AMPOLLA (ampulla)
Vasetto di vetro, di argilla, di metallo, a collo sottile e corpo globulare o lenticolare o a tronco di cono, usato in antico per gli olî destinati agli usi del bagno (ampulla olearia) o per qualsiasi bevanda (ampulla potoria). Dai cristiani furono particolarmente usate nel culto delle reliquie, sia per raccogliere il sangue dei santi o dei martiri (ampullae sanguinis), sia per raccogliere unguenti o oli consacrati dalla prossimità al corpo di un martire o dal contatto con esso (a. per eulogia, εὐλογία, ovvero benedizione). Le osservazioni fatte nelle catacombe ci permettono di dire con sicurezza che i corpi dei defunti, e in particolar modo quelli dei santi, venivano cosparsi di profumi e di oli; quest'usanza, confermata anche dalle testimonianze di autori cristiani (Tertulliano, Prudenzio), diede origine a quella forma di devozione che consisteva nel raccogliere qualche goccia dell'olio, dell'acqua, o del profumo, oppure persino della cera, che provenivano dalla tomba del santo o dai luoghi ad essa immediatamente vicini. I pellegrini, dunque, prelevavano e mettevano in un'a. piccole quantità di questi liquidi, ai quali attribuivano le più varie virtù taumaturgiche, per il solo fatto di essere state per qualche tempo presso il corpo di un santo.
Gregorio di Tours ci ha lasciato una descrizione di quest'usanza (Miracula S. Martini, i, 2, in Patr. Lat., 71, c. 914 ss.). Ugualmente ricercato era l'olio delle lampade che bruciavano presso le tombe. Le a. per eulogia in terracotta, rotonde od ovali, sono molte, mentre più rare sono quelle in metallo; in genere portano tutte qualche figura o iscrizione. Particolarmente numerose sono quelle con l'effigie di San Mena, la cui tomba era in Egitto; a. col suo nome sono state rinvenute in ogni luogo in grande abbondanza: a Kerč, a Costantinopoli, ad Atene, a Gerusalemme, a Bona (Africa), in un monastero della Sabina, ad Arles, a Treviri, a Colonia, ecc., il che dimostra sia la diffusione dello spirito di pellegrinaggio, sia l'universalità della devozione agli olî santi. Su queste a. San Mena è rappresentato quasi sempre nelle vesti di soldato romano, tra due cammelli: riferimento, questo, alla leggenda secondo la quale egli aveva voluto che le sue spoglie mortali fossero poste su un cammello, e sepolte là dove l'animale si fosse fermato; oppure, si tratta di un riferimento alla sua - d'altronde ipotetica - condizione di cammelliere (tra l'altro è discusso se il santo raffigurato sulle a. sia San Mena di Atene, martirizzato sotto Massimino, o San Mena l'Egiziano, martirizzato sotto Diocleziano). Altre a. analoghe portano l'effigie di San Pietro, di Sant'Andrea, di Santa Tecla, di San Pietro di Alessandria, di San Teodoro di Euchaita e di altri santi. Ve n'è inoltre una che rappresenta la Vergine col Bambino, con un altro personaggio e alcuni animali, sotto un portico (O. M. Dalton, Cat. of Early Christian Ant., n. 903). Su altre a., infine, si trovano rappresentati oggetti varî, non sempre identificati (navigli, alberi, la stella, la croce e così via). Ricche collezioni di a. per eulogia sono conservate al British Museum, al Louvre e al museo di Berlino. Salvo rare eccezioni, sono in terracotta, di stile banale e di fattura grossolana. Impossibile datarle con precisione, ma senza dubbio appartengono a varie epoche tra il IV e il VII secolo.
Infinitamente più preziose e più interessanti per il loro valore archeologico, sebbene ancora non abbastanza studiate, sono le sedici a. di Monza, e così pure quelle di Bobbio, le quali ultime, però, sono meno ben conservate delle prime: sia le une che le altre sono in piombo, e decorate con grande abilità. La tradizione vuole che le a. di Monza siano un dono di Gregorio Magno alla regina dei Longobardi, Teodolinda, intorno al 6oo; a dire il vero l'origine papale del dono è testimoniata solo dalle fiale che si trovano insieme alle a., ma di cui è impossibile definire l'epoca. I frammenti delle a. di Bobbio furono rinvenuti nella cripta del monastero di San Colombano fondato da questo stesso santo, missionario irlandese che fu in contatto con Teodolinda e Agilulfo, e che certamente ricevette queste ampolle dai sovrani longobardi. Senza dubbio i pezzi di queste collezioni furono portati dalla Palestina come recipienti per gli olî raccolti nei Luoghi Santi, come ci testimoniano le iscrizioni: una, ad esempio, è così concepita: Olio dell'albero della vita dei luoghi santi del Signore. Le scene, rappresentate in rilievo (la Natività, la Resurrezione, la Crocefissione, il Battesimo di Cristo, l'Adorazione dei Magi e dei Pastori, l'Ascensione, la Vergine in trono), sono ispirate dai mosaici dei principali santuari della Terra Santa e, dal punto di vista della storia dell'arte, assumono anzi un'importanza eccezionale, dato che gli originali sono scomparsi. Si presume, tra l'altro, che la Crocefissione, in cui il Cristo è rappresentato a mezzo busto, sia stata ispirata dal mosaico del Martyrion in cui si conservava il Legno della Vera Croce. La croce che si trova sul collo delle a. allude forse a quella che si ergeva, almeno a partire dal V sec., sul Golgota: in certi casi vi è anche l'indicazione del luogo su cui essa si trovava. Su alcune a., infine, sono rappresentati gli edifici dell'Anastasis e del Santo Sepolcro. Non si può tuttavia concludere sulla base di queste osservazioni che le a. provengano dalla località rappresentata nella decorazione, o alla quale si riferisce l'episodio riprodotto sull'a. stessa.
Bibl: A. per eulogia in generale: E. Le Blant, Note sur une fiale à inscriptions, in Rev. Arch., 1878, p. 302; D. J. Schuster, in Nuovo Bullettino di Arch. Christ., 1897, p. 10 ss.; E. Michon, La collection d'Ampoules à Eulogies du Musée du Louvre, in Mél. G. B. de Rossi, Roma 1892; E. Michon, Nouvelles ampoules à Eulogies, in Mém. de la Société Nat. des Antiquaires de France, 1899, LVIII; O. Wulff, Altchristliche u. mittelalterliche Bildwerke, Berlino 1909, tavv. 67-69; O. M. Dalton, Catalogue of Early Christian Antiquities, Londra 1901, nn. 860-915; C. M. Kaufmann, Zur Ikonographie d. Menas Ampullen, Il Cairo 1901. A. di Monza e di Bobbio: R. Garrucci, Storia dell'Arte Cristiana, VI, Prato 1881, p. 453 ss.; G. Celi, Cimeli Bobbiesi, in la Civiltà Cattolica, LXXIV, 1923, vol. 2-3; H. Leclercq, in Dict. Arch. Chrét., I, ii, cc. 1722-1778, s. v. Ampoules: I, Amp. à eulogies; II, Amp. de sang; C. Cecchelli, in Rev. Arch. Crist., 1927, p. 115 ss.; H. Delehaye, in Journal des Savants, 1929, p. 453 ss.; A. Grabar, Martyrium, II, Parigi 1946, 173 ss. (Questo autore sta preparando, nel 1956, una monografia dedicata alle a. di Monza e di Bobbio); C. R. Morey, Early Christian Art, Princeton 1953, p. 123 ss.