SEMINO, Andrea
SEMINO, Andrea. ‒ Figlio di Antonio, secondo quanto ricordato dal biografo Raffaele Soprani (1674, pp. 58-66), Andrea nacque intorno al 1526 circa.
Fu inviato a Roma insieme al fratello minore Ottavio affinché potesse ampliare la propria formazione artistica, avviata presso la bottega paterna, attraverso lo studio diretto dell’arte classica e dei maestri rinascimentali. Questo soggiorno potrebbe essersi concluso intorno al 1548, se, come avanzato dalla critica, Andrea collaborò con il padre Antonio nella realizzazione degli apparati effimeri progettati in quell’anno in occasione del passaggio a Genova di Filippo d’Asburgo (Parma, 1999f, p. 409). È stata ipotizzata inoltre la presenza del pittore nel dipinto raffigurante S. Agostino che ragiona con il Bambino sul mistero della Trinità (Genova, santuario di S. Francesco da Paola), identificato con la pala commissionata al padre nel 1550 per la cappella Centurione nella chiesa di S. Maria degli Angeli in Promontorio, oggi perduta (Lagomarsino, 1999, p. 411; Parma, 1999f, p. 409). L’opera palesa effettivamente, nella freschezza del segno pittorico e nella scelta della tavolozza cromatica, componenti proprie del linguaggio del giovane Andrea (Zanelli, 2009, pp. 14-17). Il pittore risulta menzionato al novantaduesimo posto della locale matricola dei pittori (Rosso Del Brenna, 1976, p. 26).
L’attività di Andrea è documentata con certezza dal 1552, anno in cui fu coinvolto assieme a Luca Cambiaso e ai fratelli Lazzaro e Pantaleone Calvi nella decorazione della cappella Centurione presso la chiesa genovese di S. Maria degli Angeli in Promontorio, ambiente per il quale realizzò un affresco raffigurante il Battesimo di Cristo. Per lo stesso sacello quattro anni dopo venne commissionata a Semino una pala d’altare coinvolgendo l’intagliatore Battista Garibaldi per la fornitura della cornice (Parma, 1999f, p. 409). Nel 1553 Semino eseguì il trittico con l’Ultima comunione di s. Gerolamo (scomparto centrale), S. Michele Arcangelo con il committente (scomparto sinistro), Tobiolo e l’Angelo (scomparto destro), firmato e datato nella tavola centrale, in corrispondenza del pavimento dietro i piedi di s. Gerolamo, «andreas seminus faciebat anno 1553» (Genova, collezione privata). Si tratta di un’opera «di notevole qualità nella quale emergono l’influsso del Beccafumi, nella cromia fredda e nella eleganza delle figure, nonché ostentate citazioni dall’antico» (Bartoletti, 1988, p. 836). Oltre a queste componenti, è stata giustamente sottolineata la coesistenza nel trittico di elementi fiamminghi, così evidenti che «è possibile sostenere che vi sia stata una specifica richiesta in tal senso da parte della committenza» (Boccardo, 1997, p. 173 nota 1).
Nel 1555, in seguito alla morte del padre, Andrea prese le redini della bottega. In pochi anni questa realtà cittadina divenne uno dei principali punti di riferimento non solo per la clientela genovese, come dimostrano gli stretti rapporti che il pittore mantenne anche con la Spagna. Già nel 1554, infatti, Andrea e Ottavio avevano promesso all’ambasciatore spagnolo a Genova di concludere un dipinto commissionato in precedenza (Alizeri, 1874, pp. 441-443; Parma, 1999f, p. 409).
