WARHOL, Andy
Pittore, nato a Filadelfia l'8 agosto 1930. Studia al Carnegie Institute of Technology di Pittsburgh. A New York inizia l'attività come disegnatore pubblicitario; verso l'inizio degli anni Cinquanta datano le sue prime ricerche pittoriche. Accanto all'attività pittorica dal 1962 svolge ricerche nel campo cinematografico, settore a cui si dedicherà quasi esclusivamente a partire dal 1967. Nella sua prima personale, del 1952, a New York W. presenta una serie di disegni dedicati a Truman Capote; nel 1964, in concomitanza col diffondersi della pop art, la sua opera viene presentata contemporaneamente da L. Castelli a New York, alla galleria Sonnabend a rarigi e alla galleria Sperone a Torino. Nel 1965 è ormai uno degli artisti più noti della generazione pop: sono di quest'anno numerose personali in gallerie europee e americane. Nel 1966 espone all'Institute of Contemporary Art a Filadelfia, nel 1968 allo Stadelijk Museum di Amsterdam e al Moderna Museet di Stoccolma, nel 1970 al Museum of Contemporary Art di Chicago e al Museo d'Arte Moderna di Parigi, e nel 1971 alla Tate Gallery di Londra. Fin dalle sue prime opere W. mostra la propria preferenza per una tecnica espressiva impersonale e "fredda", di cui farà il motivo centrale della propria poetica. Da qui l'uso di tecniche industriali quali il fotomontaggio e la serigrafia, nonché lo stesso stile di lavoro dove la tecnica assume un ruolo essenziale, nel suo grande laboratorio newyorkese (the factory). Nascono da questa tecnica le varie serie dei "divi" (Marilyn, Marlon Brando, Liz), prodotti di consumo proposti con feroce freddezza; e la famosa Campbell Soup (1962), definita "la Gioconda del XX° secolo". Inizia in questo periodo la serie dei suoi drammatici e glaciali reportages sui vari aspetti della violenza sociale (Race Riot, Electric Chear), della brutalità del quotidiano (serie degl'incidenti stradali), della banalità della poesia massificata (serie dei Fiori). Salvo in quest'ultimo caso, in cui l'elemento cromatico è presente e assume un valore demistificatorio, le grandi tele servono da riporto a immagini in serigrafia a monocromo, variando unicamente talora il colore del supporto. A partire dal 1966 inizia una serie di ricerche con tecniche diverse (per es. Clouds o giganteschi cuscini di alluminio plastificato); ma specialmente si dedica sempre più alla produzione cinematografica. Vedi tav. f. t.
Bibl.: J. Coplans, Andy Warhol, New York 1965; R. Crone, Andy Warhol, Londra 1970; P. Gidal, Andy Warhol: films and Paintings, New York 1971; R. Crone, W. Wiegand, Die revolutionäre Ästhetik Andy Warhols, Darmstadt 1972; R. Crone, Andy Warhol. Das zeichnerische Werk, Stoccarda 1976; E. Billeter, Andy Warhol. Ein Buch zur Austellung in Kunsthaus Zürich, Berna 1978.