JACHINO, Angelo
Nacque a San Remo il 24 apr. 1889 da Giuseppe e da Emilia Piccione. Entrato in Accademia navale il 15 ag. 1904 nel corso normale del corpo di stato maggiore generale, fu promosso aspirante guardiamarina il 16 luglio 1907; il 1° dicembre di quell'anno fu nominato guardiamarina e quindi imbarcato sulla nave da battaglia "Regina Margherita", con cui partecipò al soccorso delle popolazioni colpite dal terremoto di Messina del 28 dic. 1908. Sottotenente di vascello il 15 maggio 1910, l'anno seguente prese parte alla guerra italo-turca a bordo della corazzata "Re Umberto". Dal 1911 iniziò anche a pubblicare articoli di carattere tecnico, in particolare nella Rivista marittima.
Tenente di vascello dal 1° maggio 1914, al momento dell'ingresso dell'Italia nella prima guerra mondiale lo J. era imbarcato sulla moderna nave da battaglia "Giulio Cesare", sulla quale rimase fino al 22 giugno 1917. Dopo aver servito per brevi periodi a bordo di altre navi, l'8 maggio 1918 ebbe il comando della torpediniera "66 PN", con la quale prese parte a numerose missioni di guerra operando più volte vicino alle coste orientali dell'Adriatico.
Nel dopoguerra, il 16 maggio 1922 fu nominato comandante del distaccamento della R. Marina in Cina. Il 6 apr. 1924 ebbe il comando della cannoniera "Sebastiano Caboto" che operava sempre in Cina e, notato l'inasprirsi dei disordini nel paese, suggerì l'invio di un corpo di spedizione che fosse in grado di svolgere compiti di polizia internazionale. L'accoglimento della sua proposta portò alla costituzione della divisione navale in Estremo Oriente.
Promosso capitano di fregata il 1° genn. 1926, e rientrato in Italia, dal successivo 2 novembre al 1° luglio 1927 seguì il corso presso l'Istituto di guerra marittima a Livorno, dove poi ebbe modo di insegnare nei due anni seguenti. Il 18 ott. 1929 divenne comandante del caccia "Nembo" e dell'omonima squadriglia e, dopo altri imbarchi, dal 1° maggio 1931 al 26 luglio 1934, fu addetto navale a Londra, ottenendo, il 22 febbr. 1932, il grado di capitano di vascello. Promosso contrammiraglio il 17 ag. 1936, nel 1937 operò nelle acque spagnole e il 1° genn. 1938 divenne ammiraglio di divisione.
Continuando la sua attività di pubblicista, nell'introduzione all'Almanacconavale del 1938, lo J., allineandosi a quanto sostenuto dal capo di stato maggiore, scrisse che la Marina non aveva necessità di portaerei.
Come comandante della divisione Navi scuola e dell'Accademia navale non favorì gli studi per realizzare il radar (chiamato allora radiotelemetro) che il prof. U. Tiberio stava portando avanti presso tale istituto. Nella primavera del 1939 prese parte all'occupazione dell'Albania imbarcato sull'incrociatore "Giovanni dalle Bande Nere". Il 16 sett. 1939 fu nominato ammiraglio di squadra e, dopo l'entrata in guerra dell'Italia, il 26 luglio 1940 ebbe il comando della 2ª squadra, alzando la sua insegna sull'incrociatore pesante "Pola".
Con questo comando tra il 31 agosto e i primi di settembre 1940 prese parte al contrasto dell'operazione Hats, condotta dai Britannici per potenziare le proprie forze navali nel Mediterraneo. Il 27 novembre partecipò allo scontro di capo Teulada e, durante il combattimento, ordinò di prendere a rimorchio il cacciatorpediniere "Lanciere" che, colpito dagli Inglesi, aveva le macchine in avaria, riuscendo a farlo rientrare a Cagliari.
Il 10 dicembre lo J. divenne comandante in capo della squadra navale; in occasione del bombardamento navale di Genova, avvenuto il 9 febbr. 1941, non fu in grado di intercettare le forze britanniche che lo avevano eseguito.
