BRENTA (Brenzio, Brenti), Andrea
Nacque circa nel 1454 a Padova; il suo nome è sempre accompagnato dal'aggettivo esplicativo della sua città natale. Quivi egli ascoltò le lezioni di Demetrio Calcondila, che fu in Padova dal 1463. In seguito il B. si trasferì a Roma come segretario del cardinale Oliviero Carafa: il primo documento certo della sua presenza nella città è solo del 1475. In giovanissima età, appena dopo il 1475, insegnò nello Studio romano eloquenza greca e latina.
In alcune sue frasi resta il riflesso diretto di questa esperienza in un giudizio fortemente negativo sulla funzione della scuola: i Gymnasia non solo non stimolano e non perfezionano, ma, peggio, diseducano; invece di umanità, modestia e dottrina vi si trova insolenza, arroganza e ignoranza, così che dopo un periodo più o meno di un quinquennio tutti si sentono oratori, giuristi, maestri di dialettica, filosofi e medici.
Ci rimangono alcune prolusioni del B. ai corsi accademici, che non è possibile datare con precisione. In una (Vat. lat. 2934, ff. 544r-558v) - "In disciplinas et bonas artes... initio gymnasii habita" - dopo un accenno alla propria giovane età, centrale è un lungo paragrafo dedicato alle arti del trivio e del quadrivio; è ricordato anche Demetrio Calcondila, ed un lungo elogio è dedicato a Sisto IV ed alla sua opera a favore del ginnasio romano. Un altro corso "in ludo litterarum" (Vat. lat. 2713, ff. 45-46v) era invece dedicato ad Aristofane; anche di questo abbiamo la lezione introduttiva (che, se non è autografa, non ha tuttavia il carattere di appunto di ascoltatore): dopo aver spiegato la sua scelta (dovuta all'eccellenza dell'autore ed alla sua convenienza per principianti), prosegue con una breve biografia di Aristofane ed una dissertazione "de comedia et quare et unde sit appellata". Di un terzo corso infine, sui Commentarii di Cesare, dal Müllner datato al 1480 circa, è rimasto il discorso proemiale "In historiam Caesaremque Caesarisque Commentarios" (Vat. Lat. 3575, ff. 26-46).
Le lezioni su Cesare seguivano la traduzione di alcuni passi di Dione Cassio, databile ai primi anni dopo il 1475, che l'autore dichiara primizia dei frutti che ad ogni studioso sarà concesso cogliere per la magnanima benignità di Sisto IV che ha aperto a tutti la Biblioteca Vaticana: "ex publicae bibliothecae tuae libris" (Vat. lat. 3551, f. 1v). La sua attività di traduttore fu vasta, confrontata alla brevità della vita. A Sisto IV dedicava anche la versione (Vat. lat. 3575, ff. 4-25v) di un libro del De regno di Dione Crisostomo ("ut ex ea cognoscas te talem esse Pontificem qualem ille bonum regem instituit prudentia modestia fortitudine iusticia doctrina ornatissimum", f. 3v).
Nell'estate del 1476 ilB. era a Napoli, per sfuggire la pestilenza che infuriava a Roma, e anche per accompagnare il cardinale Carafa all'incoronazione di Beatrice d'Aragona. In questo periodo volgeva in latino la Oratio funebris di Lisia, ed allo stesso cardinale offriva la versione di una oratio di Giovanni Crisostomo In proditionem Iudae.
Ma l'interesse maggiore del B. andava ad Ippocrate, di cui traduceva una serie di frammenti: nel 1479-80 dedicava ancora e sempre a Sisto IV il De insomniis (interessante, nella prefazione al papa, l'elogio della Biblioteca Vaticana, dal 1475 aperta al pubblico, "quae litteratis omnibus... summo solatio ac studiorum incremento est, et in quam, a curis tamquam in portum me conferre saepius, et totos denique dies partim legendo partim scribendo consumere soleo", Vat. lat. 3681, ff. 7v-8).
Dal primo registro dei prestiti della Biblioteca riemergono, le testimonianze della sua frequenza; a suo nome fu infatti data in prestito il 10 ott. 1477 l'Anabasi, mentre il 21 giugno 1479 riceveva Hippocratis opera, che restituiva il 10 giugno del 1480 (M. Bertola, Idue primi registri..., Città del Vaticano 1942, pp. II, 18).
Da Ippocrate traduceva ancora (secondo i suoi titoli) il De victu, il De tuenda valetudine, la Lex medicine, lo Hippocratis iusiurandum, la Invectiva in obtrectatores medicinae.
Una Oratio in comivii laudem apud oliverium card. Neapolitanum (Vat. lat. 6855), composta nel 1477e dedicata ad Alessandro Carafa, è una lunga esaltazione del cardinale napoletano con l'augurio del trono pontificio "quae quidem sedes tibi omnium opinione reservaturs".
Una delle ultime occasioni in cui il B. è menzionato è il 18 maggio 1483quando, secondo il Gherardi (Diario romano, in Rer. Ital. Script., 2 ed., XXIII, 3, a cura di E. Carusi, p. 118), egli tenne un discorso pubblico in S. Pietro alla presenza di papa Sisto IV, in cui "docuit non Paraclitum sed Paracletum dici debere", che fu dato alle stampe.
Moriva alcuni mesi dopo, l'11 febbr. 1484, colpito da peste, come, in una lettera indirizzata, a Giovanni Acciaioli, Bartolomeo della Fonte (collega del B. nello Studio romano) annunciava al Calcondila, di cui il B. era stato discepolo (B. Fontius, Epist., a cura di L. Juhasz, Budapest 1931, p. 37).
