AMORE e PSYCHE
Il gruppo di Ps. e A., che nel suo significato di unione dell'anima umana con l'amore divino può risalire al Fedro di Platone, è tema largamente diffuso nell'arte antica a partire dal III sec. a. C. A questa età risale una borchia in bronzo dove A. e Ps. sono rappresentati in sembianze di giovinetti alati, in piedi ed affiancati, mentre A. accarezza il mento di Psyche. Successivamente, A. viene rappresentato come un giovinetto senza ali, mentre Ps. viene raffigurata con ali di farfalla. A questa tipologia si ricollega il gruppo capitolino comunemente noto col titolo di L'invenzione del bacio, di cui si hanno numerose repliche. Contemporaneamente, nel clima dell'arte alessandrina diventa comune il tema di A. che tormenta in vari modi Ps., raffigurata talora come farfalla, catturandola, bruciandole e strappandole le ali, aggiogandola ai suoi più bizzarri capricci. Questo tema delle lotte tra i due dà luogo a graziose immagini, in particolare nelle pietre incise e nella pittura parietale, e spesso, come in un celebre affresco pompeiano, Ps., non più torturata da A., ma vincitrice, si vendica legando l'avversario in ceppi. A. legato e piangente è anche il tema di una piccola scultura che ha nella replica della Galleria Borghese l'esempio migliore. Non mancano rappresentazioni di più pacifici rapporti tra A. e Ps.: una terracotta del Louvre ci mostra A. che suona il doppio flauto mentre Ps. danza; in un sarcofago del British Museum e in un cammeo firmato da Tryphon sono rappresentate le mistiche nozze tra i due. Nella pittura pompeiana, di carattere maggiormente decorativo, A. e Ps. sono rappresentati come fanciulli intenti a giochi ed a parodie della vita degli adulti. Naturalmente tutti questi ultimi atteggiamenti non hanno più nessun rapporto con il significato primo dell'accostamento di A. e Ps., ma rientrano piuttosto nello spirito degli epigrammi alessandrini. Tipico esempio di questo allontanarsi dal significato originario del tema è il gruppo, da Baia, del Museo Naz. di Napoli, con la elegante replica cumana dell'Antiquario di Pozzuoli, nel quale Ps. è sotto le sembianze di donna dalle forme pienamente sviluppate ed A. invece è un bimbo che si distende sulle ginocchia di lei, talché sembrerebbe che sia adombrato un rapporto di maternità, o, comunque, sembrerebbe che qui sia rappresentata l'anima che cura ed alleva l'amore. Mentre la favola di Apuleio non trova riscontro nella rappresentazione figurata antica, il simbolo di amore umano e amore divino, che è all'origine del mito di A. e Ps., si trasforma nei sarcofagi romani del II, III e IV sec. d. C., nella immagine serena della felicità d'oltretomba. Il mito di Ps., dopo dure prove e una severa penitenza trasportata in Olimpo per intercessione di Eros e là congiunta in eterno al divino amante, sia per i pagani sia per i cristiani significò simbolo dell'anima penetrata dall'amore divino, ammessa al cielo dopo aver scontato i propri errori. Allegoria neopitagorica (si veda la rappresentazione di Eros e Ps. sui sarcofagi con il mito di Prometeo, Roma, Museo Capitolino; Parigi, Louvre - da Arles -) e credenza religiosa si fondono. Plutarco, nell'Amatorius (c. 17, p. 762 A, ss.), dice Eros Sole intelligibile che conduce le anime dall'espiazione della vita terrestre ai "Campi della Verità" (secondo l'espressione platonica, Fedro, 248 B); egli è il mistagogo che rivela loro la vera bellezza alla quale aspirano. Con analogo significato la rappresentazione passa sui sarcofagi cristiani e nella pittura catacombale. Pertanto nella tipologia cristiana la rappresentazione di A. e PS. che danzano, che intrecciano ghirlande, che raccolgono fiori, sono pure sopravvivenze formali di decorazioni tardo romane, interpretate con spirito nuovo.
V. inoltre Eros, Psyche.
Bibl: O. Waser, in Pauly-Wissowa, VI, cc. 531-542, s. v. Eros; id., in Roscher, III, 2, cc. 3237-3251, s. v. Psyche; M. Collignon, Essai sur les mon. Gr. et Romains relatifs au mythe de Ps., Parigi 1877; E. Petersen, in Röm. Mitt., 1901, pp. 57-93; W. Beck, Apulei Ps. et Cupido, Groninga 1902; M. Napoli, Il gruppo di Eros e Ps. da Baia, in Rend. Acc. Arch. Napoli, XXIV-XXV, 1949-50; F. Cumont, Recherches sur le symbolisme funéraire des Romains, Parigi 1942, p. 319. J. Ö. Swahn, The Tale of Cupid and Psyche, Lund 1955.