BARCOTTO, Antonio
Nacque il 31 maggio 1615 a Montagnana (Padova), nel cui duomo il casato dei Barcotto aveva, sin da tempi antichi, tombe, iscrizioni e ricordi marmorei. Da chi il B. apprendesse l'arte organaria non è noto, come pure quando egli, forse giovanissimo, si mosse da Montagnana probabilmente verso località che gli offrivano maggiori possibilità di lavoro: forse raggiunse Padova, ove avevano lasciato grande nome negli annali organari i Colombo e i Colonna. E in questa città dovette avere bottega attrezzatissima, coadiuvato nel lavoro da un Pietro Barcotto non bene identificato, ma certamente suo parente. I loro nomi s'incontrano in documenti trevigiani del 1664 per riparazioni all'organo della cattedrale di Treviso, S. Nicolò - La presenza del B. a Borgo Martinengo nella parrocchia di S. Massimo a Padova, con la moglie, Zuanne, e quattro figlie, è quanto si sa sulla sua famiglia. A S. Massimo abitò sino al 1668; poi si trasferì quasi certamente a Padova, ove dovette morire verso la fine del secolo.
Del B. è rimasta un'unica opera, un trattatello di arte organaria da cui deriva tutta la sua fama, Regola, e breve raccordo per far render agiustati, e regolati ogni sorta di Istromenti da vento, cioè Organi, Claviorgani, Regali, e simili, e contengono le vere maniere per formare detti Istromenti delli più buoni, belli, e ben compartiti. Composta da A. B. da Montagnana Fabricator d'Organi abitante in Padova... In Padova, nella Stampa Cam.,dedicata a "Brandolino Brandolini conte di Val de Marin", al quale il B. secondo quanto egli stesso afferma, fece un organo che forse fu posto a Tovena (frazione del comune di Cison di Valmarino, nella cui chiesa si trovano diversi stemmi dei Brandolini). Uno sguardo all'organaria di quel tempo convince che le scuole veneziana e bresciana erano le sole che continuavano a seguire di pari passo la via del tradizionale organo classico italiano. Il trattatello del B., datato a "Padoa, li 4 febraro 1652", è, sotto questo punto di vista, di grande importanza, perché venne scritto allorquando novità barocche, ad opera di organari oltramontani, stavano alterando la fonica di base dello strumento. Ciò che rende pregiato lo scritto è questo suo carattere particolare e la levità letteraria con cui l'autore descrive i vari aspetti della sua Regola, rimasta sconosciuta sino al 1953, quando R. Lunelli la pubblicò, desumendola da una copia manoscritta (del sec. XVIII) di una stampa (forse perduta) conservata nella Biblioteca comunale di Bologna. Gli argomenti trattati, in diciotto capitoli, sono vari: quello sulle canne e sulla loro specie (stagno, piombo, legno, carta e "coconade", cioè tappate), quello sulle diverse tastiere e intonazioni, sulla manticeria, sull'accordatura, ecc. In sintesi, il B. non fa che insistere, quasi a dispetto di coloro che forse sostenevano ed appoggiavano le novità strutturali dell'organo barocco, sulla qualità e sull'essenzialità dell'organo classico tradizionale. In ciò è tutto l'interesse dell'operetta, che fa conoscere l'organo secentesco, su cui permangono ancora molti punti ignorati.
Il B. può ritenersi continuatore degno degli insegnamenti di C. Antegnati e il suo lavoro rivela tutta la perizia di "fabbricatore d'organi" e di "sonatore d'organi", nonché un vivo ingegno nella sua arte.
Bibl.: G. Foratti, Cenni storici e descrittivi di Montagnana con alcune notizie dei principi estensi e carraresi che ne ebbero il dominio, II, Venezia 1862, pp. 122, 129; G. Gaspari, Catalogo della Biblioteca del Liceo musicale di Bologna, I, Bologna 1890, p. 145; G. Frotscher, Geschichte des Orgelspiels und der OrgeIkomposition, Il, Berlin 1936, p. 800; R. Lunelli, Un trattatello di A. B. colma le lacune dell' "Arte Organica", in Collectanea Historiae Musicae, I, Firenze 1953, pp. 135-142 (per l'edizione moderna della Regola con note illustrative del Lunelli, pp. 142-155); Id., Dizionarietto degli organari esercenti nelle Venezie (in corso di pubblicazione); R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, I, p. 340; C. Schmidl, Dizionario universale dei Musicisti, Supplemento, p. 61.