BON (Bono, Buono), Andrea
Ultimo vescovo di Iesolo. Nacque a Venezia, non sappiamo in quale anno: ma certo nella seconda metà del sec. XIV, dato che Martino V, in una bolla del 21 ott. 1429, gli dice: "cum... sint anni viginti quinque elapsi et ultra, quibus tribus monasteriis... prefuisti..." (Corner, IX, p. 419). Era monaco benedettino, ed i tre monasteri cui la bolla allude sono S. Michele in Pola, SS. Felice e Fortunato in Vicenza, S. Gregorio in Venezia.
Nel corso del 1411 il B., allora abate di SS. Felice e Fortunato, compare più volte in atti dell'università di Padova; là attendeva allo studio del diritto canonico, in cui avrebbe conseguito il dottorato. Stando ad un'epigrafe del 1º maggio 1463 riportata dal Corner (XII, p. 218), egli sarebbe
stato anche "artium et theologiae magister". Nel 1427 era già abate di S. Gregorio in Venezia, e ricopriva l'ufficio di vicario generale del vescovo di Castello, Pietro Donato (ufficio che avrebbe mantenuto sotto i successori Francesco Malipiero e Lorenzo Giustiniani): in tale veste compare infatti in due documenti del 16 marzo di quell'anno, riguardanti la conferma dell'elezione di una certa Graziosa di Stella badessa di S. Girolamo in Venezia (Corner, II, pp. 136 ss.). Nel 1429 Martino V, con la bolla già menzionata, accedeva alla richiesta del B. di poter disporre di parte dei beni accumulati nel corso delle sue cariche in favore della famiglia. E nel 1444 (24 febbr.) Eugenio IV confermerà la concessione, assicurando alla zia del B., Zaneta vedova di Taddeo Bon, il possesso dei beni acquistati nella diocesi di Padova con il denaro del nipote. Nel 1446 il B. è tra i presenti alla ratifica da parte di Lorenzo Giustiniani della nomina di Cecilia de' Benedetti a badessa di S. Girolamo.
Nel 1451 il B. era eletto vescovo di Iesolo (o Equilio), diocesi ormai in abbandono per il progressivo impaludamento del territorio. Nel 1453 concedeva la chiesa di S. Martino di Capodistria, della giurisdizione di Equilio, ai serviti di Venezia. Nel 1454, in qualità di giudice apostolico delegato, pronunciava una sentenza in favore dei monaci camaldolesi contro il vescovo di Parenzo, circa il monastero di S. Michele di Lemmo. Un'altra sentenza, del luglio 1458, riguarda i beni di una certa Clara, già professa del monastero di S. Maria della Celestia in Venezia, che vengono dichiarati di pertinenza del monastero stesso. Il 1º maggio 1463 il B. consacrò la chiesa di S. Giovanni in Oleo (o Nuovo) a Venezia, come risultava da una epigrafe riportata dal Corner (XII, p. 218; cfr. Cicogna, II, p. 181). Nel 1465 fu accusato a Roma di aver violato la giurisdizione del vescovo di Treviso, amministrando la cresima a Mestre: difeso dall'ambasciatore della Repubblica, venne assolto per la sua provata buona fede.
Morì nel settembre 1466.
Nel testamento lasciava il suo corredo episcopale ed i suoi libri al successore; ma Paolo II, considerando lo stato d'abbandono della diocesi di Equilio, ne decretò la soppressione e l'unione al patriarcato di Venezia. L'eredità del B. fu così assegnata, per decisione
del pontefice, al vescovo di Cittanova nell'Istria; ci rimane il documento della consegna, avvenuta il 7 apr. 1467, interessante per l'elenco minuzioso degli arredi e dei libri: di retorica, di devozione, di teologia, di diritto (Ughelli-Coleti, coll. 89 s.).
Il B. è annoverato fra gli scrittori veneziani per una storia, in trenta capitoli, della beata Guglielma regina d'Ungheria, conservata in manoscritto marciano (ms. It. V, 41) proveniente dalla biblioteca dei padri somaschi della Salute di Venezia.
