ANSELMO di Nonantola, santo
Visse tra il secolo VIII e i primissimi anni del IX. Di stirpe regale longobarda (è probabile che fosse legato, per linea femminile, alla famiglia di Liutprando, mentre in linea maschile sarebbe derivato, secondo un'ipotesi valida, da Wetcari duca del Friuli, un cui discendente, un altro Wetcari, fu padre dello stesso Adoin, che da un documento dell'820 risulterebbe fratello di A.), era cognato di Astolfo, che aveva sposato sua sorella Giseltrude.
La Vita gli attribuisce il titolo di duca del Friuli e lo mostra a capo delle milizie alle dipendenze del cognato. Poiché, tuttavia, sembra preferibile l'ipotesi di chi data la vocazione monastica di A. prima dell'abdicazione (764) e vestizione monacale di Ratchis nel romitaggio di Montecassino, l'attività militare del futuro abate dovette svolgersi - se vera - durante il regno di Ratchis, allorché il ducato del Friuli era in mano di Astolfo, per cui il ducato al quale presiedeva A. sarà stato piuttosto quello di Ceneda,dove subentrò poi Orso figlio di Munichi, quello stesso, probabilmente, a cui fu per errore attribuito un assai incerto ducato di Persiceto per aver più tardi donato all'abbazia nonantolana "preceptales Persicetanos".
Vestito l'abito benedettino, A. fondò di sua iniziativa e, a quanto pare, con mezzi propri (l'intervento di Giseltrude presso Astolfo sembra un elemento fantastico introdotto dall'anonimo biografo), il monastero di Fanano con annesso ospizio per i pellegrini. Salito al trono Astolfo, questi pensò di giovarsi del cognato e, fattagli donazione di una località incolta nel territorio di Nonantola, lo indusse a fondare un nuovo cenobio (751-752) a 10 km da Modena, sulla destra del Panaro, in una posizione donde si controllavano le strade che da Piacenza e Verona conducevano a Bologna. L'anno seguente la chiesa abbaziale sarebbe stata consacrata da Geminiano vescovo di Reggio, ma, poco dopo, una nuova consacrazione - forse sollecitata da Astolfo - avrebbe avuto luogo ad opera di Sergio arcivescovo di Ravenna: il privilegio di quest'ultimo con la data del 753 è però una patente falsificazione, come la maggior parte dei diplomi regi e ducali e dei privilegi pontifici che figurerebbero rilasciati all'abbazia nel secolo VIII. D'altra parte, il Libellus defundatione monasterii, sottolineando come in questa e in altre occasioni non si avesse alcun intervento del vescovo di Modena, svela l'epoca tardiva della compilazione e l'evidente proposito di affermare l'indipendenza dell'abbazia dalla giurisdizione dell'ordinario diocesano.
Successivamente A. fu con Astolfo all'assedio di Roma del dicembre 755 - gennaio 756: l'interpretazione della fonte, per cui l'abate avrebbe indotto il sovrano a seguirlo in una pacifica peregrinazione alla Sede degli apostoli, è destituita di ogni fondamento. La profanazione delle tombe ad opera delle truppe di Astolfo accampate sulla Salaria è un fatto accertato, e sicuramente si ricollega con esso il furto della reliquia di s. Silvestro, asportata dalle vicine catacombe.
La tradizione nonantolana ostenta un privilegio di Adriano I [sic] con la data del 776, da cui risulterebbe che il prezioso corpo era stato donato dal pontefice al pio abate: ma non c'è dubbio che si tratta,nonostante la rinnovazione fattane da Innocenzo III il 13 giugno 1213, di una tarda e poco abile falsificazione. Comunque la reliquia fu sicuramente trasferita a Nonantola e nell'ottobre del 756 l'altare che la racchiudeva venne consacrato solennemente da Romano vescovo di Bologna e Apollinare vescovo di Reggio: lo stesso monastero prese d'allora il nome di S. Silvestro. L'episodio ha creato agli storici notevoli difficoltà, poiché è noto che nel 761 il corpo di s. Silvestro venne da Paolo I traslato, insieme con quello di s. Stefano, nel monastero urbano che avrebbe preso poi il nome di S. Silvestro in Capite: è possibile che i Longobardi, credendo di sottrarre le ossa di s. Silvestro, ne abbiano invece asportate altre, come può darsi che si siano impadroniti di una sola parte del corpo.
