DRAGHETTI, Andrea
Nato a Varallo Sesia (Vercelli) il 22 sett. 1736, dopo i primi studi, il 27 nov. 1752 entrò nella Compagnia di Gesù. In seno a questa seguì il consueto lungo periodo di formazione, durante il quale si appropriò di una cultura tanto vasta quanto eterogenea (lingue classiche, scienze fisiche, teologia), specializzandosi nelle discipline filosofiche. Nel 1769 gli venne affidata la cattedra di metafisica presso l'imperiale collegio di Brera a Milano, ove in breve si guadagnò la fama di essere una delle menti più profonde e acute dell'ambiente scolastico milanese.
Legata all'attività didattica fu la pubblicazione della sua prima opera filosofica, Psychologiae specimen (2 Voll., Mediolani 1771-72; 2 ediz., Parmae 1818), che va inquadrata nell'apologetica cattolica della seconda metà del Settecento contro le nuove idee filosofiche d'Oltralpe.
Il bersaglio delle argomentazioni del D. erano le teorie di Condillac, C. Bonnet e J.-B. Robinet e il sensismo e il naturalismo in generale e, in particolare, quella che riteneva la limitazione più grave della filosofia dello "statuario" Condillac, l'aver cioè rinchiuso l'uomo nella sola conoscenza sensitiva avvilendo le sue più nobili facoltà, l'intelletto e la volontà. Tuttavia egli sentiva l'esigenza, comune a molti degli studiosi del suo secolo, di applicare una legge unitaria di tipo scientifico-matematico per spiegare i fenomeni fisici e immateriali e credette di trovarla nella "legge di continuità", esposta nella Philosophiae naturalis theoria (Vindobonae 1758) del confratello R. Boscovich, in quegli anni suo collega a Brera.
Il suo eclettismo lo portò ad applicare questa legge anche in campo musicale nel tentativo di risolvere il dubbio che G. Sacchi aveva espresso in una lettera a G. Tartini nel libro Della divisione del tempo della musica… (Milano 1770): il Sacchi aveva tra l'altro affermato che "i gradi della scala musica sono numerati e disgiunti: la natura ... in questi dimanda il salto e tanto necessariamente lo dimanda che l'orecchio nostro di quel piccolo numero di voci che la scala musica formano, si compiace assaissimo: tutte le altre intermedie possibili ... gli sarebbero intollerabili. Vera adunque non sembra la opinione ... che la legge della continuità sia cosa universale". Il D., nella prima parte della sua opera, si oppose a questa tesi affermando la continuità tra i gradi della scala e proponendo quella "curva musicae" che avrebbe dovuto mostrare come da un suono all'altro si debbano percorrere tutti gli intermedi e quindi come consonanze e dissonanze siano disposte in perfetta continuità. Questa risposta diede l'avvio ad una delle dispute teoricomusicali più seguite nella Milano dell'epoca. Il Sacchi confutò l'assurdità dell'applicazione della legge di continuità alla scala musicale con la Risposta ... al m. p. A. D. della Compagnia di Gesù ... (Milano 1771), affermando che la semplice esperienza mostra che "dai suoni di continuo crescenti nasce anzi dissonanza che armonia" e che l'aver voluto parlare "in tuono matematico" ha nel D. "oscurato non poco la precisione delle idee". Il D. gli rispose prontamente ribadendo le proprie idee nell'opuscolo Della legge di continuità nella scala musica (Milano 1772), senza peraltro apportare alcuna argomentazione nuova. La polemica trovò eco anche negli ambienti eruditi europei: le dedicarono spazio tra gli altri il Journal encyclopédique e il Journal des Sçavants di Parigi.
Nel 1773, soppressa la Compagnia, il D. dovette a malincuore adattarsi alla secolarizzazione e alla perdita della cattedra a Brera. Ma, dopo un breve periodo in cui insegnò a Novara, nel 1778 fu qhiamato all'università di Pavia come professore di logica e metafisica. Il 6 dic. 1783 fu esonerato dall'insegnamento perché chiamato a Milano dall'arciduca Ferdinando Carlo Antonio, governatore della Lombardia, quale precettore dei suoi figli (in particolare divenne poi insegnante di filosofia del futuro duca di Modena, Francesco IV, al quale rimarrà sempre legato).
Rimasto nell'ombra nel periodo napoleonico, il D. nel 1815 rientrò nella ricostituita Compagnia di Gesù e aderì alle idee politiche della Restaurazione, stabilendosi a Modena presso la corte estense. Qui pubblicò altre opere: il trattato filosofico Ethica ... duo in volumina divisa, quorum unum generalem, alterum specialem amplectitur (Regii 1818), in cui continuò a combattere il sensismo dei Robinet; le Istituzioni logiche esposte da un sacerdote della Compagnia di Gesù (Modena 1820); il Discorso a disinganno de' guerrieri empi (ibid. 1820) e gli Elementa metaphysices (Mutinae 1821).
Il D. morì nel 1825 a Vienna, durante una visita alla corte imperiale.
Fonti e Bibl.: Nova Acta eruditorum [Lipsia], luglio 1771, pp. 343-346; Nuovo Giornale de' letterati d'Italia [Modena], IV (1773), pp. 198-261; Efemeridi letterarie di Roma, II (1773), pp. 180 s., 189 s. (replica del D. alle pp. 245 ss.); G. Bertini, Diz. storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti di tutte le nazioni si antiche che moderne, II, Palermo 1815, pp. 106 s.; G. De Gregory, Istoria della vercellese letteratura ed arti, IV, Torino 1819, p. 164; P. Lichtenthal, Dizionario e bibliografia della musica, IV, Milano 1836, p. 228; Memorie e documenti per la storia dell'università di Pavia, I, Pavia 1878, pp. 461, 468; G. Gaspari, Catalogo della Biblioteca del Liceo musicale di Bologna, I, Bologna 1890, pp. 6, 76, 94; F. Tonetti, Bibliografia valsesiana, Varallo 1893, p. 42; G. Natali, Il Settecento, Milano 1929, p. 199; C. Calcaterra, Il "nostro imminente Risorgimento", Torino 1935, p. 41; G. Capone Braga, La filosofia francese e italiana del Settecento, II, 1, Padova 1942, p. 98; C. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, III, coll. 171 ss.; Enciclopedia filosofica, II, coll. 635 s.; Nouvelle Biographie générale, IV, Paris 1868, coll. 720 s.; F.-J. Fétis, Biographie universelle des musiciens, III, p. 53; R: Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, III, p. 241, Die Musik in Geschichte und Gegenwart, XV, coll. 1837 s.