Pianificata una scorreria nelle acque di Creta per attaccare il traffico mercantile avversario, la mattina del 28 marzo lo J. si scontrò, vicino a Gaudo, con un gruppo di incrociatori britannici e, nonostante le forze italiane fossero superiori, non arrecò danni all'avversario, il quale riuscì, invece, a danneggiare la corazzata "Vittorio Veneto", dove lo J. era imbarcato, e a immobilizzare l'incrociatore "Pola". Nonostante fosse informato della presenza di un'ingente formazione navale britannica, volle tentare il rimorchio di quest'ultimo, inviando in soccorso due incrociatori e quattro caccia. La sera dello stesso 28 marzo, vicino a Matapan, tali unità furono intercettate dal nemico e, nello scontro che seguì, da cui gli Inglesi uscirono quasi indenni, vennero affondati i caccia "Vittorio Alfieri" e "Giosuè Carducci" e gli incrociatori "Fiume", "Zara" e infine anche il "Pola", provocando la morte di oltre 2300 membri degli equipaggi.
Nonostante questa sconfitta, la peggiore subita dalla R. Marina, lo J. mantenne il suo incarico. Dopo aver partecipato ad altre azioni minori, nel dicembre 1941 ebbe il comando delle forze navali italiane impegnate nella prima battaglia della Sirte, riuscendo a garantire l'arrivo di un convoglio in Libia ma non a impedire, nonostante fosse anche in tale occasione dotato di forze superiori a quelle dell'avversario, che gli Inglesi in contemporanea rifornissero Malta. Lo J. manifestò di nuovo eccessiva prudenza nel corso della seconda battaglia della Sirte, nel marzo 1942, sebbene il suo compito fosse limitato all'intercettazione di un convoglio britannico diretto a Malta, il quale subì perdite solo per l'intervento di aerei tedeschi.
Il 6 apr. 1942 fu nominato ammiraglio di squadra designato d'armata e, poco più di due mesi dopo, prese parte alla Battaglia di mezzo giugno. Il 5 apr. 1943 lasciò il comando della flotta e il giorno successivo divenne ammiraglio d'armata; per pochi mesi fu anche membro del Comitato ammiragli e presidente del Comitato superiore di coordinamento per i progetti tecnici. Collocato in posizione ausiliaria nel 1945, lo J. fece ricorso e riprese servizio tre anni dopo; non gli fu, tuttavia, permesso di assumere l'incarico di presidente del Consiglio superiore delle Forze armate, che gli sarebbe spettato per legge. Fu nuovamente messo in posizione ausiliaria il 24 apr. 1954 ed ebbe il congedo assoluto il 25 apr. 1962.
Lo J. morì a Roma il 3 dic. 1976.
Fra le decorazioni che lo J. ottenne durante la sua lunga carriera sono da annoverare una medaglia d'argento di 1ª classe per lavori scientifici utili per la R. Marina e due medaglie d'argento al valor militare.
Dopo la guerra aveva ripreso l'attività di pubblicista e, nonostante le posizioni da lui assunte in passato, in questa veste lamentò che l'Italia, nel corso dell'ultima guerra, non avesse avuto portaerei né, per buona parte del conflitto, radar. Fra i suoi numerosi articoli e libri, scritti soprattutto per illustrare le battaglie cui aveva partecipato e giustificare le decisioni prese, ricordiamo: Gaudo e Matapan. Storia di un'operazione della guerra navale nel Mediterraneo (27-28-29 marzo 1941), Milano 1946; Le due Sirti. Guerra ai convogli in Mediterraneo, ibid. 1953; Operazione mezzo giugno. Episodi dell'ultima guerra sul mare, ibid. 1955; La sorpresa di Matapan, ibid. 1957; Tramonto di una grande marina, ibid. 1959; Il punto su Matapan, prefaz. di G. Fioravanzo, ibid. 1969 (2ª ed. riv. e ampl., ibid. 1970).
