MAMELLINI (Mammelini, Mammellini, Mamolini, Mammolini), Andrea
Nacque a Bologna da Eliseo, notaio, e da Taddea Dolfi il 3 giugno 1509, quarto di undici figli.
Battezzato con il nome di Cesare, fu poi chiamato Andrea in onore del santo apostolo alla cui intercessione fu attribuita la guarigione da una grave malattia infantile. All'età di 16 anni fu aggregato alla Società dei notai. Nel 1527 fu eletto notaio degli Anziani (la più elevata magistratura municipale, le cui incombenze erano state con il tempo limitate) e nel 1530 fu uno dei quattro notai destinati all'ufficio del giudice penale. Dovette però interrompere gli studi di diritto per la morte del padre, avvenuta nel 1531, che lo lasciò a capo di una numerosa famiglia. Entrò così presso lo studio del procuratore Filippo Bombelli, dove rimase per sette anni, provvedendo contemporaneamente a dotare la sorella Vincenza per l'ammissione nel monastero di S. Agnese di Bologna, e a concludere le nozze di un'altra sorella, Bartolomea, con il nobile mercante piacentino Giovanni Paolo Calamari. Nell'ottobre 1533 ebbe il titolo di notaio apostolico e imperiale, che gli conferiva la facoltà di esercitare l'attività notarile anche al di fuori del territorio cittadino. A quel periodo della vita del M. corrisponde il suo primo esperimento di scrittura: una "vacchetta" (un registro alto e stretto), contenente il ricordo degli avvenimenti principali della sua vita e degli eventi della cronaca cittadina tra il 1529 e il 1535 e il cui testo è tramandato da due copie settecentesche dal titolo Cronichetta, tratte dall'originale, oggi perduto.
Il M. si inseriva così nella tradizione dei libri di famiglia lasciati dal nonno Nicolò e dal padre Eliseo, dei quali seguiva l'impostazione: mescolanza di accadimenti pubblici e privati, ma con prevalenza dei primi, presenza di illustrazioni esplicative a margine.
Nel gennaio 1539 il M. sposò Maria Ginevra di Camillo Macchiavelli, cittadino bolognese e mercante; dal matrimonio nacquero tredici figli, sei femmine e sette maschi. Fra essi Ludovico (1548-91) e Vincenzo (nato nel 1560) furono avviati alla professione notarile; Giovanni Paolo (1552-98), primo laureato della famiglia, si addottorò in diritto e, grazie alla protezione dei cardinali F. Boncompagni e F. Guastavillani, divenne podestà del Comune di San Ginesio; Giulio Cesare (1546-20) fu canonico regolare lateranense e assunse il nome di Ercole.
Amico di Girolamo Grati, che fu lettore di diritto a Bologna e in Francia e consigliere di Francesco I, il M. si trovò a coprire le cariche più prestigiose nella Compagnia dei notai: ne fu sindaco (cioè preposto alla revisione dell'operato dei vari ufficiali) nel 1540, console maggiore (ovvero membro del Collegio direttivo della società) per sette volte tra il 1542 e il 1574, per tre volte conservatore e censore (1550, 1554, 1563) e correttore, con poteri di rappresentanza e di guida della società (1551, 1561, 1572). Fu anche notaio della magistratura dei Collegi (un organo amministrativo con competenze annonarie e di sorveglianza sulle corporazioni) nel 1546 e nel 1565 e per tre volte sindaco degli auditori della rota, il tribunale civile bolognese d'appello. Curò inoltre le cause dei canonici di S. Giovanni in Monte e di S. Maria di Monteveglio, di cui divenne procuratore, così come dei Monti di pietà di Bologna e di Budrio. Dal 1557 affiancò all'impegno professionale un'attività imprenditoriale nell'industria tessile, investendo l'eredità lasciatagli dalla zia Francesca Dolfi in una società per la produzione e il commercio della seta.
