BIGLIA, Andrea (Andrea da Milano, Andrea de Biliis)
Figlio di Pietro, di famiglia legata al servizio dei Visconti (un suo parente, Giovanni, era castellano di Pavia nel 1440), nacque verso il 1395 a Milano. Nella seconda metà del 1412, come egli stesso precisa, per le turbinose vicende, cui assistette, dell'assassinio di Giovanni Maria e della morte di Facino Cane, si sentì spinto a entrare nell'Ordine agostiniano. Venne inviato l'anno stesso, o in quello successivo, a studiare a Padova, dove restò fino al 1418.
In questi anni il B. dovette formare la sua ricchissima cultura, specialmente letteraria (è da notare la sua ottima conoscenza del greco, e forse aveva anche nozioni di ebraico). Ci racconta, anche, di aver ascoltato in quegli anni Bernardino da Siena, prima a Padova poi a Mantova, attestandoci - ma la notizia va accolta con qualche riserva per l'evidente ostilità verso il predicatore francescano - che in quegli anni questi era ben lontano dal riscuotere il successo che gli arrise solo qualche tempo dopo. A Padova entrò in relazione, anche, col mondo umanistico del suo tempo, conoscendovi Sicco Polenton, col quale rimase in corrispondenza anche dopo esser passato, nel 1418, a Firenze. In questa città, ove visse nel convento agostiniano di S. Spirito, insegnò "filosofia morale, poesia e retorica (cfr. A. Gherardi,Statuti della Università e Studio Fiorentino, Firenze 1881, p. 402), allargando anche la cerchia delle sue conoscenze umanistiche e stringendo amicizia con Niccolò Niccoli, Leonardo Bruni, Ambrogio Traversari, Tommaso Parentucelli, Giovanni Aurispa. A Firenze, tra il febbraio ed il luglio del 1419, tenne un'orazione al papa Martino V, da poco eletto al concilio di Costanza, e al collegio dei cardinali; ebbe occasione di conoscervi l'antipapa Giovanni XXIII; vi predicò, infine, nella quaresima del 1420, cercando di opporsi ai fermenti escatologici suscitati nelle folle dalla parola di Manfredo da Vercelli, che andava predicando l'imminente venuta dell'Anticristo.
Da Firenze, nel 1423, il B. passò a Bologna, ove continuò a esercitare la sua attività di lettore di retorica e filosofia. Convocato nel 1425 il capitolo del suo Ordine a Bologna, vi tenne un sermone De disciplina Ordinis, ancora inedito (cod. Ambros. H. 117inf.); l'anno successivo, quando il cardinale Giordano Orsini ebbe affidata la spedizione contro gli Ussiti, gli rivolse un indirizzo, anch'esso inedito. A Bologna egli conseguì, dopo il 1452, il titolo di maestro in teologia (v. Arbesmann, pp. 159 s.; cfr. F. Elirle,I più antichi Statuti della Facoltà Teol. dell'Univ. di Bologna, Bologna 1932, p. 112), e a Bologna si trovò ancora "in mezzo alla più vivace, varia e feconda società umanistica" (Sabbadini, p. 1101): incontrò Giovanni Lamola, Giovanni Toscanella, Leon Battista Alberti, il Panormita, l'Aurispa, il Filelfo, mentre, fra gli ecclesiastici, trovò Alberto da Sarteano, l'arcivescovo Niccolò Albergati e il suo segretario Tommaso Parentucelli, il futuro Niccolò V, già conosciuto a Firenze. Agli anni bolognesi, ma più precisamente al 1426-27, va riportata un'importante opera del B., il De institutis,discipulis et doctrina fratris Bernardini (edita in de Gaiffier, pp. 314-358), vivacemente polemica nei riguardi di Bernardino da Siena, a cui vien rivolto il severo rimprovero di introdurre una nuova forma di idolatria col propagare la devozione di Gesù, mediante il così detto e ben noto "trigramma".
In stile classicheggiante, con abbondanza di richiami biblici e non senza preziosi ricordi di scrittori latini e greci, il B., pur professando rispetto per la personale ortodossia e santità del frate senese, gli rimprovera in realtà una certa smania di fama mondana, una colpevole trascuratezza della cultura biblica (e qui l'accusa è ovviamente falsa), la possibilità, sia pur remota, di nuove eresie. L'opera, che voleva dar man forte agli accusatori di Bernardino, non ebbe, com'è noto, alcun effetto, ma resta, tuttavia, interessante testimonianza d'uno stato d'animo e d'un atteggiamento caratteristici.
