antipodi
. La localizzazione del Purgatorio, col Paradiso terrestre sulla vetta, agli a. di Gerusalemme, implica la contaminazione, in D., di credenze diverse (quella degli a. anzitutto, con quella del Purgatorio e del Paradiso terrestre), cui è bene accennare per misurare meglio la validità scientifica, la consistenza ideale della soluzione escogitata da Dante.
Nel suo fondamentale valore geografico la parola a. racchiude tre distinti significati, che si possono definire geometrico, geofisico e geoantropico. Se la Terra è una sfera, nessun dubbio che vi siano su di essa dei punti diametralmente opposti che, sul globo terracqueo, sono appunto gli antipodi. Come si sa, per gli antichi tre quarti del globo terracqueo erano acqua e un quarto solo era terra emersa (‛ la quarta abitabile ', la gran secca di If XXXIV 113), e questa si trovava tutta nell'emisfero settentrionale. Fu discusso a lungo se terre emerse fossero anche nell'emisfero meridionale, e - supposta la presenza di terre emerse nell'emisfero australe - se tali terre fossero abitate. Ma nel Medioevo la discussione invadeva il campo della fede in quanto implicava il problema dei rapporti tra gli abitatori degli a. con Adamo, e quindi se si trattasse di un'altra stirpe umana e se Cristo fosse morto anche per loro. Pertanto la nozione di a. comprendeva un aspetto meramente geografico e un altro geoantropico, riguardante i possibili abitatori dell'emisfero meridionale.
Quest'ultimo concetto e il nome di a. si fanno risalire a Platone e alla scuola pitagorica. Pitagora aveva parlato dell'Antictona e si parlò frequentemente in seguito di ἀντίχθονες come sinonimo di ἀντίποδες (cfr. Alb. Magno Summa de creaturis I III 8 1 " Pythagoras dixit illos, qui habitant sub sphaera occulta... esse immediate orbis inferioris in parte sinistra, hoc est, illos antipodes, qui sunt versus polum antarcticum versus orientem"; cfr. anche De Natura locorum I X). Tale concetto fu comune alla scienza antica ma avversato dai padri della Chiesa. Agostino pronuncia un'esplicita condanna di questa credenza: " Quod vero et antipodas esse fabulantur, id est homines a contraria parte terrae, ubi sol oritur, quando occidit nobis, adversa pedibus nostris calcare vestigia: nulla ratione credendum est " (Civ. XVI 9). L'emisfero abitato è per essi il settentrionale e al suo centro è Gerusalemme. Come è detto in Ezech. 5, 5 " Haec dicit Dominus Deus: Ista est Ierusalem. In medio gentium posui eam et in circuitu eius terras ".
D. non espone ex professo una dottrina sugli a., ma fa ricorso ad essi per la collocazione del Purgatorio e, al suo opposto, di Gerusalemme. In If XXXIV 112-114 il Purgatorio è designato come la parte sotto l'emisperio... / ch'è contraposto a quel che la gran secca coverchia, ed è specificato (v. 118) che qui è da man, quando di là è sera, come pure in Pd I 43. In Pg II 1-3 è implicita la nozione di a., come quelli per cui passa il meridian cerchio che coverchia / Ierusalèm col suo più alto punto. In IV 67-84 sono esplicitamente ricordati come a. Gerusalemme e il Purgatorio, luoghi aventi in comune l'orizzonte astronomico, ma emisferi diversi e opposti.