Prestigiose, anche se non remunerative, furono le cariche pubbliche ricoperte dal M.: tribuno del Popolo nel 1553 ed estratto fra gli Anziani per sette volte. Nel 1566 fu incaricato da Pio V della procura e difesa degli accusati di eresia presso il tribunale dell'Inquisizione. Nel 1575 fu eletto sindaco maggiore del Comune, carica che secondo gli statuti avrebbe richiesto il possesso della laurea in diritto; nel 1576 fu chiamato a far parte del tribunale della Concordia, da poco istituito da Gregorio XIII per dirimere in via amichevole le numerose liti cittadine.
Dopo l'esperienza della Cronichetta giovanile, il M. aveva intrapreso nel 1538 la scrittura di un Liber memorialium che copriva l'arco cronologico della sua vita, e proseguì con le annotazioni dei figli fino al 1624.
Nell'ambito della consolidata modalità che prevedeva l'alternarsi di notizie private e pubbliche, il libro del M. si differenzia da quelli del padre e del nonno soprattutto per una maggiore coscienza del valore della scrittura e del ricordo scritto. Così il M. annotava, nel 1550, di aver fatto ricerche nell'Archivio pubblico sull'origine della propria famiglia, ricostruendone in base ai documenti un rudimentale albero genealogico a partire dalla metà del XIV secolo; e Giulio Cesare, che postillò fittamente le notizie vergate dal padre, rivendicava in una nota la maggiore attendibilità delle cronache scritte da cittadini privati, purché disinteressati e onesti, rispetto a quelle pubbliche, soggette alle distorsioni e alle influenze del potere politico.
Nella narrazione degli avvenimenti pubblici rilevanti il M. non esprime una pregiudiziale ostilità alla restaurazione del dominio pontificio a Bologna dopo la definitiva cacciata dei Bentivoglio (1512), mostrandosi anzi all'inizio speranzoso in un governo che valorizzasse l'importanza della città. In seguito però rimarca spesso le conseguenze negative della politica economica e finanziaria papale: istituzione di nuove tasse, in particolare il sussidio triennale, e altre "angarie" che colpivano soprattutto il ceto intermedio al quale il M. apparteneva.
Il M. morì a Bologna il 23 luglio 1581, dopo una breve malattia durante la quale fu visitato dal cardinale arcivescovo Gabriele Paleotti.
Solenni furono gli onori tributatigli: il suo corpo, vestito di damasco e velluto, fu circondato da volumi aperti di diritto civile e canonico; accompagnato da numerosi rappresentanti di ordini religiosi e di confraternite, fu sepolto nella tomba di famiglia nella chiesa di S. Domenico di Bologna.
Le opere manoscritte del M. sono in Bologna, Biblioteca comunale dell'Archiginnasio, Mss., B.3624, n. 1: Cronichetta; ibid., B.1156: Liber memorialium; Ibid., Biblioteca universitaria, Mss., 3907, n. 35: Cronichetta.
Fonti e Bibl.: Atti notarili rogati dal M. sono conservati nell'Archivio di Stato di Bologna, Archivio notarile, anni 1529-76; Bologna, Biblioteca universitaria, Mss., 4207: L. Montefani Caprara, Delle famiglie bolognesi, 54, cc. 3r-23r; L. Frati, Ricordanze domestiche di notai bolognesi, in Arch. stor. italiano, XLI (1908), pp. 371-383; G. Ortalli, Notariato e storiografia in Bologna nei secoli XIII-XVI, in Notariato medievale bolognese. Atti del Convegno, Bologna( 1976, II, Roma 1977, pp. 145-189; V. Montanari, Cronaca e storia bolognese del primo Cinquecento nel memoriale di ser Eliseo Mamelini, in Quaderni culturali bolognesi, III (1979), 9, pp. 6, 62-64; C. Ferretti, I Libri di famiglia dei Mamellini, notai bolognesi (XV-XVI secc.), in Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le province di Romagna, n.s., LIII (2003), pp. 243-286; Id., I memoriali dei Mamellini, notai bolognesi (secc. XV-XVI): i legami familiari, la vita quotidiana, la realtà politica, tesi di dottorato, Università di Bologna, a.a. 2003-04.