Egli ne fu tuttavia piuttosto l'ampliatore che l'autore, come risulta dall'incipit: "In questo libero è descripta la compassionevol istoria de la biata Guielma regina de Ongaria la qual se recita in li miracoli de la Verçene Maria, la quale è stada composta et ampliada per lo venerabelle homo miser Andrea Bonno abato de sancto Gregorio de Venexia, lo qual sempre se recomanda in l'oratiom de colori che la leçerà per sua devotione..." (Frati-Segarizzi, II, p. 281). La stessa leggenda si trova in altri due manoscritti della Marciana, che non menzionano il B. (ibid., pp. 274 s.), ed inoltre in un manoscritto di Ferrara, da cui la pubblicò G. Ferraro (Scelta di curiosità letterarie inediteo rare, CLIX, Bologna 1878) attribuendola a frate Antonio Bonfadini, del quale lo stesso manoscritto riporta la predicazione in Ferrara del 1425 (G. Antonelli, Indice dei mss. della civicabibl. di Ferrara, Ferrara 1884, p. 110, n. 181). Manca uno studio sulle origini della leggenda e sulle eventuali redazioni di essa.
Il nome del B. compare anche in calce a un manoscritto contenente la Glossa ordinaria super Psalmos ("1463 die 27 septembris, Andreas Episcopus Equilinus"), con continue notazioni marginali, descritto da I. Mittarelli, Bibliotheca cod. mss.Monasterii S. Michaelis Venetiarumprope Murianum, Venetiis 1779, col. 459. Non è invece il caso di identificare con il B. il copista del codice Marciano Lat. XI, 61 (G. Valentinelli, Bibliotheca manuscriptaad S. Marci Venetiarum,Codd. mss. lat., IV, Venetiis 1874, p. 247), che si nomina nell'explicit: "commentum Haly super libros quatuor tractatuum Ptolomaei Peleusiani, scriptum Venetiis 1449 et finitum die 8 octobris per me Andream Bonum physicum artium et medicinae doctorem": sembra piuttosto da pensare al "mag. Andrea Bonus, f. ser Dominici, cinturarii", che frequenta lo Studio di Padova negli anni 1442-1444, per conseguirvi il dottorato in arti e medicina (Bronta-Zotto, ad Indicem).
Fonti e Bibl.: F. Corner, Ecclesiae Venetae, Venetiis 1749, I-XV, ad Indicem; Id., Ecclesiae Torcellanae, III, Venetiis 1749, pp. 400-402; I. Mittarelli, Annales Camaldulenses, VII, Venetiis 1762, pp. 240 s., 247, 270; App., coll. 102 ss.; G. M. Mazzuchelli, Gli Scritt. d'Italia, II, 3, Brescia 1762, pp. 167 s.; F. Ughelli-N. Coleti, Italia Sacra, X, Venetiis 1772, coll. 88-90; G. Gallicciolli, Delle mem. venete antiche profane edecclesiastiche, VII, Venezia 1795, p. 71; E. A. Cicogna, Delle Inscrizioni Veneziane, II, Venezia 1827, pp. 180 s., 431; G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia, IX, Venezia 1853, pp. 631-34; L. Torelli, Manuale topografico archeologico dell'Italia, in Atti dell'Ist. Ven. di Scienze Lett. ed Arti, s. 4, I (1871-1872), p. 1341; C. Frati-A. Segarizzi, Catalogo dei Codd. Marcianiitaliani, II, Modena 1911, p. 281; G. Marzemin, Le abbazie veneziane deiSS. Ilario e Benedetto e di S. Gregorio, Venezia 1912, p. 92; C. Eubel, Hierarchia catholica..., II, Monasterii 1914, p. 151; C. Zotta-G. Bronto, Acta Graduum Academicorum GymnasiiPatavini, Patavii 1922, pp. 40, n. 146; 61 nn. 214, 215; 62, n. 217; V. Piva, Ilpatriarcato di Venezia e le sue origini, I, Venezia 1938, pp. 149 s.; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., IX, coll. 1082 s.