ANDREA d'Arco (al secolo Andrea Zanoni)
Nacque ad Arco (diocesi di Trento) il 24 sett. 1597. Unica fonte edita finora per la parte della sua biografia non relativa alla sua opera missionaria sono le notizie fornite dal p. Rosat, il quale afferma di attingere al manoscritto di una conferenza tenuta a Trento nel 19 19 dal p. Orazio Dell'Antonio: da esse risulta che, entrato diciannovenne nell'Ordine francescano, studiò arabo nel collegio di S. Pietro in Montorio a Roma. Inviato al Cairo nel marzo del 1632, vi rimase per quasi cinque anni come cappellano della nazione veneta, unendo tale ufficio a quello diprefetto delle missioni in Egitto: le epistole che in tale qualità inviò alla Congregazione di Propaganda Fide (pubblicate dal p. Somigli) si riferiscono non soltanto alla situazione religiosa e politica dell'Egitto, ma anche a quella dell'Etiopia (particolarmente delicata per la crisi culminata col ritorno alla fede monofisita, dopo il breve periodo di adesione alla fede cattolica romana) e mostrano in lui intelligenza vivace e felice attitudine a osservare e riferire; ebbe relazioni cordiali coi copti monofisiti (e, attraverso questi, cogli Etiopi), senza peraltro che il tentativo di ricondurli all'unione con Roma avesse buon esito, e strinse amicizia col patriarca greco-melchita. Nominato guardiano del Sacro Monte di Sion e custode di Terra Santa nell'ottobre del 1636, giunse a Gerusalemme a principio del 1637 e vi rimase fino alla fine del 1642, essendogli stato rinnovato l'incarico per un secondo triennio allo spirare del primo.
In una situazione particolarmente difficile, sia per le rivalità tra i governi cattolici d'Europa aspiranti al patronato esclusivo dei santuari della Palestina, sia per le dispute interminabili e insistenti tra le varie Chiese cristiane per difendere o conquistare privilegi nell'ufficiatura di quei medesimi santuari, e sia, finalmente, per le continue vessazioni , avanie e persecuzioni del governo ottomano, diede prova di zelo e di spirito d'iniziativa, che apparve perfino eccessivo: dalla Propaganda Fide gli vennero più volte ammonizioni a non usare soverchia indulgenza verso i Greci scismatici, dai quali sperava recuperare alcune funzioni che essi avevano usurpate ai Latini, il che non gli riuscì se non in parte. Né poté evitare conflitti colle autorità ottomane, tanto che nel 1640 si vide costretto ad abbandonare temporaneamente Gerusalemme per evitare violenze alla sua persona. Tuttavia rientrò in sede senza molèstie, e nell'estate dell'anno seguente si recò addirittura a Costantinopoli. Gli riuscì di far compiere. restauri nel Santo Sepolcro a Gerusalemme e nel Presepio a Betlemme e di fondare ospizi a Damasco, a Tripoli, a Saida. Preparò anche un piano di riforma della Custodia, il quale, se pure non venne accolto, ebbe influenza su alcuni provvedimenti presi più tardi.
Il suo carattere indipendente, deciso ed energico, quale risulta dai suoi scritti e dalla sua azione, dovette procurargli numerose e tenaci inimicizie, che si manifestarono in contrasti e accuse da varie parti; al cessare dal suo ufficio fu perfino incolpato di malversazioni nell'amministrazione, ma un'inchiesta condotta dal cardinal Albomoz, protettore di Terra Santa, riconobbe la falsità dell'accusa. Fu forse appunto la consapevolezza dell'ostilità suscitata dalla sua opera quella che lo indusse a fare redigere sotto la sua diretta sorveglianza dal confratello p. Francesco da Serino, colla collaborazione del proprio segretario p. Faustino da Tosculano, una minuta cronistoria dei periodo della sua custodia, che è fonte preziosa non soltanto per la storia missionaria, ma anche per quella generale della Palestina e della Siria.
Rientrato in Italia, fu nominato commissario di Terra Santa, e traccia della sua opera in tale qualità si riscontra negli atti della Congregazione di Propaganda Fide; ma sembra esser presto tornato nella sua regione natale e avervi fatto residenza stabile negli ultimi trent'anni di vita. Promossa e ottenuta la fondazione della provincia francescana di Trento (fino allora unita a Venezia), la rappresentò nel capitolo generale di Toledo nel giugno del 1645 e tenne in essa vari uffici; nel 1662 fu commissario generale della provincia di Austria. Sei mesi prima della morte si ritirò a Borgo Valsugana come confessore delle clarisse nel monastero di Sant'Anna. Morì in questa località il 13 genn. 1674.
Alquante sue opere si conservano manoscritte nella Casa generale della provincia francescana di Trento (il p. Kleinhans ne dà l'elenco): dai titoli risultano essere scritti di edificazione e devozione privi d'importanza particolare.
Fonti e Bibl.: Francesco da Serino, Cronache o Annali di Terra Santa..., a cura di T. Cavallon, Quaracchi 1939; L. Rosat, Missionari della provincia francescana di Trento tra gli eretici e gli infedeli,in Contributi alla storia dei Frati Minori della provincia di Trento,Trento 1926, pp. 247-250; A. Chiappini, Annales Minorum,XXVII,Quaracchi 1934, pp. 357, 441; XXVIII, ibid. 1941, pp. 79, 129 s, 291, 293, 409, 534, 584; XXIX, ibid. 1948, pp. 38-45, 108, 157; Teodosio Somigli di S. Detole, Etiopia Francescana,I,1, 2, Quaracchi 1928; L. Lemmens, Acta S. Congregationis de Propaganda Fide pro Terrae Sancta,Quaracchi 1921; Id., Collectanea Terrae Sanctae,Quaracchi 1933; A. Kleinhans, Historia studii Linguae Arabicae et Collegii missionum... ad S. Petrum de Monte Aureo,Quaracchi 1930, pp. 154-157 (dipendente da Rosat), con ulteriore bibliografia; Encicl. Cattolica,I, col. 1188.È possibile che altri documenti, inediti, sitrovino negli archivi dell'Ordine dei frati minori.