Si attribuiscono ad A. numerose altre fondazioni monastiche e un eccezionale impulso dato all'abbazia nonantolana, dove sarebbero stati accolti in quegli anni u44 monaci, oltre i novizi e gli oblati: ma si tratta, evidentemente, di una esagerazione del biografo.
Nel marzo 756, dopo l'infelice episodio di Ratchis che, abbandonato l'abito monastico in seguito alla morte di Astolfo, aveva tentato nuovamente l'avventura del trono, il Regno longobardo passò nelle mani di Desiderio: secondo il Catalogus regum Langobardorum et Italicorum sarebbe cominciato allora, e durato per tutto il regno di Desiderio, l'esilio a Montecassino di A., il quale era caduto in disgrazia presso il nuovo sovrano.
Il Catalogus abbatum Nonantulanorum, sia nella prima, sia nella seconda e più ampia redazione, indica in sette anni la durata di tale segregazione: la stesura più antica,che risale agli anni tra il 933 e il 941, lo fa in maniera indiretta, attribuendo sette anni alla reggenza dell'abbazia da parte di un "Vigilancius presbiter" la stesura più recente, da ascriversi al periodo tra il 1037 e il 1045, in maniera invece esplicita. Sennonché un diploma di Desiderio con la data del 758 - certamente falso, ma costruito verosimilmente su un genuino perduto - ha ancora per destinatario "venerabilis vir Anselmus abbas", mentre un documento del maggio 762 indica come abate un Silvestro ignoto ai cataloghi, al quale è pure indirizzato un diploma di Adelchi del 771 o 772: è pertanto probabile che A. non sia stato costretto all'esilio subito dopo l'avvento di Desiderio al trono, ma soltanto dopo il 758, forse nel periodo 760-761, allorché Desiderio, tentando di eludere l'impegno di restituire al pontefice le iustitiae della Res publica Romanorum, cercava l'alleanza dell'imperatore di Bisanzio, desideroso di riconquistare anch'egli le terre dell'esarcato entrate in possesso della Chiesa; A., fedele alla politica antibizantina di Ratchis e di Astolfo, e forse ossequiente alle aspirazioni di Roma per dovere del suo stato religioso, dovette opporsi al re e subime lo sdegno. Nel lasciare l'abbazia egli ne avrebbe temporaneamente affidato il governo a Vigilanzio, che non volle però arrogarsene mai il titolo; tuttavia Desiderio, per far valere la propria autorità, poté imporre un nuovo abate, Silvestro, il quale, considerato dalla maggior parte dei monaci come un intruso, non fu inserito nel catalogo.
Deposto Desiderio nel 774, A. potè ritornare a Nonantola, portando con sé da Montecassino - secondo una notizia che è soltanto nella redazione più ampia del Catalogus, ma che il compilatore potè desumere direttamente dagli ex libris dei manoscritti - numerosi codici: l'esilio sarebbe quindi durato non sette, bensì quattordici anni, e si può pensare tanto a un errore nel Catalogus I, ripetuto poi nel II, quanto a una omissione, nel senso che la reggenza di Vigilanzio durò effettivamente sette anni e alla sua morte non fu possibile, per la presenza di Silvestro, designare un nuovo reggente: il compilatore della redazione più ampia del Catalogus avrebbe poi assimilato senz'altro la durata del governo vicario di Vigilanzio con, quella dell'esilio di Anselmo.
Della successiva operosità del fondatore di Nonantola non rimane altro ricordo, a parte una notizia conservata nella tardiva Historiola di Rodolfo notaio; espugnata Pavia e deposto Desiderio, Carlomagno incontrò ancora resistenza da parte di Potone, duca di Brescia e nipote del re, e di Ansoaldo vescovo, che si erano accattivati le simpatie dei nobili bresciani: il re franco tentò dapprima di piegare i ribelli con le minacce, quindi provò con la mediazione di A. inviato a Brescia come suo ambasciatore; ma la legazione non conseguì alcun risultato.
La morte di A., descritta dall'anonimo biografo con particolari edificanti, avvenne nell'803, il 3 marzo; in tal giorno se ne effettua la solenne commemorazione a Nonantola e a Cividale del Friuli.