Ancor prima della partenza di Giovanni Battista Castello detto il Bergamasco per la Spagna (1567), la bottega di Andrea Semino, eletto console dell’arte genovese nel 1564, risulta impegnata sia nella realizzazione di numerosi cantieri ad affresco destinati ad arricchire prestigiosi palazzi di Genova (1558, De Mari; 1559, Gerolamo De Fornari; Giulio Brignole Sale; Franceschi: Parma, 1999e, pp. 322 s.; 1561, Carlo Cicala), sia nell’esecuzione di pale d’altare richieste da importanti centri religiosi cittadini, tra cui l’oratorio dei Disciplinanti di S. Maria di Castello (1561) e la distrutta chiesa di S. Maria della Pace (1565; Parma, 1999f, p. 409). Negli stessi anni s’inserisce la tela (77×59 cm) raffigurante il Martirio di s. Caterina d’Alessandria (Genova, collezione Durazzo Pallavicini; Rotondi Terminiello, 1995), che secondo la critica precede l’esecuzione della pala di analogo soggetto (Genova, chiesa di S. Rocco), collocata in origine nella distrutta cappella Lomellini in S. Francesco di Castelletto (Parma, 1999f, p. 409).
Nel 1564 Andrea Semino venne citato in un insolito documento in qualità di testimone a favore della cristianità del cognato Camillo, «di razza turchesca» (Alizeri, 1874, p. 533; Parma, 1999f, p. 409). L’anno seguente fu avviato il cantiere per la decorazione ad affresco nel palazzo di Agostino Pallavicino in Strada Nuova, ascritto dalle fonti settecentesche ad Andrea (Ratti, 1780, p. 285), ma in realtà eseguito in particolare dal fratello Ottavio (Parma, 1999f, p. 409, con bibliografia precedente).
Nel 1566 Semino era a Pavia, dove giunse a causa del bando per omicidio che aveva colpito Ottavio. Risale a questo momento l’esecuzione da parte dei due pittori genovesi della perduta decorazione della controfacciata della locale certosa, interessata da un successivo intervento di Giuseppe Procaccini (Bora, 1998, p. 53; Parma, 1999f, p. 409).
Il 10 aprile 1567 Andrea è attestato nuovamente a Genova in occasione della commissione della decorazione del palazzo di Alfonso Spinola in Savona, cantiere per cui il pittore coinvolse il collega Matteo Campora, il quale risulta saldato per questo incarico il successivo 20 settembre (Malandra, 1990, p. 122). Alla fine del sesto decennio viene collocato l’intervento di Andrea e Ottavio in palazzo Marino a Milano (Parma, 1999f, p. 409), cantiere che per alcuni studiosi deve essere posticipato all’inizio degli anni Settanta (Bartoletti, 1988b, p. 837). Soprani ricordò nel 1674 (p. 60) la commissione ad Andrea da parte di Tommaso Marino di un dipinto rappresentante la Crocifissione destinato all’oratorio dei Genovesi a Milano.
Sempre nel corso della seconda metà degli anni Sessanta del Cinquecento Semino fu coinvolto nella decorazione della chiesa dell’Annunziata di Portoria a Genova, all’interno della quale nel 1567 decorò con affreschi la cappella edificata da Paride Pinelli, fornendo inoltre per il medesimo spazio tre dipinti su tela (Parma, 1999a, pp. 78 s.; anche per l’attribuzione ad Andrea piuttosto che a Ottavio degli affreschi presenti nella vicina cappella De Giudice Calvi: Parma, 1999f, p. 409). Risale al 9 dicembre 1569 la commissione per gli affreschi che Semino doveva realizzare in due ambienti del palazzo di Baldassarre Lomellino (Erbentraut, 1989-1990, pp. 32-35). Nonostante i numerosi incarichi, nello stesso anno Andrea fu arrestato per un debito di 25 lire (López Torrijos, 1997-1999, p. 309). All’inizio degli anni Settanta sono documentati ulteriori rapporti con committenti spagnoli, tra cui l’ambasciatore don Antonio de Mendoza, che commissionò ad Andrea figure e stendardi per la triremi della flotta imperiale (p. 310; Parma, 1999f, p. 409, anche per la segnalazione dei contatti intercorsi all’inizio del 1572 con la corte spagnola in vista di un suo possibile incarico quale pittore di Filippo II). Dai primi anni Settanta, inoltre, i figli di Andrea, Alessandro e Cesare, nati all’inizio del sesto decennio, risultano collaborare nell’ambito della bottega paterna.
