Mistico polacco (Antoszwińcie, Vilnius, 1799 - Zurigo 1878). Il suo nome è legato al moto religioso Opera di Dio, con il quale egli annunciò (1840) ai compatrioti l'avvento di un'epoca nuova, cui corrispondeva un rinnovato dovere religioso, l'adempimento cioè della parola del Cristo in ogni manifestazione della vita; non le rivoluzioni ma l'intima rigenerazione di individui e di popoli poteva suscitare la forza spirituale che avrebbe liberato la patria oppressa.
Studiò all'univ. di Vilnius ove esercitò la magistratura. Le vicende della sua vita sono strettamente legate alla diffusione del moto L'Opera di Dio. Questo ebbe larga eco tra i Polacchi esuli e delusi dagli insuccessi delle insurrezioni: vi aderirono, attratti anche dalla singolare personalità di T., i poeti A. Mickiewicz, J. Słowacki e S. Goszczyński, patrioti e politici. Lo seguirono discepoli francesi e italiani: tra questi ultimi il mazziniano esule in Svizzera G. Scovazzi, T. Canonico, A. Begey (che ne raccolse documenti e memorie); vi s'interessarono con simpatia G. Bonomelli e A. Fogazzaro. La destra clericale polacca denunciò T. come eretico, i democratici non gli perdonarono l'atteggiamento fraterno verso i Russi e la sfiducia nelle insurrezioni, infine la polizia lo espulse dalla Francia. Andò a Bruxelles e nel 1843 a Roma, poi in Svizzera: Mickiewicz frattanto dedicava i suoi ultimi due corsi di letteratura slava al Collège de France all'illustrazione del pensiero di Towiański. Rientrato a Parigi nel 1848, fu imprigionato: liberato dopo tre mesi, in seguito alle proteste di Polacchi e Francesi, si stabilì in Svizzera.
La massima parte della sua opera, pubblicata a Torino nel 1882 (Pisma A. T. "Scritti di A. T."), è costituita dalle note, raccolte dai suoi stessi interlocutori o dai discepoli.