anarchia
Condizione di mancanza di governo. In economia, il tema centrale riguarda il problema della eventuale sovrapposizione o coincidenza fra a. e anomia. La questione si pone prima di tutto nella teoria politica. Autori quali W. Godwin (Political justice, 1793) o P.-J. Proudhon (Qu’est-ce-que la propriété?, 1840) hanno sostenuto l’idea che la persona umana sia sociale per natura: attraverso la mutua interazione, nascono su base volontaria le istituzioni sociali, capaci di funzionare indipendentemente da qualsiasi autorità. Tale società senza governo, sostenuta dall’anarchismo, è invece ripudiata da tutta la tradizione hobbesiana. Lo stesso dilemma si ripropone in economia a proposito della efficacia o meno della promozione del laissez faire: si è dibattuto a lungo, anche di recente, sui limiti della politica economica, ossia di tutte le forme di controllo o di intervento negli assetti della vita economica di un sistema. Con esclusivo riferimento al 20° sec., sono numerosissimi i contributi sulla problematica dell’opzione fra economia controllata e ordine economico spontaneo. È possibile contrapporre, per es., la concezione di J.M. Keynes (The end of laissez faire, 1926), fondata sulla necessaria o opportuna correggibilità del mercato, a quella di F. von Hayek (The pretence of knowledge, 1974), basata invece sull’ipotesi di un ordine spontaneo.● Una questione connessa, largamente trattata, è quella della sostenibilità e del funzionamento di un regime a pianificazione centrale. Per quanto concerne i sistemi di mercato, il tema tocca l’ampio capitolo dei cosiddetti fallimenti dello Stato (➔ Stato, fallimenti dello), cui si contrappongono i fallimenti del mercato (➔ mercato, fallimenti del), con conseguenti argomentazioni in materia di vantaggi, limiti e metodi della regolazione.