Nel 1575 il maestro prese in affitto un locale presso il chiostro della chiesa di S. Siro. Si collocano in questo periodo gli affreschi dipinti nei palazzi di Giovanni Battista Spinola e Franco Lercari in Strada Nuova (pp. 409 s.), mentre nel 1578, unitamente al fratello Ottavio, Andrea accettò di realizzare i Misteri del Rosario per la cappella del Rosario in S. Domenico sempre a Genova, ambiente per il quale due anni dopo gli fu affidata la pala principale (López Torrijos, 1997-1999, p. 309). Nel 1579 realizzò la tela con il Martirio di s. Bartolomeo (Voltaggio, Alessandria, convento dei cappuccini), mentre risulta firmato e datato 1577 il dipinto raffigurante Venere che disarma Amore (Genova, Musei di Strada Nuova - Palazzo Bianco; Zanelli, 2007).
Tra i committenti del pittore si deve annoverare anche Giovanni Andrea Doria, il quale nel 1579 gli affidò l’esecuzione di un dipinto su tavola con ritratti andato perduto (Parma, 1999f, p. 410). Nello stesso anno Andrea eseguì il Ritratto di poeta (Genova, Musei di Strada Nuova - Palazzo Bianco), firmato e datato. Nel corso degli anni Ottanta del XVI secolo dipinse per la famiglia Spinola l’Adorazione dei pastori (1584), esposta in origine nella chiesa distrutta di S. Francesco di Castelletto (Torino, Galleria Sabauda; Vitiello, 2004), l’Annunciazione (Savona, santuario della Misericordia, 1585) – in cui la critica ha proposto di individuare la mano di un giovanissimo Bernardo Castello – e l’Immacolata (1588) della chiesa di S. Pietro in Banchi (Parma, 1999f, p. 410).
All’inizio dell’ultimo decennio del Cinquecento fu affidata al maestro la decorazione ad affresco del prospetto a mare di palazzo S. Giorgio, giudicata però non positivamente, e per questo completamente rifatta pochi anni dopo da Lazzaro Tavarone (Zanelli, 2007, pp. 7-13, con bibliografia precedente).
Andrea morì a Genova nel 1594 e venne sepolto nella chiesa di S. Maria del Carmine (Parma, 1999f, p. 410).
Fonti e Bibl.: R. Soprani, Le vite de’ pittori, scoltori et architetti genovesi, e de’ forestieri che in Genova operarono, Genova 1674, pp. 57-66; C.G. Ratti, Instruzione di quanto può vedersi di più bello in Genova in pittura, scultura ed architettura..., Genova 1780, p. 285; F. Alizeri, Notizie dei professori del disegno in Liguria dalle origini al secolo XVI, III, Genova 1874, pp. 441-443, 533; G. Rosso Del Brenna, Arte della pittura nella città di Genova, in La Berio, XVI (1976), 1, p. 26; A. De Floriani, Restauro degli affreschi di A. e Ottavio S. Genova Palazzo Cambiaso (catal.), Genova 1978; F. Caraceni Poleggi, La committenza borghese e il manierismo a Genova, in La Pittura a Genova e in Liguria, a cura di C. Bozzo Dufour, I, Dagli inizi al Cinquecento, Genova 1987, pp. 223-301 (in partic. pp. 225-228, 286-288); M. Bartoletti, S., A., in La pittura in Italia. Il Cinquecento, a cura di G. Briganti, II, Milano 1988a, p. 836; Id., Semino Ottavio, ibid., 1988b, p. 837; R. Erbentraut, Zeichnungen der Genueser Freskantenfamilie S. Ergebnisse einer erneuten Durchsicht von ‘S. Zeichungen’ des Louvre, in Jahrbuch der Staatlichen Kunstsammlungen