AMMORTAMENTO (fr. amortissement; sp. amortización; ted. Amortisierung; ingl. sinking, redemption)
La parola ammortamento ha nell'uso varî significati. Il più comune è quello di estinzione graduale di debiti.
Si dicono annualità, semestralità, ecc., le quote che si destinano periodicamente per pagare in un dato tempo (generalmente anni) un debito più i suoi interessi. Le quote possono essere pagate al principio o alla fine d'ogni periodo di tempo, ed essere quindi anticipate o posticipate. Posto che un comune contragga con una cassa di risparmio un prestito di L. 100.000 all'interesse del 6% annuo, estinguibile in 5 anni, con annualità posticipate, il comune dovrà pagare alla fine di 5 anni il capitale più gl'interessi composti, e cioè - come insegna la matematica finanziaria - il montante C(1 + r)n. E poiché il comune deve estinguere questo montante con 5 annualità posticipate, la somma di queste 5 annualità a interesse composto dovrà essere eguale a questo montante. La somma delle cinque annualità è data dalla formula:
e per conseguenza:
da cui
E sostituendo i dati:
Vi sono tavole che dànno i montanti di una lira a interesse composto per i varî tassi; il valore attuale di una lira; la somma che si deve pagare alla fine di ogni anno, semestre, ecc., per ammortizzare il debito di una lira: tavole alle quali si ricorre nella pratica (vedi le tavole di Brasca, Massa e fra gli stranieri, di Violeine, Pereire, Arnaudeau, Förster, Vintéjoux e Reinach, ecc.). Valendoci di queste tavole, basterà ricercare il valore di
e moltiplicarlo per L. 100.000. Applicando i dati: 100.000 × 0,23739,64 = 23.739,64 (annualità). Determinata l'annualità, sarà necessario di compilare il piano di ammortamento.
Lo stato, i comuni, le provincie e le società anonime contraggono prestiti redimibili entro n anni emettendo, in corrispettivo, obbligazioni che vengono collocate alla pari, o sopra, o sotto alla pari, ma che, in generale, si rimborsano alla pari, e mediante estrazione a sorte dei titoli.
Gl'istituti che esercitano in Italia il credito fondiario concedono prestiti ai proprietarî di immobili con garanzia ipotecaria su questi beni, ed emettono, in corrispondenza dei prestiti, delle cartelle fondiarie che estinguono in un numero d'anni non minore di 10 e non maggiore di 50, mediante semestralità scadenti al 1° di aprile e al 1° di ottobre. Ora, nei prestiti rappresentati da obbligazioni, la parte dell'annualità che va ad ammortizzare il capitale non può essere sempre interamente impiegata nell'estinzione di obbligazioni, perché, soltanto casualmente, la somma può coincidere con un multiplo del capitale nominale di ciascuna obbligazione. Avverrà quindi che in ogni anno o semestre (secondo si tratta di annualità o semestralità) rimarrà un avanzo da impiegare, insufficiente per estinguere un'obbligazione: avanzo che frutterà ad interesse per l'anno successivo e si unirà, insieme con gl'interessi prodotti, alle rate che scadono, per ammortizzare le obbligazioni. Il piano d'ammortamento dovrà essere quindi compilato in modo che risultino gli avanzi più i rispettivi interessi. Una forma usata è la seguente:
