ANFITRITE ('Αμϕιτρύτη, Amphitrīte)
Divinid marina, il cui nome, etimologicamente non chiaro, va collegato con altri, nei quali apparisce l'elemento τριτ (Tritone, Palude Tritonide, Tritogenea, ecc.), indicante forse la "corrente". Probabilmente era una delle divinità preelleniche del mare, che, quando i Greci penetrarono nella penisola ellenica, venne accolta da essi, ma ebbe un posto di secondaria importanza. Così si spiega come Omero nell'Iliade non sembri conoscerla, e nell'Odissea ne parli soltanto come di una personificazione dell'elemento marino, senza una vera e propria figura. Allo stesso modo A. è concepita in maniera puramente allegorica in molta parte della poesia greca e latina. Per conseguenza è tarda la sua identificazione con una delle Nereidi o delle Oceanine, fatta in epoca nella quale si cercò di mettere ordine tra i varî dei accolti nel complesso delle credenze e della religione dei Greci.
Si narrava che il dio Posidone, dopo aver veduta Anfitrite danzare nell'isola di Nasso fra le sue sorelle, la rapì e la fece sua moglie; e come tale apparisce costantemente nelle tradizioni poetiche e, quasi sempre, nelle rappresentazioni dei monumenti figurati (vedi figura 1).
Una bella leggenda narrava che, volendola Posidone prendere in moglie, Anfitrite gli si sottrasse con la fuga e si rifugiò nella profondità del mare, dove un delfino riuscì a rapirla e a condurla al dio, il quale, per riconoscenza, collocò il delfino fra gli astri. Ad Anfitrite e Posidone si attribuiscono molti figli, fra cui, specialmente Tritone e Rodo. Anfitrite ebbe in varie città greche onore di culto insieme col dio del mare, e veniva raffigurata come regina, o sopra un carro marino, o sopra animali marini. Celebre fu il dono votivo fatto collocare da Erode Attico nel tempio di Posidone sull'Istmo di Corinto, in cui si vedevano A. e Posidone su di una quadriga, accanto alla quale si trovavano Tritone, Palemone, le Nereidi, i Dioscuri, Galene (cioè la personificazione della calma del mare) e altre divinità marine.
Fonti: Hesych., s. v. τριτώ; Hes., Th., 243, 930 seg.; Apollod., I, ii; cfr. I, 8, I, 28; Hom., Od., III, 91 con gli scolî di Eustazio; Catull., 64, 11; Ovid., Met.,1, 14; Eratosth., Catast., 31; Hygin., Poet. astr., II, 17; Paus., II,1, 7 seg. col commento di Hitzig-Blümner.
Bibl.: Stoll, in Roscher, Lexikon, s. v.; Wernicke, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., s. v.; Gruppe, Gr. Myth., 1143 seg.; Preller-Robert, Gr. Myth., 4ª ed., I, p. 596 segg.; Dressler, Triton und die Tritonen, Wurzen 1892-93; pei monumenti figurati p. es. Overbeck, Kunstmyth. Poseidon, p. 350 segg. ed atlante, tav. XIII.