Dresden, XXI (1989-1990), pp. 25-39; G. Malandra, Bernardo Ferrero e il suo palazzo, Savona 1990, p. 122; G. Rotondi Terminiello, in Il Palazzo Durazzo Pallavicini, Bologna 1995, pp. 295 s., n. 154; P. Boccardo, Dipinti fiamminghi del secondo Cinquecento a Genova: il ruolo di una collezione Balbi, in Pittura fiamminga in Liguria. Secoli XIV-XVII, a cura di P. Boccardo - C. Di Fabio, Cinisello Balsamo 1997, p. 173 nota 1; R. López Torrijos, Nuevos documentos sobre pintores genoveses (Piaggio, Cambiaso y S.), in Studi di storia delle arti, 1997-1999, n. 9, pp. 309 s., 315 s.; G. Bora, Milano nell’età di Lomazzo e San Carlo: riaffermazione e difficoltà di sopravvivenza di una cultura, in Rabisch. Il grottesco nell’arte del Cinquecento. L’accademia della Val di Blenio, Lomazzo e l’ambiente milanese (catal., Lugano), a cura di G. Bora - M. Kahn Rossi - F. Porzio, Milano 1998, pp. 37-56 (in partic. p. 53); F. Fabbri, Palazzo di Giovan Battista e Andrea Spinola (Doria), in La pittura in Liguria. Il Cinquecento, a cura di E. Parma, Genova 1999, pp. 257-261; L. Lagomarsino, Semino, Antonio, ibid., pp. 410 s.; E. Parma, Pittori a Genova nella seconda metà del Cinquecento, ibid., 1999a, pp. 69, 73-81; Ead., Palazzo di Tomaso Spinola (Pessagno), ibid., 1999b, pp. 207-210; Ead., Palazzo di Baldassarre Lomellino (Campanella), ibid., 1999c, pp. 226 s.; Ead., Palazzo di Tomaso Marino, ibid., 1999d, pp. 255 s.; Ead., Villa De Franceschi, ibid., 1999e, pp. 322 s.; Ead., S. A., ibid., 1999f, pp. 409 s.; F. Boggero, in La pinacoteca dei Cappuccini a Voltaggio, a cura di F. Cervini - C. Spantigati, Alessandria 2001, p. 75 n. 12; V. Natale, ibid., p. 74 n. 11; R. Vitiello, in Maestri genovesi in Piemonte (catal.), a cura di P. Astrua - A.M. Bava - C.E. Spantigati, Torino 2004, pp. 124 s., n. 21; G. Zanelli, La decorazione del prospetto a mare di Palazzo San Giorgio. Origini e vicende di un’immagine celebrativa, in Lodovico Pogliaghi e la facciata a mare di Palazzo San Giorgio (catal.), a cura di C. Olcese Spingardi - G. Zanelli, Genova 2007, pp. 7-13; Id., in Luca Cambiaso, un maestro del Cinquecento europeo (catal., Genova), a cura di P. Boccardo et al., con la collaborazione di J. Bober, Cinisello Balsamo 2007, p. 230 n. 13; F.R. Pesenti, Gli affreschi di Ottavio Semino nella villa Pallavicino delle Peschiere a Genova (e un’attribuzione ad Aurelio Busso), in La “maniera” di Luca Cambiaso: confronti, spazio decorativo, tecniche. Atti del convegno... 2007, a cura di L. Magnani - G. Rossini, Genova 2008, p. 123; G. Zanelli, Osservazioni intorno ai restauri delle opere del Santuario di San Francesco da Paola, in Santuario di San Francesco da Paola in Genova. I restauri, a cura di P. Manca, Genova 2009, pp. 14-17; Id., Pietro Francesco Piola e gli esordi di Bernardo Castello: le tele tardo cinquecentesche della chiesa di Monte Oliveto a Genova Pegli, in Bollettino d’arte, s. 7, C (2015), 27, pp. 52-60; Id., Un’immagine “che vive, che muove, che prega”. L’Adorazione dei Magi di Joos van Cleve in San Donato, in Joos van Cleve. Il trittico di San Donato, a cura di G. Zanelli, Genova 2016, p. 52.