ANASTASIO I (᾿Αναστάσιος)
Imperatore bizantino (491-518).
Silentiarius imperiale, sale al trono con la protezione di Ariadne, vedova dell'imperatore Zeno e che egli sposa. Dal 502 al 506 in guerra con i Persiani; monofisita, nel 514 fronteggia la ribellione degli ortodossi guidati da Vitaliano. Ricordato (Procop., Hist. arc., xix, 2) per la sua politica finanziaria (abolizione del chrysargyron), autore (498) di una riforma della monetazione che sostanzialmente dura sino al 685, con Costantino IV (v. Wroth). Zecche: Costantinopoli, Nicomedia, Antiochia, Cizico e, per l'oro e l'argento, Costantinopoli, Cartagine, l'Italia; alcune coniazioni ad Alessandria e a Salonicco. I ritratti sulle monete sono convenzionali. Si distinguono due tipi: a) busto visto di faccia (leggera inclinazione verso sinistra), con elmo, corazza, lancia nella destra e nella sinistra uno scudo con la raffigurazione di un cavaliere che atterra con la lancia un nemico; b) busto di profilo, diademato, con corazza e paludamento. I rovesci hanno i seguenti tipi: a) Vittoria alata, con chitone e peplo, stante, che sorregge un'asta con il ☧; b) Vittoria alata, con manto intorno alla vita, seduta su una corazza e uno scudo, intenta a scrivere sopra uno scudo che ha appoggiato sul ginocchio; di fronte ☧ ; c) Vittoria alata, con chitone, che cammina verso lo spettatore voltando il capo indietro a sinistra, con corona nella destra, globo crucifero nella sinistra, nello sfondo una stella; d) su una moneta argentea, alla figura c) è contrapposta una corona con all'interno la scritta: vot • mult • mti; e) varî tipi in cui è posto in grande evidenza il numero indicante il valore della moneta. Il Grabar sottolinea il numero limitatissimo di "temi" monetali e il fissarsi di un tipo "ritrattistico" che ritornerà quasi invariato sino a Costantino IV. È stato attribuito ad A. l' "avorio Barberini" (v. dittico). Il ritratto di A. ritorna, senza alcuna definizione fisionomica, ma assai interessante per il tipo del ritratto imperiale e per il costume, nei dittici di Areobindo, di Arvenio e di altri. Vedine un esempio nella illustrazione della voce Anastasio.
Bibl: G. Rose, A. I, Halle 1882; A. Gasquet, L'Emp. byz. et la monarchie franque, Parigi 1882; G. Rose, Die byz. Kirkenpol. unt. A. I; L. Duchesne, in Mél. d'Arch. et d'Hist., XXXI, 1931, p. 305 ss.; id., L'Église au VIe siècle, Parigi 1925; W. Wroth, Imp. Byz. Coins, v. II, Index, p. 661; R. Delbrück, Consulardypt., Lipsia 1927, p. 193 ss. e passim; A. Grabar, L'Empereur, Parigi 1936, pp. 13-14 e passim; A. Flicke-V. Martin, St. della Chiesa, trad. ital., IV, Torino 1941, pp. 449-57; 464-87; Enc. Catt., I, s. v.; G. Ostrogorski, Gesch. d. byz. Staats, Monaco 1952; R. B. Blake, The Monetary Reform of A. I, in Numism. Review, IV, 1947, p. 35 ss.; A. A. Vasiliev, Justin the First, Cambridge, Mass. 1950; id., History of the Bizantine Empire, Madison, Wisc. 1952; R. Bianchi Bandinelli, Hellenistic-Byz. Miniatures of the Ilias, Olten 1955, pp. 156, 160, 166, 167.
Sull'avorio Barberini: G. Schlumberger, in Mon. Piot, VII, 1900; J. Ebersolt, Arts somptuaires, Parigi 1923, p. 34; R. Delbrück, op. cit., p. 188 ss.; Pierce-R. Tyler, L'Art byz., II, Parigi 1934, p. 55; A. Grabar, op. cit., p. 48; R. Delbrück, in Felix Ravenna, LIX, 1952, 8, p. 5 ss. Sui dittici in cui compare A. I: R. Delbrück, op. cit., nn. 9, 10, 11, 12, 16, 17, 19, 20, 21, 48.