Nel 1428 una rivolta a Bologna indusse il B. a rifugiarsi a Milano; Filippo Maria Visconti gli affidò a Pavia lo stesso insegnamento tenuto a Bologna, ritenendo di fargli cosa gradita. L'agostiniano, invece, oppresso da amici e parenti e legato alla volontà del suo signore, sospirava la vivacità e libertà intellettuale di Bologna (v. la lettera del B., del 7 ott. 1428, all'Aurispa, in Carteggio di G. Aurispa, a cura di R. Sabbadini, in Fonti per la Storia d'Italia, LXX, Roma 1931, pp. 59 ss.). Accettò, quindi, dopo una breve sosta a Perugia, di insegnare nell'anno accademico 1429-30 filosofia morale e naturale nello Studio di Siena, con un compenso annuo di 90 fiorini, ricevendo la conferma per l'anno 1430, con l'obbligo di leggere teologia nei giorni festivi.
Questi anni senesi furono anche pieni di attività letteraria: nel 1430, dopo la settimana santa, quando ebbe luogo la traslazione delle reliquie di s. Monica da Ostia a Roma, scrisse un sermone, poi attribuito allo stesso papa Martino V, sotto il cui nome ha a lungo circolato. Il 18 ott. 1429 (Marletta, p. 523) aveva tenuto allo Studio l'orazione inaugurale De Laudibus disciplinarum. A Siena ancora tradusse la Metafisica e il De anima di Aristotele, con aggiunta di commenti. Vi compose poi la sua opera maggiore Mediolanensium rerum historia, interessante racconto delle vicende milanesi e lombarde tra il 1402 ed il 1431, che nell'eleganza del dettato e nell'abilità dell'esposizione non riesce a nascondere lo sforzo encomiastico a favore dei Visconti e, specialmente, di Filippo Maria.
Va infine ricordato che, tra la fine del 1431 e l'inizio del 1432, il B. ebbe fra i suoi scolari Enea Silvio Piccolomini (che lo ricorda con simpatia: v. Orationes politicae et ecclesiasticae, a cura di G. D. Mansi, III, Lucae 1759, p. 171) e che, nella seconda metà del 1432, tenne a Siena un panegirico di s. Agostino alla presenza di Sigismondo di Boemia.
Il B. aveva anche la carica di provinciale nel convento senese di S. Agostino: qui morì alla fine del 1435 e qui fu sepolto.
Opere - Ricordiamo prima le opere edite: Tractatus ad Barcinonenses de littera H in nomine Ihesu, a cura di J. B. Wuest, in Antonianum, III(1928), pp. 73-86; De institutis,discipulis et doctrina fratris Bernadini, a c. di B. de Gaiffier, in Analecta Bollandiana, LIII (1935), pp. 314-358; De translatione corporis s. Monicae b. Augustini matris Ostia Romam ex verbis Martini papae V Sermo ad fratres augustinianos, in appen. A. Fivizanius,Vita s. Augustini, Romae 1587 (e 1586 rispett.), pp. 9-28; Oratio de laudibus disciplinarum, in K. Müller,Reden und Briefe italienischer Humanisten, Wien 1899, p. 64 ss.; Mediolanensium rerum historia, in L. A. Muratori,Rer. Italie. Script., XIX, Mediolani 1731, pp. 9158. Nel periodo senese (con ogni probabilità nel 1430: v. Arbesmann, p. 185) compose, durante un ritiro all'eremo di Lecceto, il trattato Ad fratrem Ludovicum de Ordinis nostri forma et propagatione, recentemente edito a cura di R. Arbesmann, in Analecta Augustiniana, XXVIII (1965), pp. 186-218. La In exequiis Johannis Galeatii Vicecomitis ducis Mediolani laudatio funerea, pronunciata - non sappiamo in quale anno - in occasione dell'annuale celebrazione della morte del duca, avvenuta nel 1402, è edita a cura di L. Alberti (Un'orazione inedita dell'umanista A. B), in Athenaeum, III (1915), pp. 177-185. Un secondo discorso commemorativo in onore dello stesso Gian Galeazzo è inedito, nel cod. Ambros. F. 55 sup., ff. 49-57. Delle opere inedite ricordiamo qui le più importanti, di cui ci siano giunti manoscritti. Nel cod. Ambrosiano N. 280 sup. troviamo varie orazioni, tra cui, al f. 14v,Ad Alphonsum regem Aragonum de pace cum Philippo duce Mediolanensi componenda (anni 1423-24); f. 20v,Pro suscipienda in Bohemos expeditione Iordano Ursino (1426); f. 29,Elogio di s. Agostino in presenza del re Sigismondo (28 ag. 1432).
