CAMPANA, Antonio
Nacque a Ferrara, secondo alcuni biografi, il 2 apr. 1753, secondo altri, il 2 aprile 1751, da Giovanni e Paola Righetti. Studiò presso il collegio dei gesuiti della città natale lettere italiane, latine e greche e, sotto la guida di Monteiro Portoghese, apprese le discipline filosofiche.
Si dedicò, in seguito, agli studi di medicina e chirurgia all'università di Ferrara, ove frequentò i corsi teorici. Si trasferì quindi a Padova per sostenere gli esami di laurea in medicina ed in filosofia. Passato poi a Firenze, per fare pratica medica presso l'ospedale di S. Maria Novella, si interessò anche di botanica, di chimica e di fisica sperimentale. O. Targioni Tozzetti, divenuto suo cognato, lo istruì nella botanica, nella chimica e nella zoologia.
Il C. tornò quindi a Ferrara con l'intento di esercitarvi la professione medica, ma la sua scarsa attitudine alla pratica lo consigliò ben presto di abbandonare la professione e di avviarsi alla carriera scientifica, istituendo una privata Accademia di fisica e chimica. Il cardinale Giovanni Riminaldi lo nominò professore straordinario di fisica sperimentale all'Archiginnasio. Nel 1786 la sua accademia chiuse i battenti e il C. fu chiamato a ricoprire la cattedra di chimica generale presso l'università bolognese, ma rifiutò la nomina.
Nel 1797 pubblicò a Ferrara la sua Farmacopea, e nel 1803 ne redasse una seconda edizione.
È fra tutte, l'opera che più lo rese famoso, ed in essa il C. usò la nomenclatura chimica, allora molto diffusa, del filosofo naturalista L. B. Guyton de Morveau. Per la classificazione delle piante medicinali si valse del sistema di Linneo e di Decandolle. Diverse edizioni di questa Farmacopea furono pubblicate anche all'estero: a Parigi, a Londra, a Vienna, a Pietroburgo, a Lipsia e a Costantinopoli. Essa comprende l'elenco dei vari prodotti medicinali, i procedimenti necessari per la loro preparazione chimica ed i dosaggi.
Il C. continuò a coltivare profondamente gli studi botanici e pubblicò il catalogo delle piante dell'Orto botanico di Ferrara, che arricchì e migliorò notevolmente, dal momento che nel 1797 esso ospitava circa 200 specie e nel 1812 esse salirono a 3.430. Per ordine del ministero della Pubblica Istruzione, il catalogo del C. venne inviato a tutti i licei del Regno italico perché servisse di guida nelle compilazioni delle flore dipartimentali ovunque, e l'autore fu nominato professore emerito di botanica. Merito del C. è la prima individuazione della Viola ferrariensis e l'introduzione dell'uso del tepidario nelle serre dell'Orto botanico di Ferrara per la conservazione delle piante durante l'inverno.
Nel campo della fisica sperimentale il C. compì importanti studi di termologia, di elettricità e di magnetismo, fin dal 1786, e arricchì il Museo fisico dell'università di Ferrara di apparecchi necessari all'insegnamento della fisica generale e della fisica-chimica. Un suo scritto tratta della definizione di combustione, di ignizione e di ossidazione e della differenza tra questi tre processi.
Il C. non esercitò mai la professione di medico, ma curò la compilazione delle norme per combattere le malattie infettive ed epidemiche, e la sua competenza nel campo gli valse la carica di membro della Commissione sanitaria provinciale e quella di protomedico.
È nota una sua memoria Sulle febbri periodiche ed intermittenti della ferrarese provincia (Roma 1824) ed un'altra sulla elefantesia o lebbra di Comacchio, rimasta inedita e conservata, soltanto in parte, nell'Archivio della commissione sanitaria provinciale di Ferrara per l'anno 1818. Si deve al C. l'aver stabilito la necessità di erigere un lazzaretto per accogliere i sospetti e i malati di questo morbo.
Il C. non si occupò soltanto di malattie dell'uomo, ma studiò anche morbi contagiosi ed epidemici di alcune specie animali, in particolare bovini e ovini. Dei bovini fece studi sul cancro volante e sulle malattie vescicali, sulla peripneuinonia e sulla epizoonia, detta anche febbre ungarica perché importata dall'Ungheria; degli ovini studiò soprattutto il vaiolo, la scabbia e la cachessia acquosa.
Nel 1804 gli fu affidata la cattedra di agricoltura ed egli scrisse ventitré lezioni, pubblicate postume. Fu tra i primi studiosi a occuparsi di chimica pedologica, e scrisse memorie di specialità agricole, osservazioni pratiche sugli aratri di Dombasle e Brabante, pubblicò studi sui boschi e in particolare sugli alberi del dipartimento del Basso Po.
Dal 1805 al 1815, anni in cui l'università di Ferrara restò chiusa, il C. fu prima eletto reggente del liceo dipartimentale di Ferrara, finché l'istituto venne trasformato, nel 1807, in liceo-convitto. Allora gli vennero affidati gli incarichi delle cattedre di chimica botanica e di agricoltura che tenne fino alla caduta del Regno italico.
Alla riapertura dell'università ferrarese nel 1816 il C. ottenne dal governo pontificio la nomina a professore di fisica matematica sperimentale, di chimica generale e farmaceutica, di botanica e fu nominato anche direttore dell'Orto botanico, che, negli anni di chiusura dell'università, era passato in dotazione al liceo dipartimentale. Ancora nel 1820 fu incaricato di un breve corso di agricoltura teorico-pratica per giovani agrimensori, che tenne per quattro anni e che fu successivamente soppresso.
Nel 1825 furono fondati, nelle pontificie università, i collegi scientifici, ed il C. fu nominato membro del collegio filosofico-matematico e poi presidente del collegio medico-chirurgico sempre a Ferrara. Il governo toscano lo chiamò a far parte dei venti statisti aggiunti dell'Accademia del Cimento; fu anche iscritto alla Accademia dei Filopatridi del Rubicone, alla Accademia Gioenia di scienze naturali di Catania, all'Accademia agraria di Pesaro, all'Accademia Ariostea e all'Accademia medico-chirurgica di Ferrara.
Morì a Ferrara il 2 maggio del 1832, quando da pochi anni aveva abbandonato ogni carica accademica per malattia.
Le opere più importanti del C. sono: Farmacopea ferrarese del dott. A. C. seconda et molto aumentata e corretta dall'autore, Firenze 1803; Catalogus plantarum Horti botanici universitatis Ferrariensis, Anno 1812, A. C. Horti director edit., Ferrariae 1812.
Bibl.: E. De Tipaldo, Biogr. degli Ital. illustri, I, Venezia 1834, pp. 50-53; G. Nigrisoli, Elogio del Prof. A. C. ferrarese ricavato da un'analisi diligente delle sue opere edite ed inedite..., Ferrara 1861; E. Baroni, L'istituto e l'Orto botanico della libera università di Ferrara, Ferrara 1928; A. Visconti, Conspectus Generum Plantarum quae in Horto sicco A. C. reperiuntur. Revisio Critica, Ferrara 1929; Id., La storia dell'università di Ferrara (1391-1950), Bologna 1950, p. 164.