Fonti e Bibl.: Actus vel transitus b. Anselmi abbatis, a cura di G. Waitz, in Mon. Germ. hist., Scriptores rerum Langobard. et Italicar. saec. VI-IX, Hannoverae 1878, pp. 567-570, e a cura di P. Bortolotti, in Monumenti di storia patria delle Provincie Modenesi. Serie delle cronache, XIV, II, Modena 1891, pp. 255-263 (estratto col titolo Antica vita di s. Anselmo abbate di Nonantola, Modena 1892, pp. 123-131); De fundatione monasterii Nonantulani, a cura di G. Waitz, op. cit., p. 570, e a cura di P. Bortolotti, op. cit., pp. 267 s. (estratto pp. 135 s.); Catalogus I et II abbatum Nonantulanorum, a cura di G. Waitz, op. cit., pp. 570 s., e a cura di P. Bortolotti, op. cit., pp. 273 s. (estratto pp. 141 s.); De transiatione s. Silvestri, a cura di P. Bortolotti, op. cit., pp. 269-272 (estratto pp. 137-140); Catalogus regum Langobardorum et Italicorum Brixiensis et Nonantuianus, a cura di G. Waitz, op. cit., p. 503; Chronicon Salernitanum, a cura di U. Westerbergh, Stockholm s. d. [ma 19 56], par. 7, p. 9; Rodulphi notarii Historiola, a cura di G. M. Biemmi, in Istoria di Brescia, II, Brescia 1749, p. X.
Per le fonti documentarie cfr. G. Tiraboschi, Storia dell'augusta badia di S. Silvestro di Nonantola, aggiuntovi il codice , diplomatico della medesima..., II, Modena 1785, pp. 1-35; P. F. Kehr, Italia Pontificia, V, Berolini 1911, pp. 334-336; A. Gaudenzi, Il monastero di Nonantola, il ducato di Persiceto e la Chiesa di Bologna, in Bullett. d. Ist. stor. ital., XXXVI (1916), pp. 19-29, 52-66, 79-98, 167-181. F. Ferrari, Catalogus sanctorum Italiae in menses duodecim distributus, Mediolani 1613, p. 130; Id., Catalogusgeneralis sanctorum aui in Martyrologio Romano non sunt, Venetiis 1625, p. 97; Acta sanctorum Martii, I, Antverpiae 1668, pp. 265 s., 900 s.; E. Gattula, Historia abbatiae Cassinensis..., I, Venetiis 1733, p. 18; G. P. Della Stua, Memorie Per servire alla storia di s. Anselmo duca di Cividale del Friuli, Udine 1775; G. Tiraboschi, Storia cit., I, Modena 1784, pp. 55-77; G. Montagnani, Storia dell'augusta badia di S. Silvestro di Nonantola, Modena 1838, pp. 1-10; C. Campori, Dei Longobardi nel Modenese e singolarmente di sant'Anselmo, in Atti e Mem. d. Deput. di storia patria per le prov. modenesi e parmensi, VII (1874), pp. 1-17; Bibliotheca Hagiographica Latina antiquae etmediae aetatis, I, Bruxellis 1898-1899, p. 88, e Supplementum, ibid. 1911, p. 24; A. Gaudenzi, Il monastero cit., in Bullett. d. Ist. stor. ital., XXII (1901), pp. 83-103, 164-171; A. Corradi, Nonantola abbazia imperiale, in Riv. stor. benedettina, IV (1909), p. 182; L. Duchesne. La Premiers temps de l'Etat Pontifical (754-1073), Paris 1911, pp. 34-36; P. Paschini, Note storiche su uomini ed avvenimenti del Friuli in sul cadere del Regno longobardo, in Memorie storiche forogiuliesi, VIII(1912), pp. 2-8; M. Bertolani Del Rio, Ospizi ed ospedali fondati da Anselmo santo abate di Nonantola, in Atti e Mem. della Deput. di storia patria per le antiche prov. modenesi, s.8, V (1953), pp. 234-237; G. Fasoli, Una "donatio mortis causa" del duca Anselmo, ibid, p.183-190; C. G. Mor, L'esilio di s. Anselmo, ibid., pp. 191-194.