PERNICE, Angelo
PERNICE, Angelo. – Nacque a Catania il 21 novembre del 1873 da Francesco e Carmela Guerrera; sposò Laura Calosi, senza avere figli.
Compì gli studi nella sua città d'origine fino al 1901, anno in cui si iscrisse a Firenze, all’Istituto di studi pratici e di perfezionamento (dal 1923 Università di Firenze). Conseguì la laurea in lettere nel 1902. A Catania i suoi interessi furono rivolti al mondo celtico, infatti nel 1899 scrisse il saggio Sui Celti e la loro immigrazione in Italia (in Rivista bimestrale di antichità greche e romane, I, 1899 n. 4, pp. 1-49), definito dalla commissione per la libera docenza, nel 1923, un'opera per «alcuni aspetti notevole».
A Firenze divenne allievo dell’antichista Achille Coen, il quale inizialmente lo incoraggiò a proseguire lo studio della cultura celtica e favorì la sua recensione dell'opera di Camille Jullian Vercingetorix (in Archivio storico italiano, XXX (1902), pp. 171-77); poi lo indirizzò verso la storia di Bisanzio. Primo banco di prova fu l'articolo Sulla data del libro II dei miracula S. Demetrii Martyris (in Bessarione, VI, s. 2, 2, 1902, pp. 181-187). Nel 1905, Pernice diede alle stampe la sua prima monografia, L'imperatore Eraclio (Firenze 1905), con una dedica al suo maestro Achille Coen. L'opera, suddivisa in quattro libri, venne composta in due fasi redazionali differenti. Durante la prima scrisse i primi due libri, che formavano l’oggetto della sua dissertazione di laurea. Gli altri due libri, invece, costituivano la tesi del diploma di perfezionamento, iniziato nel 1903 e conseguito, sempre a Firenze, nel 1905. Nell’opera Pernice analizzò «le condizioni sociali, religiose e politiche dell'impero nella prima metà del secolo VII» (Pernice, 1905, p. V), utilizzando un ricco apparato di fonti comprendenti quelle persiane, copte, armene, arabe oltre che quelle greche e latine e facendo, inoltre, largo ricorso all’agiografia. Nella valutazione per la libera docenza del 1923 la monografia fu definita «un lavoro fondamentale e qua e là definitivo».
Nel dicembre del 1904 Pernice iniziò proprio a Firenze la sua carriera nell'insegnamento, come professore di storia alla Scuola di scienze sociali Carlo Alfieri. Quindi, seguendo gli incarichi ministeriali, fu prima a Macerata, nel novembre 1905, come incaricato fuori ruolo di materie letterarie nel locale ginnasio, quindi ad Ascoli Piceno, nel dicembre del 1908, come docente straordinario nel Regio istituto tecnico cittadino; poi, si trasferì a Porto Maurizio, l'attuale Imperia, nell'ottobre del 1909, come professore ordinario nel Regio istituto tecnico, mantenendo vivo il contatto con la sua città d'adozione Firenze attraverso la collaborazione con la redazione della rivista Archivio storico italiano.
Nell'ottobre del 1911, per concorso e per titoli, si trasferì all'Istituto tecnico di Venezia. Qui i suoi interessi si spostarono verso la storia contemporanea, in particolare quella dell'Europa orientale. Proseguì la sua carriera di docente prima nel Regio liceo Marco Polo (ottobre del 1912), poi presso il liceo Marco Foscarini, dove rimase dal 1913 al 1918. Durante il soggiorno veneziano scrisse la sua opera più diffusa: Origine ed evoluzione storica delle nazioni balcaniche (Milano 1915). Il suo nuovo indirizzo di studi venne fortemente influenzato dalla situazione politica internazionale. Il primo conflitto mondiale vide Venezia come città di retrovia del fronte italiano e Pernice, già fervente irredentista, si accinse alla produzione di testi utili ad esaltare lo spirito nazionale. Tradusse l'opera di Feitel Livchiz La Russia d'oggi (Milano 1916) e due anni dopo pubblicò il breve saggio Il problema nazionale e politico della Dalmazia (Roma 1918), sulle cause della guerra mondiale. Nelle diciotto pagine che compongono questo contributo se da un lato riconobbe che il principio di nazionalità fosse sacro per tutti i popoli, dall’altro argomentò che la nazione non era la semplice risultanza del numero dei residenti in un determinato territorio, parlanti la stessa lingua o aventi le medesime tradizioni, ma «un ente storico, morale, giuridico» (Pernice, 1918, p. 8).
