BRIGANTI, Annibale
Nacque in Chieti verso il 1520 e si addottorò in medicina a Napoli. Rientrato nella sua città natale, vi esercitò a lungo la professione, alla quale volle dare il lustro di una modesta attività pubblicistica.
Tradusse dal portoghese e dallo spagnolo due scritti farmacologici che divulgavano scoperte di erbe e medicamenti esotici introdotti nella medicina europea: Garcia da Orta, Due libri dell'historia de i semplici aromati pertinenti alla medicina. Due altri libri di quelle che si portano dall'Indie occidentali di N. Monardes, Venetia 1576.
L'opera, che riportava anche le dotte annotazioni di Charles de l'Escluse (Clusius), ebbe grande successo e fu ristampata, sempre a Venezia, nel 1582, 1584, 1589, 1597, 1605. In essa il B. non mancò di annunziare una sua personale scoperta sull'uso terapeutico della manna, comunicata a suo tempo, nel 1562, al noto medico napoletano Donato Antonio Altomare, che la spacciò per sua. A sentire il B. la memoria De mannae differentiis..., Venetiis 1562, sarebbe stata la stessa che egli aveva composto e inviato all'Altomare, che se ne sarebbe con molta disinvoltura appropriato.
Nel 1577 il B. pubblicò a Napoli due scritti di carattere epidemiologico che affrontavano i temi, allora dibattutissimi, del contagio della peste, del morbillo e del vaiolo (Avvisiet avertimenti intorno al governo di preservarsi di pestilenza e Avvisi et avertimenti intorno alla preservatione e curatione de morbilli e delle vajuole). Verso la fine della, vita ritornò alle traduzioni, volgendo in italiano un altro scritto del medico spagnolo N. Monardes (Trattato della neve e sue proprietà e del modo di bere freddo, Venezia 1597), che nel 1616 fu ristampato, sempre a Venezia, insieme con le sue prime traduzioni dello stesso Monardes e di Garcia da Orta. Dei suoi studi di medicina, a detta del Toppi, restava traccia, ancora nel sec. XVII, in un suo manoscritto, Epistole medicinali, rimasto inedito, che affrontava temi abitualmente ricorrenti nella pratica medica del secondo Cinquecento.
All'attività professionale e alle sue propaggini pubblicistiche il B. aggiunse il culto delle muse: un suo sonetto, il solo pubblicato, fu compreso nella celebre raccolta curata dal Ruscelli, Il tempio alla signora donna Giovanna d'Aragona fabbricato da tutti i più gentili spiriti..., Venezia 1554, p. 358. Ma il più importante documento della sua attività letteraria è costituito da un canzoniere inedito, conservato in una biblioteca privata a Pescocostanzo, del quale è stata data notizia da F. Sabatini. Si tratta di un codice acefalo (mancano le prime 27 carte) che contiene sonetti, madrigali, odi saffiche in latino e volgare. La maniera è petrarchesca e obbedisce in tono scolastico e provinciale ai moduli ancora largamente imperanti del più artificioso bembismo.
Del B. non si hanno più notizie, né si conosce la data della morte che dovette cadere alla fine del secolo XVI.
Bibl.: N. Torpi, Biblioteca napoletana, Napoli 1678, pp. 20 s.; G. M. Mazzuchelli, GliScrittori d'Italia, II, 4, Brescia 1763, pp. 2093 s.; G. Ravizza, Notizie biografiche che riguardano gli uomini illustri della città di Chieti, Napoli 1830, pp. 23-27; C. Minieri Riccio, Memorie degli scrittori nati nel Regno di Napoli, Napoli 1844, p. 64; F. Sabatini, A. B.inedito poeta abruzzese del '500, in Rivista abruzzese, VI (1953), pp. 21-27.