antipsicotico
Composto di sintesi che agisce sui sintomi psicotici, per es., allucinazioni, deliri. Gli a. costituiscono uno dei gruppi più importanti di psicofarmaci.
Gli a. atipici, al contrario di altre classi di a., producono scarsi o nulli effetti extrapiramidali a dosaggi efficaci. Per lungo tempo si è pensato che l’azione neurolettica fosse comunque necessaria per l’azione antipsicotica finché fu scoperta la clozapina (CLZ), un a. privo di azione neurolettica e attivo su numerosi sistemi di neurotrasmissione. L’impiego della CLZ è però associato a comparsa di neutropenia (riduzione dei granulociti neutrofili ematici) con aumentata suscettibilità a infezioni: per questo motivo il farmaco fu in un primo momento ritirato dal commercio. Tuttavia, ricerche successive dimostrarono che la CLZ era più efficace contro i sintomi psicotici rispetto ai neurolettici e che le complicazioni della neutropenia erano evitabili, cosicché il farmaco fu reintrodotto nel mercato per i pazienti gravi, con obbligo di controllo dei granulociti. Ricerche successive hanno portato alla sintesi di molecole dotate della stessa efficacia antipsicotica e di assenza di effetti motori della CLZ e senza rischio di neutropenia (risperidone, olanzapina, quetiapina, amisulpride, sertindolo, ziprasidone, aripiprazolo, paliperidone). Tutti questi farmaci inducono effetti motori più rari e più lievi, hanno un’efficacia antipsicotica simile a quella dei neurolettici, minore di quella della CLZ, ma non presentano rischio di neutropenia. La maggior parte di essi induce aumento di peso con conseguenze metaboliche potenzialmente gravi. Gli a. atipici sono oggi considerati a. di prima scelta (i neurolettici dovrebbero essere usati solo in casi rari e particolari). Ogni a. atipico ha un profilo di azione abbastanza specifico, per cui il trattamento può essere selezionato in base alla psicopatologia del paziente, alle sue caratteristiche biologiche, alla presenza di malattie concomitanti.