TORRESANI, Andrea
– Nacque intorno al 1695, a Brescia o nelle vicinanze, da Antonio (risulta sconosciuta, invece, l’identità della madre). La data si ricava dal registro dei morti della chiesa dei Ss. Nazaro e Celso di Brescia, nel quale si legge che morì il 7 aprile 1728 all’età «d’anni 33 incirca» (Brambilla Ranise, 2000, p. 42).
Dopo aver frequentato per qualche tempo a Brescia la bottega di Antonio Aureggio, un paesaggista legato ai modi del Cavalier Tempesta, completò la propria formazione trasferendosi a Venezia, dove seguì le lezioni dell’Accademia del nudo (Guarienti, 1753, p. 50). Arrivato in laguna all’inizio del secondo decennio del Settecento, vi restò per cinque anni, affermandosi soprattutto come disegnatore. Zaccaria Sagredo, il più autorevole collezionista d’arte del luogo, gli commissionò un centinaio di vedute a penna e ad acquerello; e altrettante, a penna, ne preparò per Pietro Guarienti (ibid.; Binion, 1983, p. 396).
Un’idea di come dovevano essere questi fogli ci viene offerta dal libro di vedute conservato al Musée Condé di Chantilly, un tempo di proprietà dei nobili veneziani Pisani di Santo Stefano.
Abbandonata Venezia, Torresani rientrò a Brescia. Qui, pur continuando a dedicarsi prevalentemente alla pittura di paesaggio, «fece un libro di ritratti de’ più famosi musici, cantatrici e suonatori di quel tempo, disegnati a penna ed acquarella» (Guarienti, 1753, p. 51). L’opera, oggi irreperibile, fu acquistata dal sacerdote bresciano Francesco Valdalba, collezionista d’arte e musicista dilettante. Nello stesso periodo Torresani strinse amicizia con Gaudenzio Botti, artista locale specializzato nella raffigurazione di interni domestici, e realizzò dipinti in collaborazione con il pittore animalista Giorgio Duranti.
Verso il 1720 si trasferì a Milano, dove iniziò per lui una fase di carriera particolarmente felice. La nobiltà dimostrò di apprezzare fin da subito le sue opere e il numero dei committenti andò progressivamente aumentando. A partire dai primi mesi del 1721, inoltre, si trovò a lavorare per Girolamo di Colloredo-Mels, il governatore dello Stato di Milano, e per alcune personalità legate, da vincoli di parentela o da rapporti istituzionali, a questo importante uomo politico (Raccolta di lettere sulla pittura..., 1764, pp. 32-34). Paesaggi, vedute, ritratti, animali: per accontentare la clientela, si diede da fare su svariati fronti. A questo periodo risalgono quasi certamente i due dipinti, già in collezione Pozzobonelli, oggi al Museo diocesano di Milano, a lui assegnati sulla base di un inventario steso nel 1802 da Andrea Appiani e Alessandro Belinzaghi e confermati grazie al confronto con il Paesaggio con torrente, pastori e mucche del Prado (Bona Castellotti, 1991, pp. 105, 111; Bianchi, 1999), e il Gruppo di popolani, a matita nera con lumeggiature a gessetto su carta grigia, oggi al Gabinetto dei disegni del Castello Sforzesco.