Il cod. Ambrosiano H. 117 inf. (tra l'altro per una descrizione completa: v. Arbesmann pp. 183 s.) contiene: f. 1,Paniscolaria ad Alfonsum regem Aragonum adversum scisma Benedicti (1424 ex.-1425 in.); f. 42,De disciplina Ordinis ammonitio habita in capitulo Bononiensi (1425); f. 57,Ammonitio ad fratrem Manfredum Vercellensem Ordinis fratrum praedicatorum (1420-21?). Il cod. 1136 della Bibl. Ang. di Roma contiene Commentarii historici de detrimento fidei et Orientis, autentico, nonostante le perplessità del Sabbadini. Per l'attività di traduttore dal greco del B. (Metafisica,Fisica,De Anima di Aristotele,Vita Timoleonis di Plutarco) e per i manoscritti di tali traduzioni, v. Arbesmann, pp. 173-179.
Inediti sono anche i suoi sermoni conservati nel cod. Ambrosiano E. S. VII 2,Annotationes in evangelia quadragesime (altra copia, mutila dell'inizio, nel ms. 1109 della Bibl. Angelica di Roma), e nel cod. Ambrosiano E. S. VII 3, anepigrafo, sugli evangeli "que per annum leguntur".
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Siena,Concistoro 381, cc. 8, 14; 385, c. 42; 399, c. 57; 404, c. 43v; 406, c. 27v; 412, cc. 62v-63; 417, cc. 27, 30v; Biccherna 310, c. 44, 65v; Diplomatico,S. Agostino,ad annum. Prescindendo dalle notizie antiquate e malcerte degli antichi eruditi locali o dell'Ordine - ma si vedano le pagine di L. A. Muratori, in Rer. Italic. Script., XIX, pp. 3-5 -, gli studi sul B. sono stati completamente rinnovati da R. Sabbadini,A. B. (milanese),frate agostiniano del sec. XV, in Rend. del R. Ist. lombardo di scienze e lett., s. 2, XXXIX (1906), pp. 1087-1102. Si vedano poi F. Novati,Di un cod. originale del 'Liber rerum Mediolanensium'... esistente nella Nazionale di Madrid, in Arch. stor. lombardo, XXXIV (1907), pp. 217-224; A. Segarizzi,Per la bibliografia di A. B., in Nozze Cessi-Drudi, Venezia 1920; J. B. Wuest,Andreae de Biliis o. s. A., Tractatus ad Barcinonenses de littera H in nomine Ihesu, in Antonianum, III (1928), pp. 65-86; D. A. Perini,Bibl. augustiniana, I, Firenze 1929, pp. 127-131 (che raccoglie, sia pur senza critica, i dati dell'erudizione precedente); B. de Gaiffier,Le mémoire d'André Biglia sur la prédication de saint Bernardin de Sienne, in Analecta Bollandiana, LIII (1935), pp. 308-314; F. Marletta,Note all'epistolario del Panormita, II,A. B., in La Rinascita, V(1942), pp. 520-526; A. Casamassa,L'autore di un preteso discorso di Martino V, in Miscellanea P. Paschini, II, Roma 1949, pp. 109-125; H. Baron,The crisis of the Early Italian Renaissance, Princeton 1955, pp. 344, 450-451, 605; R. Arbesmann,A. B., Augustinian friar and humanist († 1435), in Analecta Augustiniana, XXVIII (1965), pp. 154-185; P. O. Kristeller,Iter italicum, I-II,ad Indices; M. E. Cosenza,Dictionary of the Italian Humanists, I, Boston 1962, pp. 603 s.; A. Potthast,Repertorium fontium historiae Medii Aevi, II, Romae 1967, pp. 530 ss.; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., VIII, coll. 1454 s. Vale infine la pena di avvertire che del B. parlano tutte le biografie di s. Bernardino da Siena.