Va qui ricordato che nel Medioevo il Purgatorio era variamente collocato: generalmente sottoterra, ma talvolta sulla superficie di essa e perfino in aria. Le varie opinioni in proposito sono riassunte da s. Bonaventura (Sent. IV 20 1 1 6): " Quidam enim dixerunt quod locus est sursum, quidam quod deorsum sub terra, quidam quod ibi, ubi peccaverunt ". Quanto al Paradiso terrestre, generalmente veniva situato ad orientem (secondo la traduzione pregeronimiana di Gen. 2, 8) e in certi casi localizzato in India, Armenia, Mesopotamia. Quest'ultima godeva simpatia soprattutto per la descrizione del " paradisum voluptatis " di Gen. 2, 12-14, ove si parla di quattro fiumi tra cui il Tigri e l'Eufrate (che anche D. ricorda in Pg XXXIII 112-113, per paragonarli al Lete e all'Eunoè usciti anch'essi da un'unica sorgente, come si favoleggiava dei due fiumi mesopotamici). Ma un'accreditata opinione era fondata sull'autorità della Glossa Ordinaria di Valafredo Strabo che diceva (a Gen. 2, 8): " Ex quo possumus coniicere paradisum in oriente situm; ubicumque autem sit, scimus eum terrenum esse, et interiecto oceano et montibus oppositis, remotissimum a nostro orbe, in alto situm, pertingentem usque ad lunarem circulum ". Descrizione che favoriva l'idea dantesca di un Paradiso agli a. di Gerusalemme, nel mezzo dell'oceano. Egli ha infatti immaginato che agli a. di Gerusalemme (Pg IV 68-71), in mezzo all'oceano, di là da le larghe onde (VIII 70), ci sia su un'isoletta (I 100) una montagna altissima (If XXVI 133-135, Pg IV 40) protesa verso il cielo della Luna (Pg XXVIII 101), che ha sulla vetta il Paradiso terrestre da cui fu cacciata la prima coppia umana (XXVIII 91-96). D. quindi ammette - coerentemente con la sua cosmologia - l'esistenza degli a. geografici, ma gli abitatori di quello opposto a Gerusalemme non sono gli Antipodi degli antichi, bensì le anime penitenti che formano un regno spirituale, nell'emisfero delle acque, che era quello fatto per proprio de l'umana specie (Pd I 57) e su cui tuttora splendono le stelle più luminose (la città della redenzione e il luogo del peccato originale, il centro della terra abitata e il monte dell'espiazione si trovano opposti, ma sullo stesso asse).
A questo proposito bisogna ricordare (prescindendo dall'insolubile questione della Croce del Sud) che D. afferma esservi all'altro polo una costellazione fulgidissima la cui mancanza impoverisce il nostro (Pg 125-27); d'altronde già nel catalogo di Tolomeo delle quindici stelle più luminose del cielo la maggior parte si trovava nell'emisfero australe; e Aristotele riconosce a quest'emisfero una posizione privilegiata: " Chiaro dunque che il polo invisibile è la parte in alto e che quelli che abitano là sono nell'emisfero alto e a destra e noi nell'inferiore e a sinistra, contrariamente a quanto dicono i Pitagorici " (Cael. II 10). D'altra parte, per la stessa cosmogonia dantesca, la terra emersa era dapprima nell'emisfero australe, e poi, dopo la caduta di Lucifero, si ritirò nel boreale, formando - per fuggire il contatto con quello - la natural burella, e questa per contraccolpo la montagna del Purgatorio ancora nell'australe (If XXXIV 121-126).
Cosicché, all'interno dello schema geografico degli a., agiva in D. un motivo più profondo: " nel porre la montagna dell'Eden agli antipodi di Gerusalemme, il Poeta fu indotto dal bisogno di simboleggiare l'opposizione morale che v'è tra la colpa antica e il Riscatto, tra l'uomo peccatore e l'uomo redentore... Dante era indotto dal concetto teologico... dell'opposizione diametrale fra il primo Adamo peccatore e il secondo Adamo redentore. Su questa opposizione diametrale si fonda la simmetria architettonica della figurazione simbolica e la corrispondenza dei due avvenimenti opposti, della colpa e del Riscatto " (Nardi).
Bibl. - P. Villari, Antiche leggende e tradizioni che illustrano la D. C., Pisa 1863; A. Graf, La leggenda del Paradiso terrestre, Torino 1878; E. Moore, Gli accenni al tempo nella D. C., Firenze 1900; G. Boffito, La leggenda degli a., in Miscellanea di studi critici in onore di A. Graf, Bergamo 1903; E. Sanesi-G. Boffito, La geografia di D. secondo E. Moore, Firenze 1905; B. Nardi, Il mito dell'Eden, in Saggi di filosofia dantesca, Firenze 19672, 311-340.