Come si ammortizza in n anni un debito, così si ammortizza in n anni una spesa. Vi sono spese che possono apparire nelle imprese fra le attività. (v. attività), ma si debbono entro n anni estinguere, in modo che vengano eliminate dall'attivo. Sono le spese di impianto o di costituzione dell'impresa, le spese per l'acquisto di brevetti nell'industria, quelle relative all'avviamento, e in generale tutte le spese che si pagano in anticipazione per più anni. Queste spese rappresentano per l'impresa costi pluriennali e devono ripartirsi in più anni o esercizî. La quota che si porta ogni anno, e in generale alla fine, in diminuzione della spesa, si dice quota di ammortamento. Tale quota può considerarsi come elemento negativo del reddito (in dare del conto "perdite e profitti generali" ed in avere del conto alla "spesa"), o come elemento di costo della produzione annuale, o dei servizî. Si considerano, e giustamente, nell'industria come elementi di costo della produzione annuale le quote d'ammortamento dei brevetti e delle spese d'impianto industriale; si rilevano invece - per ragioni di tecnica amministrativa - come elementi negativi del reddito, le quote d'ammortamento delle spese d'impianto nelle imprese mercantili e bancarie, sebbene tali quote rappresentino, anche in queste imprese, costi annuali della produzione. Riguardo all'"avviamento", che rappresenta il presunto capitale corrispondente agli extra-redditi di un'impresa rilevata, e per conseguenza un costo effettivamente pagato dal rilevatario, nessun dubbio può sorgere sul modo con cui devono considerarsi le quote che ammortizzano questo costo. È il reddito stesso che si è conseguito - porzione del quale è dovuta all'avviamento - che si deve destinare, in parte, per estinguere gradatamente quanto si è speso come capitale. Le quote si devono quindi portare in diminuzione del reddito conseguito e come elemento negativo di esso. Un esempio pratico chiarirà meglio i concetti esposti.
Le attività e le passività di un'impresa mercantile rilevata dal sig. X, risultavano alla fine del primo anno del rilevamento, e prima di aver computato le quote di ammortamento delle spese d'impianto e d'avviamento, nei dati seguenti:
Supposte le quote d'ammortamento sulle spese d'impianto nella misura del 10% all'anno e sull'avviamento del 20%, la situazione apparirà, dopo il computo delle quote, nel modo seguente:
Alla fine del secondo anno, le spese d'impianto e quelle dell'avviamento figureranno fra le attività per L. 4800 e 6000 rispettivamente; alla fine del terzo anno per L. 4200 e 4000, alla fine del quinto anno sparirà la spesa dell'avviamento, e alla fine del decimo quella d'impianto.
Le quote d'ammortamento si devono anche computare su tutti i beni che costituiscono il capitale fermo nell'imprese industriali e in quelle di servigi e sul mobilio in tutte le aziende. Costituiscono beni del capitale fermo o fisso quei beni che durano per un numero più o meno lungo di anni e servono per più atti produttivi. Sono tali, nelle imprese industriali, il fabbricato uso opificio, le macchine, gli attrezzi, gli utensili, ecc., e nelle imprese di servigi - ad esempio in una società di navigazione - i piroscafi, e gli arredamenti di bordo, i pontoni, i cantieri, ecc. Ora i beni del capitale fermo, che lentamente si consumano, devono trovare in ciascun atto produttivo, la ricostituzione graduale, nel valore monetario iniziale, del logorio parziale subito, presunto od effettivo; devono quindi computarsi come costo della produzione annuale per una quota che dovrebbe rappresentare, teoricamente almeno, il valore monetario attribuito al loro deperimento o deprezzamento.
