioni avvenute in pubbliche consultazioni chiamate circoli o concertationes che vedevano riuniti, oltre a professori e studenti, anche i medici della città (G. Tanfani, I Consilia medica di Vettore Trincavella, in Riv. di storia delle scienze med. e nat., II[1952], p. 5). All'interno di tale tradizione si collocano IConsilia medica contra omnes fere aegritudines a capite usque ad pedes che il C. venne redigendo e ampliando a partire dal 1415, editi per la prima volta a Brescia da Arrigo da Colonia nel 1476, poi a Venezia da Ottaviano Scoto quattro volte tra il 1483 e il 1514, a Lione nel 1521, a Parigi nel 1525 e infine aFrancoforte nel 1604 e nel 1652 nelle Selectiorum operum... di Bartolomeo da Montagnana. Si tratta di 163 casi ritenuti esemplari, taluni dei quali relativi a personaggi di rilievo, come ad esempio il CVII (Pro Gatamelata, armigero famoso, contra mictum sanguinis et dolorem calculi) che espone diagnosi, terapia e decorso della calcolosi renale che afflisse gli ultimi anni di vita di Erasmo Gattamelata. La casistica è interrotta talora da brevi digressioni di carattere teorico, che non superano però gli angusti limiti della teoria costituzionalistica, e nelle quali i riferimenti e le citazioni di Averroè, Avicenna, Rhazes, Mesue, Serapione, Alī ben Abbās e, più raramente, di Ippocrate e Galeno, testimoniano, assieme all'elenco dei volumi posseduti dal C. (A. Gloria, Monumenti della Università di Padova, Padova 1888, pp. 488-89), il progressivo diffondersi della cultura araba nello Studio patavino. Il Papadopoli attribuisce al C. un'opera manoscritta oggi dispersa (In re medica commentaria), ed un'altra (De sanitate tuenda) ilMaffei; l'elenco dei manoscritti esistenti attribuibili al C. è dato in L. Thorndike, A Catalogue of incipits of mediaeval scientific writings in Latin, London 1963, pp. 261, 1192, 1437. Le Recollectae de urinis del C. furono stampate, senza note tipografiche, verso il 1475 in appendice a Iacobus Forliviensis [Iacopo Della Torre], Expositiones in Im Canonis Avicennae...(D. Reichling, Appendices ad Hainii-Copingeri Repertorium bibliographicum, Monachii 1905-1914, V, p. 33, n. 1525): si tratta di una breve opera che riunisce consilia e opinioni in materia di uroscopia estratte per lo più dall'opera maggiore; il medesimo carattere hanno le Recepte contra la pestilentia stampate nel 1480 a Milano da Filippo da Lavagna.
Il C. morì con tutta probabilità nel settembre 1441, giacché era vivo il 17 luglio quando fu promotore (assente) del dottorato di Pier Francesco Vagnoli, e morì prima di poter assistere ad un altro dottorato da lui promosso al 18 settembre. Secondo Savonarola sarebbe stato sepolto in Padova nella basilica di S. Antonio, nella medesima tomba che avrebbe accolto le spoglie paterne. Secondo il Maffei, invece, morì in Verona, dove si stabilirono la figlia Caterina, vedova di Francesco Buzzacarini, e due figli dei quali si ignorano i nomi.
Bibl.: Acta Graduum Academ. Gymnasii Patavini...,a c. di G. Zonta-I. Brotto, Padova 1970, ad Ind.; B. Scardeone. De antiq. urbis Patavii, Basileae 1560, p. 209; G. F. Tomasini, Gymnasium Patavinum,Utinii 1654, pp. 155-57, 279, 383; N. C. Papadopoli, Historia Gymnasii Patavini, Venetiis 1726, p. 285; S. Maffei, Verona illustrata, Verona 1732, p. 127; M. Savonarola, De laudibus Patavii, in L. A. Muratori, Rerum Italicarum Scriptores, XXIV, Mediolani 1738. col. 1165; Id., Libellus... Padue, in Rer. Ital. Script., 2 ed., XXIV, 15, a cura di A. Segarizzi, pp. 30 n. 3, 39 n. 3 (docc. biogr.); G. Facciolati Fasti Gymnasii Patavini, Patavii 1774, pp. 122-124; C. Tiraboschi, St. d. lett. it.,Roma 1783, VI, 1, pp. 379-80; S. De Renzi, St. della medicina in Italia, II, Napoli 1845, pp. 374-75, 399, 438; A. Corradi, Mem. e docc. per la storia dell'Università di Pavia,Pavia1878, p. 103; R. Maiocchi. Cod. dipl. dell'Università diPavia, Pavia 1905, pp. 228, 312, 342, 344, 350, 352, 359, 421; II, ibid. 1913, p. 4; E. Wickersheimer, Un portrait d'A. C. médecin padouan duXVe siècle, in Bull. de la Soc. franç. d'hist. dela medecine, II(1910), pp. 20-23; A. Birkenmajer, A. C. über die Pest, in Isis, XX (1934), pp. 440-51; A. C. ..., in Minerva medica, XL(1939), p. 388.