FANTINO, Andrea
Non abbiamo informazioni sicure circa la data di nascita del F., che deve porsi comunque tra la fine del sec. XIV e gli inizi del successivo. Il F. esplicò nel corso del sec. XV le funzioni di ambasciatore e di rappresentante del Comune di Pinerolo presso le Assemblee dei tre stati.
Le prime attestazioni della famiglia Fantino risalgono al sec. XI, e sono relative al territorio pinerolese, in particolare modo all'area delle odierne Perosa e Roletto. Nel 1096 un "Fantinus" ed un "suus consors" lavorano un manso appartenente al monastero di S. Maria di Pinerolo "in confinio vici Ferruciadis in loco que Rovoreto vocatur"; due secoli dopo la famiglia è attestata a Perosa e due suoi membri, un "Bonifacius" e un "Iohannes", compaiono come testimoni in documenti locali tra il 1273 e il 1276. L'inurbamento a Pinerolo è attestato nei primi anni del sec. XIV, mentre un altro ramo della famiglia continuò ad abitare nel territorio pinerolese, ove nel frattempo aveva ottenuto l'infeudazione dei luoghi di Virle e Baldissero.
A Pinerolo, i Fantino si configurano come una famiglia che affiancava ai redditi della proprietà fondiaria quelli derivati da un'attività di tipo mercantile, e che ben presto entrò a far parte della classe dirigente urbana in concomitanza con il potenziamento della città "come punto di riferimento per l'addestramento professionale della manodopera nel settore tessile" (A. Caffaro).
I Fantino si erano dunque trasformati in una famiglia mercantile, di inurbamento relativamente recente, i cui esponenti ricoprivano cariche amministrative e di rappresentanza all'interno dell'ordinamento comunale. Un "Bonifacius" e un "Hugonetus" Fantino compaiono nella documentazione come "credendarii" oppure come "clavarii" del Comune di Pinerolo negli anni compresi tra il 1327 e il 1388, nel periodo successivo un "Thomas" (fine del sec. XIV) e un "Georgius", probabilmente il padre del F., attivo nel 1436. Nel 1303 a Bonifacio fu riconosciuto un credito dal principe d'Acaia "pro ussuris sive graciis dictorum denariorum ... XXVIII libras IIII solidos"; nel 1339 lo stesso Bonifacio fu tra i credendari del Comune di Pinerolo che sarebbero stati presi come ostaggi se il Comune non avesse assolto al debito contratto con la famiglia Provana; nel 1328 un "Hugonetus Fantinus" era tra i mercanti di panni cui il principe d'Acaia concesse esenzioni e privilegi per la vendita e l'acquisto di tessuti.
In questo retroterra economico e politico si inserisce la figura del F., in sostanziale continuità con l'attività svolta dai suoi avi, anche se il suo impegno politico ci appare ora, grazie forse al tipo di documentazione disponibile, nettamente privilegiato rispetto a quello commerciale. Le numerose volte che il F. fu designato come rappresentante del Comune di Pinerolo al Consiglio cismontano non indicano tanto una "specializzazione politica" esclusiva (molti furono i casi in cui, pur essendo stato eletto, o rifiutò o "non ivit"), quanto testimoniano invece la tendenza, cominciata a delinearsi nella seconda metà del sec. XV, a scegliere i delegati comunali a quell'Assemblea entro l'ambito di una ristretta cerchia di persone. Se questo fatto favorì una composizione pressoché costante della stessa Assemblea, e quindi la formazione al suo interno di una coscienza politica, la frequenza e l'assiduità con cui la stessa persona ricopriva la carica di delegato favorirono lo sviluppo dell'esperienza e della professionalità politica.
Le prime attestazioni di incarichi ufficiali del F. sono direttamente connesse con problemi riguardanti la produzione e il commercio dei tessili: nel 1422 fu infatti nominato dal Comune di Pinerolo ambasciatore a Torino "super facto pannorum et lane". A partire da quella data la sua attività pubblica si esplicò con regolarità, con una media di tre o quattro ambascerie all'anno fino al 1434, periodi di attività più intensa tra il 1423 e il 1424, quindi riprese tra il 1468 e il 1478.
Inizialmente il F. non sembra svolgere un ruolo particolare rispetto agli altri delegati, cui appare del tutto equiparato sia nel compenso, sia nell'importanza e nel tipo delle mansioni a lui affidate; solo a partire dal 1468 acquista un risalto particolare. Tra il 1422 e il 1434 fu delegato dal Comune, per missioni di carattere locale, al castello di Pinerolo, sede del rappresentante del duca di Savoia, oppure a Torino. Il compenso per tali missioni, fissato nell'adunanza del 9 nov. 1424, era di 20 soldi al giorno, per le missioni in Savoia, e di 16 soldi per ambascerie amministrate in Piemonte. Questo primo periodo di attività si chiuse il 7 maggio 1434, quando il F. si rifiutò di partecipare all'Assemblea di Torino che si sarebbe tenuta il giorno seguente. Fino al 1468 il F. non appare più tra i delegati di Pinerolo, mentre vengono occasionalmente citati come delegati altri membri della sua famiglia: un Giorgio nel 1436, un Guglielmo nel 1450, un "Hangarrandus" nel 1456.
