ANDRONICO di Rodi
Filosofo peripatetico del sec. I a. C., decimo scolarco dopo Aristotele. Sotto la sua direzione, la scuola peripatetica iniziò il periodo della sua attività filologica. A. si dedicò infatti soprattutto a un'opera di raccolta, ordinamento e revisione testuale degli scritti di Aristotele e di Teofrasto: e la disposizione da lui data, dal punto di vista del contenuto, alle opere aristoteliche in un'edizione che ne curò, è sostanzialmente quella conservatasi poi immutata nella tradizione. Specialmente interessante, in essa (come del resto anche nell'ordine dell'insegnamento filosofico), il primo posto dato alle dottrine logiche, concepite già decisamente come strumento (ὄργανον, organum) della conoscenza scientifica. E alla logica pare si sia limitato il lavoro di elaborazione filosofica di A., e in ogni modo soltanto a proposito di questioni affatto particolari.
Due scritti sono stati falsamente attribuiti, dalla tradizione, ad A. Il primo, Περὶ παθῶν (Sulle affezioni: la prima parte edita dal Kreuttner, Heidelberg 1884; la seconda, che è una rielaborazione del Περὶ ἀρετῶν καὶ κακιῶν, De virtutibus et vitiis, dello pseudo-Aristotele, edita dallo Schuchhardt, Darmstadt 1883) è probabilmente la compilazione di un eclettico di età imperiale. L'altro scritto, attribuito anche a Eliodoro di Prusa, è una parafrasi dell'Etica Nicomachea di Aristotele, dimostrato falsificazione di Costantino Paleocappa (sec. XVI).
Bibl.: F. Littig, A. von Rhodos, in tre parti, Monaco 1890, Erlangen 1894 e 1895; Gercke, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., I, Stoccarda 1894, coll. 2164-2167; F. Uebergweg, Grundriss d. Gesch. d. Philos., I, 12ª ed., Berlino 1926, pp. 557, 559, e 176 dell'appendice bibliografica.