Nel corso degli anni passati a Milano, Torresani si tenne in costante contatto con alcuni appassionati d’arte residenti a Bergamo: i musicisti Ludovico Ferronati e Marcantonio Bernardi, il canonico della cattedrale Giovanni Pesenti, il collezionista Francesco Maria Bruntino. Di questi rapporti sono testimoni nove lettere – otto pubblicate da Giovanni Gaetano Bottari (Raccolta di lettere sulla pittura, 1764) e una ancora inedita (Bergamo, Accademia Carrara, Archivio, cartella XLII, f. 10) – da lui scritte a Ferronati tra l’ottobre del 1720 e il novembre del 1721, dalle quali, oltre a informazioni sui committenti e sulle opere realizzate o da realizzare, ricaviamo che a Milano Torresani lavorava anche come mercante d’arte, acquistando e vendendo, soprattutto per conto degli amici bergamaschi, dipinti sia di autori del passato sia di contemporanei. In questo si faceva aiutare da un fratello, di cui non viene specificato il nome, che si muoveva tra Bergamo, Brescia e Milano. Ai rapporti con Bergamo, e quindi a questo stesso periodo, va ricondotto anche il più importante gruppo di disegni di Torresani, oggi conservato all’Accademia Carrara, nel quale spiccano cinque ritratti a matita di notevole qualità e di forte impegno naturalistico, contraddistinti da una personalissima inflessione quasi caricaturale, che testimoniano una vicinanza all’approccio antiretorico di Fra Galgario e alla pittura della realtà tanto cara alla tradizione lombarda.
Con gli anni Venti, le incursioni di Torresani in questo genere artistico aumentarono. Ne abbiamo conferma da due acqueforti tratte da suoi dipinti non ancora rintracciati. La prima, eseguita da Gaetano Bianchi e datata 1722, raffigura il medico e scienziato bresciano Francesco Roncalli Parolino. Ritrovata da Silvia Colombo (2002, pp. 336 s.) nelle raccolte di ritratti incisi della Biblioteca nazionale Braidense, proviene da un libro dello stesso Roncalli Parolino, De aquis Brixianis, stampato a Brescia, da Giovanni Maria Rizzardi, nel 1724. La seconda acquaforte, opera dell’incisore Francesco Maria Francia, si trova nel quarto tomo dei Rerum Italicarum scriptores di Ludovico Antonio Muratori e ritrae Eugenio di Savoia (Baccanelli, 2005-06, pp. 60 s., e 2008a, pp. 134 s.). Se il Ritratto di Francesco Roncalli Parolino testimonia la continuazione dei legami con Brescia anche durante gli anni milanesi, il Ritratto di Eugenio di Savoia è invece un’ulteriore prova del prestigio delle commissioni ricevute dal pittore in questo periodo.
Ciò che conosciamo della ritrattistica di Torresani – vale a dire i cinque disegni a matita dell’Accademia Carrara, un foglio oggi conservato al Kupferstichkabinett di Berlino e le due acqueforti – ci offre la possibilità di riferire al pittore bresciano anche alcuni ritratti su tela: al momento, le proposte attributive più plausibili riguardano un Ritratto di prete cacciatore che ricorda da vicino uno dei protagonisti dei disegni dell’Accademia Carrara (Tanzi, 2002), un Ritratto di dama in rosso di area bergamasca (Valagussa, 2005) e un Ritratto di Girolamo di Colloredo-Mels (Baccanelli, 2008a, p. 134), tutti conservati in collezioni private.
Intorno al 1724, Torresani lasciò Milano e si spostò di nuovo a Venezia (Guarienti, 1753, p. 51). Questo secondo periodo veneziano, a differenza del precedente, fu interrotto da uno o più lunghi soggiorni in altri luoghi: in un elenco compilato tra il 1724 e il 1728 dal Collegio dei pittori di Venezia Torresani viene infatti definito «fuori della patria» (Favaro, 1975, p. 227). A ogni modo, fu certamente in laguna che nel 1727 «fu colto da un tocco d’apoplessia, che lo privò dell’intendimento e gli rese inabile al lavoro la mano» (Guarienti, 1753, p. 51). Portato a Brescia, morì in questa città il 7 aprile 1728, e fu sepolto nella chiesa dei Ss. Nazaro e Celso.
Fonti e Bibl.: Bergamo, Accademia Carrara, Archivio, cartella XLII, f. 10: lettera di Andrea Torresani a Ludovico Ferronati, 1720; Brescia, Biblioteca civica Queriniana, ms. K.V.4: Notizie intorno a pittori, scultori e architetti bresciani, 1779, c. 19.