Il 1° ottobre 1918 Pernice si trasferì al Regio liceo Dante Alighieri di Firenze, dove rimase come professore ordinario di storia fino al 1925. In questo stesso periodo, esattamente nel 1923, ottenne la libera docenza all'università del capoluogo toscano, tenendo la lezione Le origini dello stato della chiesa. Il triennio 1923-1925 rappresentò per lui un periodo di intensa produzione e durante il quale sviluppò un nuovo interesse nei confronti della storia e dell'arte della Romania. Nel 1925 divenne corrispondente in Italia dell'Accademia di Romania per la quale tradusse, nel 1926, il suo stesso articolo La Romania monumentale originariamente in Letture, supplemento mensile del Corriere della sera (1926, fasc. 2, pp.117-124 e comparso con il titolo Romania Monumental, in Academia Romana Anale (XLVI, 1926).
Dal 1925, affermato professore, iniziò la redazione di due manuali di storia: La vita italiana nel Medio Evo e nel Rinascimento (Milano 1929a), che fu adottato dalla seconda classe del ginnasio e Gli imperi del Medioevo (Milano 1929b), per gli studenti del liceo. Il Medioevo fu per Pernice un’età feconda che diede risultati originali. Per lui «l'evoluzione storica del Medioevo» (Pernice, 1929b, p. 20) si compì attraverso l'azione reciproca della tradizione politica e giuridica dell'Impero romano, della Chiesa cristiana, dei popoli latini e dei barbari, a cui diede il nome di componente germanica e che considerò più un fattore di intralcio che propulsivo. Centrale nella sua ottica fu la disgregazione del feudalesimo, contributo della componente germanica, che permise la spinta al rinnovamento della componente latina, che Pernice definì italiana. La sconfitta del feudalesimo ad opera del Comune, permise il ritorno dell’elemento latino e segnò l'inizio del Rinascimento, che non nacque con Giotto o Dante, ma con la fondazione delle prime chiese romaniche, simboli dell'unità cittadina. Lo sviluppo del Comune venne anche considerato come la nascita della prima idea d'Italia, ricollegandosi idealmente in questo modo con tutta la produzione postunitaria che paragonava il Risorgimento alla lotta della Lega lombarda contro l'Impero tedesco.
Dal 1929 al 1937, inoltre, diede il suo contributo all’impresa scientifica più significativa del Regime, l'Enciclopedia italiana, partecipandovi con il titolo di libero docente dell'Università di Firenze. Fu autore di circa 200 voci riguardanti prevalentemente il settore della storia bizantina e quello dell’Oriente balcanico e mediterraneo. Il coinvolgimento nell’Enciclopedia rappresentò il coronamento ed il riconoscimento di tutta la sua carriera di studioso e docente, tenendo conto dello scrupolo con cui Giovanni Gentile aveva disposto i criteri per la selezione dei collaboratori dell’opera. Nel 1927 aveva intanto iniziato l'edizione del Principe di Niccolò Macchiavelli, stampata in prima edizione a Firenze nel 1933 e in seconda nel 1939, l'ultimo importante lavoro scientifico di Pernice, se si esclude la traduzione di un’altra opera di Victor Eftimiu, Akim (Roma 1940). Negli stessi anni si concluse anche la sua carriera di insegnante. Andò in pensione, infatti, nel 1938, dalla sua ultima collocazione come professore di storia e di storia dell'arte al Regio liceo artistico di Firenze dove si trovava dal 1926.
Dopo il secondo conflitto mondiale la sua produzione sostanzialmente cessò. Il suo ultimo intervento nella vita culturale italiana fu nel 1964, quando partecipò a un importante consiglio direttivo dell'Archivio storico italiano di Firenze – di cui era diventato socio ordinario sin dal 1928 – in cui vennero discussi criteri per la riforma della rivista.
Morì a Firenze il 2 novembre del 1972.
Opere: Oltre alle opere già citate nel testo: Tocco, Studi francescani Le Due tribolazioni dell'ordine francescano La questione della Povertà, in Archivio storico italiano, XLVII (1911), pp. 424-427; La Dacia e Roma (Le origini del popolo romeno), in l'Europa orientale, III (1923), n. 1, pp. 1-13; Curtea de Arges e le origini dell'arte rumena in Studi Bizantini, I (1924), pp. 294-309; San Francesco d'Assisi e la crisi religiosa in Italia nel XII secolo, in Rassegna italiana, LXXVI, 1924, pp. 610-615; tra le traduzioni: V. Eftimiu, Prometeo: tragedia in cinque atti, trad. di A. Pernice - S. Marcu, Roma 1925.
Fonti e Bibl.: Firenze, Università di Firenze, Archivio professori, Relazione della Commissione per la libera docenza.
N. Festa, Pernice, Eraclio, in Archivio storico italiano, XXVIII (1906), pp. 452-466; P. Villari, Pernice, Origine ed evoluzione storica delle nazioni balcaniche, in Archivio storico italiano, LXXIII (1915), pp. 157-167.