È probabile che questo silenzio delle fonti coincida con un periodo di lontananza del F. da Pinerolo e corrisponda a quello della sua attività come podestà nel territorio di Biella. Di aumentato prestigio sono segno le missioni e il compenso attribuiti al F. al suo rientro a Pinerolo: nel 1468 fu inviato presso il duca di Savoia "ad providendum de pecuniis ad causam reparacionis et fortifficacionis loci Pynerolii"; doveva anche procurare l'armamento e le munizioni necessarie alla difesa della città. A partire dal 1475 il F. amministrò diverse ambascerie presso la corte torinese; in esse egli ebbe, tra l'altro, il compito di compilare verbali delle trattative. Accanto al F., in tali missioni, compare con regolarità un Tommaso Poncini, evidentemente a lui subordinato: il compenso del F. ammontava infatti a 1 fiorino al giorno, quello del Poncini a 8 grossi; il F., inoltre, recava con sé due cavalli, il Poncini soltanto uno. Sino al 1477 il F. fu scelto per 13 volte su 15 a ricoprire l'incarico di inviato a Torino, stando alle fonti disponibili; accettò solo io volte la delega. Le rinunce, i cui motivi non vengono mai specificati, sembrerebbero dovute alle esigenze di un'altra attività, circa la quale non ci sono giunte notizie.
Nel 1477 il F. compare tra gli eletti dal Comune "pro memoriali fiendo ambassiatoribus" per le Assemblee di Torino (3 settembre) e di Rivoli (5 novembre). Durante la crisi di potere apertasi il 29 ag. 1478 con la morte della duchessa madre Iolanda di Francia, vedova di Amedeo IX e reggente in nome del figlio Filiberto I, minorenne, il F. fu tra i quattro ambasciatori inviati al re di Francia Luigi XI, zio del duca giovinetto, con lo scopo di ottenere da lui un intervento nel Ducato.
Tale ambasceria, promossa dalle comunità del Piemonte, fu un'iniziativa autonoma e parallela rispetto a quelle inviate dalla nobiltà sabauda e dal "Consilium cum domino residens", vale a dire dal principale organismo burocratico degli Stati sabaudi. L'inviato degli Sforza in una lettera dell'8 sett. 1478 riferisce in proposito che "certi populari de alcune bone terre de Pemonte come è Penarolo, Avigliana et altre simile, hanno facto congregatione cum ellectione de IIII ambasiatori per mandare al re ut suscipiat regimen". Ne elenca i nomi. Si tratta, afferma, del "dominus Petro Cara doctore et advocato fiscale civitatis Taurini, Aloysio Tagliante da Ivrea, Andrea Fantino da Pinarolo et Baldesano Perazo de Avigliana. Questi monsignori qui maravegliandosi de tali successi et che queli del Consiglio non prohibiscano tale conventicule, hanno mandato a Turino dominus Andrea da Druo procuratore fiscale a protestarli".
L'anno successivo, in data 25 ott. 1479, il F. fece testamento a Pinerolo, legando, tra l'altro, 400 fiorini ai frati della chiesa di S. Francesco, stabilendo che il suo corpo dovesse essere inumato nella cappella di S. Ludovico, di proprietà della famiglia (vi si trovavano già le spoglie di un Fantino e di un Angarando Fantino).
Non conosciamo, per il silenzio delle fonti, l'anno della morte del F., che dovette ad ogni modo avvenire in epoca immediatamente successiva alla stesura del testamento.
Membri della famiglia sono testimoniati, negli anni successivi, tra i rappresentanti del Comune di Pinerolo all'Assemblea dei tre stati: come un Onigo Fantino, ricordato nel 1483, ed un Pietro Fantino, citato nel 1512. Un'annotazione catastale del 1566 colloca la "domum seu pallacium ipsorum de Fantinis" nel borgo di Pinerolo, nelle immediate adiacenze del castello.
Fonti e Bibl.: P. Caffaro, Notizie e documenti della Chiesa pinerolese, IV, Pinerolo 1899, pp. 257-263; F. Gabotto, Cartario di Pinerolo fino all'anno 1300, Pinerolo 1899, docc. 29, 144, 178 s.; Parlamento sabaudo, Parte prima, Patria cismontana, II-IV, a cura di A. Tallone, Bologna 1929-1932, ad Indicem; F. Gabotto, Lo Stato sabaudo da Amedeo VIII ad Emanuele Filiberto, II, Torino-Roma 1893, pp. 260-297; A. Caffaro, L'arte del lanificio in Pinerolo e gli statuti di essa, in Miscell. di storia ital., XXX (1893), pp. 393-544 passim; D. Carutti, Storia della città di Pinerolo, Pinerolo 1897, ad Indicem; F. Caffaro, Famiglie pinerolesi, I, Pinerolo 1910, ad Indicem; A. Barbero, Le origini del Consiglio cismontano (1419-1432), in Boll. storico-bibliogr. subalpino, LXXXVI (1988), pp. 649-657.