Fonti e Bibl.: Roma, Ministero della Difesa, Arch. dell'Ufficio storico della Marina militare, Biografie ufficiali, b. H-I 15, f. 2, sottofasc. 2; F. Leva, Storia delle campagne oceaniche della R. Marina, IV, Roma 1960, pp. 446-451, 460; La Marina italiana nella seconda guerra mondiale, IV, G. Fioravanzo, Le azioni navali in Mediterraneo dal 10 giugno 1940 al 31 marzo 1941, Roma 1970, pp. 64, 188, 195, 265, 271-276, 278, 280, 283-286, 303, 307 s., 346-350, 352, 360-370, 372, 376, 378-380, 392-401, 404, 406-413, 415-420, 424, 426-437, 441, 443, 445-455, 464, 466, 480 s., 484, 488-495; V, Id., Le azioni navali in Mediterraneo dal 1° apr. 1941 all'8 sett. 1943, ibid. 1970, pp. 9, 12, 14 s., 22-24, 26-28, 37-39, 44-49, 59, 61 s., 126, 156, 159, 161-163, 167-172, 174-180, 183 s., 189, 192, 195, 197, 200 s., 203-206, 211-214, 237 s., 241, 255, 281-290, 292-309, 312 s., 315-326, 333-338; G. Galuppini, L'Accademia navale, 1881-1981, Roma 1981, pp. 63, 71; A. Santoni, Il vero traditore…, Milano 1981, pp. 21, 72-74, 77-79, 81 s., 87, 98, 102, 137-139, 151, 273; Id., La seconda battaglia navale della Sirte, Roma 1982, pp. 25 s., 28 s., 32, 36-41, 43, 45, 47-58, 70, 73, 81 s.; Id., Da Lissa alle Falkland. Storia e politica navale dell'Età Contemporanea, Milano 1987, pp. 20, 169, 180, 183, 185, 188-190, 192 s., 202, 231, 233, 235-237; G. Giorgerini, Da Matapan al Golfo Persico. La Marina militare italiana dal fascismo alla Repubblica, Milano 1989, pp. 126, 290, 292, 301, 342, 348, 388, 443, 487, 494-496, 501, 524-527, 560, 590; O.O. Miozzi, Ordine militare d'Italia, Roma 1991, pp. 239, 250; A. Fraccaroli, J. e il tormento di Matapan, in Storia militare, I (1993), 1, pp. 11-14; M. Gemignani, La seconda battaglia della Sirte, in Panorama Difesa, XII (1993), 104, pp. 74-78; Id., Le operazioni aeronavali a Malta nel marzo del 1942 e i contrasti dell'Asse, in Arch. stor. italiano, CLI (1993), 557, pp. 649, 652, 654, 658 s., 662 s., 666 s.; M. Zamorani, Un brindisi per Matapan, Trento 1993, pp. 9, 18, 21-24, 26-30, 39, 45, 53, 56 ss., 65-72, 76, 78-84, 87, 90, 92 s., 98 s., 112-116, 118, 122 s., 125, 127 ss., 132 s., 135, 149, 151, 160, 162, 164-167, 169, 187, 198 ss., 202, 205, 208 s., 232; A. Santoni, Storia e politica navale dell'Età Contemporanea, Roma 1993, pp. 191, 211, 213, 215, 217 s., 228-231, 285 s.; M. Gemignani, 17 dic. 1941. Prima Sirte, in Storia militare, V (1997), 44, pp. 6 ss., 11-16; F. Fulvi - G. Manzari - T. Marcon et al., Le fanterie di marina italiane, Roma 1998, pp. 149 s., 189; F. Mattesini, L'operazione Gaudo e lo scontro notturno di Capo Matapan, Roma 1998, pp. 7, 14 s., 17, 19, 26, 29, 41, 43 s., 46, 58 s., 61, 63, 66, 68 s., 71, 73-75, 85, 87-89, 92, 95 s., 98 s., 101, 103-105, 122, 127, 130, 132-134, 138-141, 145-147, 153 s., 157 s., 163, 167, 170-175, 177-179, 181-185, 187-201, 203-205, 207-209, 213 s., 221, 224 s., 228, 240, 243, 248, 264, 270, 277-280, 283-288; O.O. Miozzi, Le medaglie d'argento al valor militare, I, Roma 1999, p. 340; II, ibid. 2001, p. 375; G. Giorgerini, La guerra italiana sul mare, Milano 2001, pp. 20, 32, 34, 40, 45, 66 s., 69, 104, 110, 114-116, 121, 151, 178, 194 s., 204 s., 209, 231-234, 236 s., 239-241, 244-248, 252, 255-257, 259-262, 265-268, 270, 274, 279 s., 284 s., 287, 289, 291-307, 310 s., 314-322, 328, 330, 332-335, 339, 342-345, 352-356, 358-362, 367, 371 s., 374-377, 384, 394, 403, 410, 488, 496, 502-504, 511, 513-515; A. Rastelli, La portaerei italiana. Cento anni di dibattiti e progetti, Milano 2001, pp. 134, 136 s., 148.