GIUSTINIANI, Angelo
Figlio di Francesco, della famiglia patrizia genovese dei Giustiniani di Chio, e di una Francischetta, nacque nel 1520 sull'isola di Chio. Prese i voti francescani nell'Ordine dei frati minori dell'Osservanza, entro il quale si distinse presto come fine teologo, predicatore e conoscitore delle lingue greca, latina, italiana, ebraica e francese. Trasferitosi in Italia, insegnò teologia a Genova e a Padova, compiendo, intorno al 1561, una missione in Francia, durante la quale disputò, alla presenza del re Carlo IX, contro alcuni esponenti della dottrina calvinista. A Torino divenne confessore, elemosiniere e consigliere intimo del duca Emanuele Filiberto e visse più anni nel convento francescano di S. Tommaso, dove, in omaggio alle sue origini, era noto come "il Greco".
Nel 1563 fu eletto definitore generale e inviato come teologo al concilio di Trento. Lo stesso anno, dopo delicate trattative fra il duca sabaudo e papa Pio IV, a cui partecipò anche il G., la sede arcivescovile di Torino venne assegnata al cardinale Iñigo d'Avalos, già cancelliere del Regno di Napoli, appartenente alla famiglia dei marchesi di Pescara e del Vasto. Nel 1564 Emanuele Filiberto, che aveva osteggiato la nomina del cardinale d'Avalos (il quale, peraltro, lasciò presto l'incarico, senza avere, di fatto, mai posto piede a Torino), ottenne un parziale successo, riuscendo a far nominare arcivescovo il fido Girolamo Della Rovere; fallì, invece, il tentativo del duca di far nominare il G. nell'importante diocesi di Mondovì. Protagonista di una delicata fase politica, diviso fra il problema della definizione dei rapporti giurisdizionali verso la S. Sede e la lotta ai gruppi di seguaci della Riforma protestante presenti in Piemonte, Emanuele Filiberto poteva contare, in quegli anni, sul sostegno del proprio confessore, il quale, scrivendo nel gennaio del 1564 al cardinale G. Morone, giudicava il suo principe "religiosissimo" e di "ottima volontà".
Il 13 ott. 1568 il G. fu nominato vescovo di Ginevra, succedendo a François de Bachod. Nel maggio 1569 stabiliva la sua residenza nella piccola città di Annecy, in Savoia, dove i vescovi della Chiesa cattolica (pur continuando a farsi chiamare vescovi e principi di Ginevra, città ormai conquistata dalla Riforma di Calvino) avevano e avrebbero di lì in poi scelto di porre la loro sede. La permanenza del G. in Savoia durò dieci anni, fino a quando, incalzato dal successo dei protestanti e afflitto da una salute sempre più cagionevole, rinunziò al vescovato.
Nel 1571 il G. aveva convocato un sinodo, tentando di estendere alla sua diocesi i decreti del concilio Tridentino. La forte opposizione del clero locale e del Senato di Savoia gli aveva impedito, tuttavia, di pubblicare tempestivamente i canoni riguardanti le nuove norme sulla disciplina ecclesiastica: il capitolo della cattedrale, geloso degli antichi privilegi, difendeva, infatti, il diritto ad avere giurisdizione propria, nominando ufficiali distinti dai rappresentanti della diocesi. Lo scontro tra il vescovo e il capitolo durò all'incirca cinque anni, fino a quando il G. riuscì a introdurre anche ad Annecy il breviario e il messale approvati a Trento.
Nel 1574 il G. fu chiamato a Torino da Emanuele Filiberto a recitare, in presenza degli ambasciatori stranieri, l'orazione funebre in onore della duchessa Margherita di Francia. Lo stesso anno il duca gli vendette una rendita che potesse consentire di pagare le spese di studio a dieci scolari francescani presso l'ateneo di Parigi.
Nel 1578, scoraggiato dalle tensioni interne alla sua diocesi e ormai sofferente di gotta, il G. decise di cedere il mandato vescovile a un giovane benedettino, Claude de Granier, già priore di Talloire.
Ritiratosi a Genova, il G. vi morì il 22 febbr. 1596.
Noto per aver posseduto una ricca e varia biblioteca, particolarmente fornita di testi greci, lasciò diversi scritti inediti, fra cui dei Commentarii in quaedam capita sancti Ioannis, molti Sermones e opere in versi.
Fonti e Bibl.: Lettere degli anni del vescovato ginevrino sono conservate presso l'Archivo general de Simancas (tra l'altro, Stato di Milano, leg. 1224, mod. 467: lettera del G. a don Jorge Manriquez de Vargas y Valencia, 18 giugno 1569); Arch. di Stato di Torino, Corte, Protocolli ducali, vol. 236, cc. 140-142 (3 sett. 1574: sui rapporti fra il G. ed Emanuele Filiberto); Nunziature di Savoia, a cura di F. Fonzi, I, Roma 1960, p. 119; A. Oldoini, Athenaeum Ligusticum, Perusiae 1680, pp. 34 s.; F. Pingone, Augusta Taurinorum, in Thesaurus antiquitatum et historiarum Italiae, IX, parte 1, Lugduni Batavorum 1723, col. 57; L. Cramer, La seigneurie de Genève et la maison de Savoie de 1559 à 1603, Genève-Paris 1912, I, pp. 188 s.; II, pp. 231 s.; F. Maccono, La parrocchia e il convento francescano di S. Tommaso in Torino, Casale Monferrato 1931, pp. 140-142; M. Rosso - M.F. Mellano, La Controriforma nell'arcidiocesi di Torino 1558-1610, Città del Vaticano s.d. [ma 1957], p. 85; La diocèse de Genève-Annecy, a cura di H. Baud, Paris 1985, pp. 105, 304; P. Peano, G., A., in Dict. d'hist. et de géogr. ecclésiastiques, XXI, Paris 1986, coll. 74 s.; P.P. Merlin, Emanuele Filiberto. Un principe tra il Piemonte e l'Europa, Torino 1995, pp. 238, 258; G. van Gulik - C. Eubel, Hierarchia catholica, III, Monasterii 1923, p. 218.