CANINI, Angelo
Nacque nel 1521 ad Anghiari (Arezzo), di dove gli provenne l'epiteto "Anglar(i)ensis" che lo designa costantemente nei titoli delle sue opere.
Il C. si dedicò fin dalla prima giovinezza allo studio del latino e del greco e delle lingue orientali, in cui fu considerato la massima autorità del suo tempo. Insegnò, come sembra, a Venezia, Padova, Bologna e Roma. Il primo documento della sua attività di studioso e maestro ("meorum studiorum primis fructus" si legge nella prefazione) fu la traduzione, eseguita "per esortazione degli amici", del libro II del De anima di Alessandro di Afrodisia, che il C. pubblicò nel 1546 a Venezia presso H. Scotus dedicandola a un illustre patrono, il nobile veneziano Bernardo Salviati. Tale traduzione si basa probabilmente sull'edizione aldina di Alessandro (cfr. I. Bruns, Supplementum Aristotelicum, II, 1, Berlin 1887, p. XIV). Nello stesso anno il C. tradusse anche il De mixtione di Alessandro (valendosi dell'aldina o di un ms., cfr. Bruns, cit., II, 2, ibid. 1892, pp. XXXVIII s.) e il commento di Simplicio al Manuale di Epitteto.
Il De anima fu riedito con il De mixtione a Venezia nel 1549, 1555 e 1559, da solo a Zurigo nel 1824 (dall'Orelli); il commento di Simplicio a Venezia nel 1569.
Ancora a Venezia il C. pubblicò nel 1548 le Aristophanis comoediae undecim, multis metris corruptis mendisque plurimis purgatae.
Nella prefazione (in greco) il C. si rivolge in forma epistolare ai giovani "amanti del greco e desiderosi di apprendere", dicendo di aver voluto approntare per le esigenze dei loro studi un testo il più corretto possibile. Raccogliendo l'invito dell'editore Giovanni Grifio, il C. "guarì molte ferite", limitandosi a "contrassegnare con un asterisco i passi insanabili". Dalla sua affermazione che egli non ebbe "la possibilità di utilizzare un ms. antico" si può dedurre che ristampò un'edizione precedente collazionandola forse con qualche ms. recenziore e liberandola dagli errori più vistosi. Il C. si riprometteva di aggiungere al testo un commentario esplicitativo, ma, come ci informa il Grifio in una nota alla fine del volume (c. 279v), ne fu impedito da un lungo viaggio e da pressanti impegni. L'edizione del C., ispirata a un sano criterio conservatore, è molto importante per la costituzione del testo di Aristofane. Essa fu ripubblicata a Lione ancora nel 1548 con una breve appendice in cui si spiega il metodo seguito nelle emendazioni.
Dall'Italia il C. passò in Spagna dove si trattenne almeno per cinque anni continuando il suo insegnamento, non sappiamo però in quali città. Di qui si spostava saltuariamente anche in Francia, e in occasione di uno di questi viaggi, fatto in compagnia del religioso Simon Guichard, fu preso sotto la protezione di Guillaume du Prat, vescovo di Clermont. Costui fece in modo che il C., avendo voluto nel 1503 partire per Parigi, venisse ospitato nel Collège des Italiens. Nel 1554 il C. pubblicava a Parigi presso Stefano il suo primo lavoro sulle lingue orientali, dedicandolo al vescovo du Prat: Institutiones linguae syriacae, assyriacae atque thalmudicae, una cum aethyopicae atque arabicae collatione, riedita nello stesso anno con l'aggiunta di una Novi Testamenti multorum locorum historica enarratio.
Le Institutiones sono una delle prime (se non la prima) grammatiche delle lingue orientali che siano state stampate. In essa il C. espone l'ingenua teoria che da una lingua ebraica originaria siano derivati siriaco, arabo ed etiopico, greco con le sue quattro distinzioni dialettali, latino e lingue romanze. Nella Enarratio, ristampata in seguito ad Anversa nel 1600 con il titolo De locis S. Scripturae hebraicis A. C. commentarius, il C. si propone di spiegare etimologicamente passi del Nuovo Testamento in cui compaiono termini ebraici. Di questa opera si ha una terza ediz. a Londra (1660): Disquisitiones in loca aliquot Novi Testamenti obscuriora (in Critici Sacri, VII, London 1660, pp. 211 ss.).
