NINCHI, Annibale
– Nacque a Bologna il 20 novembre 1887 dai marchigiani Arnaldo, colonnello del Genio, e Lidia Bedetti, terzogenito di cinque figli: prima di lui Attilio e Gino, dopo Maria e Carlo.
Frequentò gli studi tecnici dietro sollecitazione del padre per poi intraprendere, così come il fratello maggiore, la carriera militare, ma a 16 anni manifestò apertamente il desiderio di fare l’attore e si trasferì a Firenze per frequentare la scuola di recitazione di Luigi Rasi. Incoraggiato anche da Giosuè Carducci, vicino di casa della famiglia, iniziò il suo apprendistato ai primi del Novecento nelle compagnie Mario Fumagalli-Teresa Franchini, Ermete Zacconi, Giacinta Pezzana.
Nel 1907 divenne primattore giovane nella compagnia Stabile di Milano diretta da Andrea Maggi e nel 1908 recitò nella compagnia di Flavio Andò. Quindi fu primattore nella Stabile del teatro Argentina di Roma, con Irma Gramatica e Ruggero Ruggeri (1909-10), poi con Elisa Severi ed Evelina Paoli (1911-13). Ebbe il primo grande successo nel ruolo di Neri Chiaromantesi nella Cena delle beffe di Sem Benelli (1910), primo incontro con quel 'teatro di poesia' che in quegli anni si affermava in Italia come alternativa al teatro borghese e commerciale. Grande interprete di drammi antichi nei teatri all’aperto, nel 1912 inaugurò la stagione del teatro Romano di Fiesole con Le Baccanti di Euripide, rimesso poi in scena nel 1922 al teatro Greco di Siracusa assieme all’Edipo Re di Sofocle con la Compagnia drammatica italiana.
Tra gli spettacoli allestiti dall’Istituto nazionale del dramma antico fu apprezzato nell’interpretazione di Eracle nelle Trachinie di Sofocle (1933) e di Polifemo nel Ciclope di Ercole Luigi Morselli (1937, 1949). Tra il 1914 e il 1919 fece la sua prima esperienza di capocomico e fu impegnato come primo attore con Emma Gramatica e Virgilio Talli, con il quale nel 1919 ebbe uno strepitoso successo nel Glauco di Morselli. Nello stesso anno divenne primattore di una compagnia – nella quale esordì il fratello Carlo – che prese il suo stesso nome fino al 1936, mettendo in scena nuovamente la tragedia di Morselli, con un ottimo riscontro della critica. Silvio D’Amico (1994, pp. 370 s.) sottolineò come l’opera ricevesse da «questa modesta compagnia, che la esegue senza preoccupazioni di comporla con atteggiamenti e con intonazioni studiate ad arte, un carattere di spontaneità ingenua e nativa» e come lo stesso Annibale «attenendosi con una toccante semplicità al testo del poeta, ha conseguito effetti di intensa commozione umana».
Con la compagnia Ninchi affrontò un repertorio eterogeneo: a svariate opere shakespeariane (Amleto, Come vi piace, Il mercante di Venezia) si affiancarono Le Cocu magnifique di Fernand Crommelynck, l’adattamento dei Tre moschettieri di Alexandre Dumas padre, Uomo e Superuomo di George Bernard Shaw, Peer Gynt di Henrik Ibsen, Come le foglie di Giuseppe Giacosa, e drammi da lui stesso composti, fra cui Caino (1922), Mirabeau (1934), Il Signore grigio (1936), Ufficiali bianchi (1942). Nel 1927 interpretò il pastore Aligi nella Figlia di Iorio, accanto a Maria Melato, diretto da Giovacchino Forzano e nel 1937 fu direttore della Compagnia Dannunziana (La figlia di Iorio, Francesca, La fiaccola, La Gloria, La Parisina). La tragicità dei personaggi di D'Annunzio, lontani dalla realtà e forgiati sul modello degli eroi classici, si confaceva bene alla concezione poetica del teatro che era propria di Ninchi e che lo rese uno dei più grandi interpreti dannunziani.
Nel 1941 sposò Lina dei conti Squarzoni, madre del figlio Federico; rimasto vedovo, sposò poche ore prima di morire Adriana Scagliola da cui aveva avuto nel 1935 Arnaldo. Entrambi i figli, così come il nipote Alessandro – figlio di Federico e dell’attrice Renata Negri – intrapresero la carriera attoriale; mentre la figlia Annie all'età di sedici anni fu la prima conduttrice dell’EIAR (Ente italiano per audizioni radiofoniche), non a caso detta «l’angelo della radio», e tra le prime annunciatrici televisive.
Dopo la guerra Ninchi collaborò con la scuola filodrammatica di Pesaro e si avvicinò a quel teatro di regia che solo in un primo momento non aveva visto con favore. Nel 1952 fu accanto a Vittorio Gassman nel Tieste di Seneca diretto da Luigi Squarzina, collaborazione rinnovata nel 1954 con Prometeo incatenato di Eschilo. Nel 1958 fu con Luchino Visconti in Veglia la mia casa, angelo! di Ketty Frigs.
Negli anni accademici 1954-55 e 1955-56 D’Amico lo invitò a insegnare recitazione all’Accademia nazionale d’arte drammatica.
Diversamente dal fratello Carlo e dalla cugina di secondo grado Ave, lavorò saltuariamente nel cinema sin dai tempi del muto. Protagonista in Scipione l’Africano (1937) di Carmine Gallone, fu eccellente caratterista ne La dolce vita (1960) e 8 ½ (1963) di Federico Fellini.
Morì a Pesaro il 15 gennaio 1967.
Pur assimilando la tradizione del 'grande attore' durante l’apprendistato con le compagnie di giro, Ninchi fu essenzialmente moderno per la sua formazione professionale e le scelte artistiche ma anche per lo stile che lo contraddistinse: «una voce come un mare, colma di tesori nascosti» (De Monticelli, 1988, p. 402), una voce robusta e potente, abile a passare dalla declamazione al sussurro e al canto, e una gestualità fondamentalmente sobria, nonostante il fisico prestante.
Tra i suoi lavori: Il poeta malandrino: quattro atti, Milano 1929; Annibale Ninchi racconta… (pagine spregiudicate di un “chierico-vagante”), Venaria (Torino) 1946; Il Tribuno innamorato (Mirabeau), Un signore grigio, Caino, Roma 1955; L’ultima notte di Marlowe, in Sipario, XVI (1961), 187, pp. 49-63.
Fonti e Bibl.: Un fondo Annibale Ninchi è conservato nell'Archivio del Museo Biblioteca dell'Attore di Genova. N. Leonelli, Attori tragici, attori comici, Roma 1944, pp. 138-140; C. Serino - F. Bollini - F. Savio, N. A., in Enc. dello spettacolo, VII, Roma 1960, pp. 1184 s.; R. De Monticelli, in L’attore, a cura di O. Bertani, Milano 1988, pp. 402 s.; S. D’Amico, La vita del teatro. Cronache, polemiche e note varie, I, 1914-1921 Gli anni della guerra e della crisi, a cura di A. D’Amico, Roma 1994, pp. 370-372; R. Chiti, N. A., in Dizionario del cinema italiano. Gli attori, a cura di R. Chiti et al., Roma 1998, ad vocem; G. Seraghiti, Tradizione e libertà di una famiglia di attori: A. N., Pesaro 2009.