P. Guarienti, in P.A. Orlandi, Abecedario pittorico, Venezia 1753, pp. 50 s.; Raccolta di lettere sulla pittura, scultura ed architettura scritte da’ più celebri professori che in dette arti fiorirono dal secolo XV al secolo XVII, a cura di G.G. Bottari, IV, Roma 1764, pp. 29-36; G.B. Carboni, Notizie istoriche delli pittori, scultori ed architetti bresciani (1776-1779), a cura di C. Boselli, Brescia 1962, p. 22; E. Croft-Murray, Venetian caricatures, in A. Blunt - E. Croft-Murray, Venetian drawings of the XVII and XVIII centuries in the collection of Her Majesty the Queen at Windsor Castle, London 1957, pp. 135-206 (in partic. pp. 146, 174-176); Disegni del Settecento nelle collezioni del Museo d’arte antica di Milano (catal.), a cura di M. Precerutti Garberi, Milano 1969, pp. 28 s.; E. Favaro, L’arte dei pittori in Venezia e i suoi statuti, Firenze 1975, p. 227; A. Binion, Algarotti’s Sagredo inventory, in Master drawings, XXI (1983), pp. 392-396; Museo del Prado. Inventario general de pinturas, I, La colección real, Madrid 1990, p. 187; M. Bona Castellotti, Collezionisti a Milano nel ’700. Giovanni Battista Visconti, Gian Matteo Pertusati, Giuseppe Pozzobonelli, Firenze 1991, pp. 78, 105, 111; Peintures et sculptures d’Italie. Collections du XVe au XIXe siècle du Musée Calvet, Avignon (catal., Avignon), a cura di P. Malgouyres - P. Sénéchal, Paris 1998, p. 152; E. Bianchi, in Quadreria dell’Arcivescovado, a cura di M. Bona Castellotti, Milano 1999, pp. 276 s.; G. Brambilla Ranise, in Paesaggisti del Settecento tra Lombardia e Veneto (catal., Bergamo-Orzinuovi-Iseo), a cura di G. Brambilla Ranise, Bergamo 2000, pp. 13 s., 42-54; S.A. Colombo, Le raccolte di ritratti incisi della Braidense: spigolature lombarde, in Il ritratto in Lombardia da Moroni a Ceruti (catal., Varese), a cura di F. Frangi - A. Morandotti, Milano 2002, pp. 331-339 (in partic. pp. 336 s., 339); F. Frangi, La ricerca della verità alla vigilia dell’età dei lumi: Fra Galgario e Giacomo Ceruti, ibid., pp. 284-287 (in partic. pp. 286 s.); M. Tanzi, Un ritratto di A. T., pittore della realtà in Lombardia, in Prospettiva, 2002, n. 108, pp. 89-92; C. Parisio, Giorgio Duranti, 1687-1753, Brescia 2004, pp. 11, 26 s., 90, 92 s.; G. Valagussa, I ritratti, in Incanto di tessuti. Trame di vita a Bergamo tra Sette e Ottocento (catal.), a cura di M. Mencaroni Zoppetti et al., Bergamo 2005, p. 65; F. Baccanelli, A. T. ritrattista, tesi di laurea, Università Cattolica del Sacro Cuore, Brescia, a.a. 2005-06; C. Parisio, Gaudenzio Botti, 1698-1775, Brescia 2007, pp. 27 s.; F. Baccanelli, in Fra’ Galgario e la ritrattistica della realtà nel ’700. Opere dall’Accademia Carrara e dalla collezione Koelliker (catal., Varese), a cura di F. Rossi - G. Valagussa, Milano 2008a, pp. 124, 132-135; Id., L’attività ritrattistica di A. T., in Civiltà bresciana, XVII (2008b), 3, pp. 63-94; G. Valagussa, Intorno a Fra’ Galgario, in Fra’ Galgario e la ritrattistica..., cit., pp. 103-107.