A Parigi il C. tenne pubblico insegnamento (non però all'università o almeno non con un carico ufficiale, come si induce dal silenzio di C. E. De Boulay, Historia Universitatis Parisiensis, Paris 1665-73, che non lo nomina tra i professori di quella). Dei suoi discepoli il più importante sembra essere stato l'ungherese Andrea Dudith (Dudithius), noto anche come pittore. Nel 1555, passato al Collège de Cambrai, il C. fece stampare presso il Morel il più ampio dei suoi lavori grammaticali, l''Ελληνισμός, in cui "quicquid vetustissimi scriptores de Graecae linguae ratione praecipiunt… facili metodo exponitur".
L'opera è dedicata a un giovane patrizio veneto, Matteo Priuli, ed è preceduta da un epigramma latino del C. e da uno del Dudith, in cui il maestro viene definito "Musarum praesidium et columen". Nella prefazione il C. dice di aver concepito l'opera nell'estate del 1554 "cum… Lutetia exissemus", allo scopo di far gustare meglio al lettore "la dolcezza dei poeti greci" e di metterlo in grado di coglierne anche le sfumature dialettologiche, ma afferma nel preambolo, rivolto "agli studiosi di greco", di essersi dedicato a un lavoro del genere "iam inde a puerizia".
Nella compilazione della sua grammatica il C. segue un indirizzo descrittivo-fraseologico e procede sincronicamente per accostamento analogico di fenomeni linguistici. In omaggio alle sue teorie glottologiche, l'ebraico è la lingua più antica e primigenia. L'opera si divide in morfologia, prosodia, analisi delle parti del discorso e sintassi dei casi. L''Ελληνισμός fu ripubblicato a Parigi nel 1578 con l'aggiunta di un indice ad opera dell'Hauboës, a Londra nel 1613, ad Amsterdam e a Leida nel 1700 con correzioni e aggiornamenti di Thomas Crenius. Nonostante le accuse che furono mosse al C. dallo Scaligero, di aver utilizzato la grammatica greca del Vergara, l''Ελληνισμός è opera fondamentale per la storia dell'insegnamento del greco nel sec. XVI, e secondo critici moderni servì a introdurre in Francia il sistema erasmiano di pronuncia del latino e del greco.
Divenuto famigliare del vescovo du Prat, il C. passò al suo seguito e, stando a una notizia riportata per primo dal De Thou (p. 593), morì in Alvernia nel 1557.
Alcuni biografi pongono la sua morte a Parigi, altri ancora a Siviglia. Anche sulla sua vera età vi è discordanza, ma non meritano molto credito le fonti che gli attribuiscono ora 46, ora 49 anni di vita. Fu suo continuatore il nipote Girolamo Canini figlio del fratello Gualtieri, autore di una traduzione di Tacito (Venezia 1618).
Fonti e Bibl: La lettera di dedica, premessa alla traduzione del De anima di Alessandro, è esaminata criticamente da F. E. Cranz, The Prefaces to De Anima, in Proceedings of the American Philosophical Society, CII (1958), p. 518. Per le traduzioni da Alessandro e Simplicio cfr. Id. Catalogus translationum et commentariorum, I, Washington 1960, pp. 86, 113. Per le edizioni di Aristofane cfr. J. G. Th. Graesse, Trésor de livres rares et précieux, I, Dresden 1859, p. 206; M. E. Cosenza, Dictionary of the Italian Humanists, I, Boston, Mass., 1962, pp. 820 s. Cfr. inoltre I. A. Thuanus, Historiarum sui temporis libri..., I, Genève 1626, p. 593 (ad annum 1557); P. Bayle, Dictionnaire historique et critique, I, Rotterdam 1715, pp. 808-810; G. Joechler, Allgemeines Gelehrten-Lexicon, I, Leipzig 1750, p. 1623; G. Tiraboschi, Storia d. lett. ital., VII, Firenze 1812, pp. 1062 s.; F. Inghirami, Storia della Toscana, XII, Fiesole 1843, p. 375; F. A. Eckstein, Nomenclator philologorum, Leipzig 1871, p. 79; B. Heurtebize, in Dictionnaire de la Bible, II, Paris 1895, coll. 131 s., s. v.; Encicl. Cattol., III, col. 527; F. E. Cranz, Catalogus..., I, p. 87. L'importanza del C. quale studioso di lingue orientali è sottolineata di recente da K. H. Dannenfeldt, The Renaissance Humanists and the Knowledge of Arabic, in Studies in the Renaissance, II (1954), pp. 96-117. Riguardo αλλ᾿῾Ελληνισμῂς cfr. H. Hallam, Introduction to the Literature of Europe, I, London 1854, p. 493; J. E. Sandys, A history of classical scholarship, II, Cambridge 1908, p. 159.