La sua morte fu pianta dagli amici in una serie di componimenti: Scipione Forteguerri (Carteromaco) dava del compianto maestro un ritratto di umanistica saggezza, dettandone infine un epitaffio: "Hic iacet Andrea cognomine Brentius, altuin / cui genus atque ortus urbs Patavina dedit. / Sex vixit lustris virtute probatus in omni /et demum iuvenis sed sine labe periit" (Vat. lat. 2861, ff. 9v-11v). Un altro epitaffio dettava Paolo Emilio Romano (Ottob. lat. 1982, ff. 79-80v). in versi inviati a Gabriele Apollonio, che del B. si era dichiarato anch'egli discepolo, nel dedicargli la stampa dello Inscriptionum libellus di Iacopo Zaccaria (la lettera di dedica è nel cod. Ambros. G. 89 sup., f. 537rv, parzialmente edita da G. Huet, in Revue des Bibliothéques, IX [1899], pp. 275-282). Una Elegiain mortem composta da Francesco Mataranzio è nell'Ottob. lat. 2011, f. 105rv, e ne ricordava la morte precoce anche I. A. Augurello (Ad Pandulfum Malatestam... carmina l. I, Venetiis 1505, ode XV). L'orazione funebre fu letta da Paolo Marsi, come ricorda Paolo Cortesi (il quale annota come, per il. dolore dell'insuccesso, che la troppa enfasi in quella occasione gli procurò, il Marsi sarebbe morto di lì a pochi giorni). È proprio il Cortesi che meglio d'altri, come al solito, traccia del B. un breve ritratto in cui coglie il rimpianto di tutti per i frutti futuri mancati (P. Cortesi, De hominibusdoctis, Firenze 1847, p. 235).
Opere: Gli In principio lectionesAristophanis praeludia sono nel Vat. lat. 2713, ff. 45-46v; il Vat. lat. 3575 (per cui cfr. T. De Marinis, La legatura artistica in Italia, I, Firenze 1960, p. 43 n. 352, tav. LXVIII), autografo, contiene ai ff. 2-3v l'Epistola ad Xystum IV di dedica della versione della Orario Dionis Chrysostomi de Regno, che occupa i ff. 4-25v; dal f. 26 segue la Orario in historiam Caesaremque Caesarisque Commentarios.
Nel Vat. lat. 3681, autografo, esemplare di dono a Sisto IV, di interessantissima miniatura, è la versione del De insomniis di Ippocrate (ff. 2-8v lettera a Sisto IV, ff. 9-19v la versione di Ippocrate), per la cui edizione a stampa vedi più avanti.
Nel Vat. lat. 6955, dedicata a Oliviero Carafa, è la Oratio funebris Lysiae (ff. 5-23v); ai ff. 25-31, dedicata ad Alessandro Carafa (1477), è la Oratio in convivii laudem a cui seguono, ancora dedicate al cardinale Carafa, la Oratio Iohannis Chrysostomi in proditionem Iudae (ff. 34-52) e la Lex medicinae di Ippocrate (ff. 55-56v).
La In disciplinas et bonas artes oratio Romae initio gymnasii habita (Vat. lat. 2934, ff. 544r-558v) è edita da K. Müllner, Reden und Briefen italienischer Humanisten, Wien 1899, pp. 71-85.
La versione da Dione Cassio della Caesarisoratio Vesontione habita -rielaborata e ampliata sulla base di un confronto con il testo dato dal De bello Gallico -fupubblicata a Roma da Guldinbeck nel 1481 c. (Gesamtkatalog, 5098) e da Plannck (Gesamtkatalog, 5099) tra il 1481 e il 1484. Nell'edizione precedevano, sempre del B., un carme a Cesare e una Praefatio ad Quirites e seguivano alcuni epigrammi laudativi della versione firmati da Litavicus, Franciscus, M. Lucius (Fosforo?, che lo dice non ancora venticinquenne) e Ambrosius. La versione di Dione è conservata manoscritta nei codici Vat. lat. 3551 (con le armi di Oliviero Carafa) e J 100 del Fondo vecchio della Bibl. comunale di Perugia ai ff. 218-230v (P. O. Kristeller, Iter italicum, II, p. 60); una copia più tarda è nel Vat. lat. 13679, ff. 195-207v. Il Sabbadini inserisce questa traduzione tra le finte scoperte e le falsificazioni del periodo umanistico (R Sabbadini, Le scoperte..., I, Firenze 1905, pp. 173 s.).
La versione del De insommniis di Ippocrate fu stampata nel 1490 c. per la sigla D.D.L.D.S.D.V. - Oliverius Servius (Catalogue of Books printed... now in the British Museum, IV, London 1916, p. 130), dedicata a Sisto IV e a Nicola Gupalatino, e con una lettera di prefazione a Zaccaria Barbaro. Senza data o senza nome dello stampatore furono editi gli altri brani di Ippocrate con il titolo di Hippocrates de natura hominis e dedicati a Sisto IV, Francesco Diedo, O. Carafa, al cardinale di Novara Giovanni Arcimboldi, a Giannetto Ciprio, Girolamo Trapolino, Giacomo Sangenesio archiatra pontificio (G. B. Audiffredi, Catalogus... Roman. editionum saec. XV, Romae 1783, p. 379; Hain, 8669; Catal. of Books printed..., IV, p. 130). Anche la In pentecostem oratio, conservata nel cod. G 89 sup. della Biblioteca Ambrosiana di Milano ai ff. 333v-342v, fu stampata a Roma da Silber, dopo il 18 maggio 1483 (Gesamtkatalog, 5100).
Bibl.: G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 4, Brescia 1763, pp. 2049 s.; F. M. Renazzi, Storia dell'univers. degli studi di Roma, I, Roma 1801, p. 236; L. Thorndike, A History of magicand experim. science, IV, New York 1934, pp. 355 s.