A differenza però delle quote d'ammortamento che si considerano sull'ammontare totale delle spese pluriennali, le quote d'ammortamento sul capitale fermo devono riferirsi a parte del costo iniziale, o valore attribuito ai beni, e più propriamente, alla differenza fra il valore iniziale (prezzo d'acquisto, o di costruzione, o di stima) e il valore che potrebbero avere ancora, quando più non servissero per i fini dell'impresa. Questo valore finale potrebbe essere rappresentato dal ricavo dei materiali con cui i beni sono costruiti, quando questi beni non potessero, in nessun modo, essere usati per altri scopi, oppure dal valore che si potrebbe ricavare dai beni quando, pur non essendo più utili per l'impresa, potessero servire ad altre imprese per altri lavori. Posto che una macchina sia costata, messa in opera, L. 95.000 e supposto in L. 5.000 la somma che si potrebbe ricavare dalla vendita dei materiali, e supposto infine che l'ammortamento si faccia nella misura del 15% con quote annuali fisse, il valore da ammortizzare sarà dato da L. 95.000 meno 5.000 e cioè da L. 90.000. La quota d'ammortamento da applicare sarà quindi ogni anno di L. 13 .500. Al momento dell'acquisto la macchina apparirà fra le attività per L. 95.000; alla fine del primo anno per L. 81 .500; alla fine del secondo per L. 68.000 e così via. Finito l'ammortamento la macchina figurerà fra le attività per L. 5.000, e cioè per il valore attribuito ai materiali. Giustamente, dal lato economico, si computano le quote di ammortamento nelle imprese di trasformazione (industriali) e in quelle di servigi, come costo della produzione dell'anno, insieme a tutti gli altri elementi di costo, quali le materie prime principali e secondarie consumate, le spese di mano d'opera e le spese generali. L'ammortamento non soltanto è necessario per rilevare nell'inventario e nei bilanci i valori attribuiti annualmente ai beni del capitale fermo, non soltanto si deve considerare come elemento di costo della produzione, ma serve anche a reintegrare economicamente i capitali, in quanto sostituisce al valore del capitale fisso, che lentamente va diminuendo, altrettanto capitale circolante.
Giustamente queste quote si dicono anche quote di ricostituzione di capitale, e secondo alcuni studiosi, quote di perpetuità. Un esempio:
Supponiamo che al 31 dicembre 19... la società industriale A. B. abbia venduti tutti i prodotti fabbricati e non abbia conteggiato nessuna quota d'ammortamento. La situazione potrebbe presentarsi nel modo seguente:
Posto che la società avesse ripartito fra i due soci tutti gli utili in L. 350.000, la situazione risulterebbe:
Dato invece che la società avesse - e giustamente - prima di ripartire gli utili, conteggiate le quote di ammortamento, che supponiamo dell'uno per cento sul fabbricato industriale e del 15% sulle macchine, sugli attrezzi e sul mobilio, la situazione apparirebbe invece così:
Ripartiti fra i due soci gli utili, la situazione si presenterà come segue:
Da cui risulta che la società ha ricostituito il capitale, convertendo le immobilizzazioni in capitale circolante, e nell'esempio presentato, in denaro (confr. B con D). Quando l'ammortamento sarà interamente compiuto, spariranno dalle attività i valori dei beni, ma tali valori - pur non essendo individualizzabili in nessuna attività - si troveranno compenetrati nel valore complessivo attribuito all'attivo.
Le quote d'ammortamento rappresentano, in fondo, il contributo monetariamente espresso, dei capitali fermi ai costi della produzione diretta e di quella di servigi. Tale contributo non è, a ben guardare, dissimile da quello dei capitali circolanti. Molto semplicemente il Gilman (Principles of accounting, Chicago 1921, p. 347), dimostra, con l'esempio qui riassunto, questa corrispondenza. Se si fa, egli osserva, la provvista di carbone in un'industria e questa non si consuma in un anno ma in due, avverrà che alla fine del primo anno resterà una rimanenza di carbone. Il costo del carbone costituisce, in parte, un costo della produzione del primo anno, e in parte un costo del secondo. Supponiamo che invece del carbone si sia comperata una macchina, che per sua natura venga logorata in due anni, nel primo anno figurerà come costo della produzione parte del valore della macchina, e nel secondo anno figurerà come costo l'altra parte. Eguale è dunque il fenomeno per entrambi questi valori, in quanto si compenetrano egualmente nei costi dei prodotti ottenuti. Il fatto che la vita media di una macchina è notevolmente più lunga di una partita di carbone, non deve avere influenza sul metodo di trattamento. Le quote d'ammortamento sui capitali fermi si chiamano da molti quote di deperimento, ma la dizione non è esatta. Sia le quote che estinguono una spesa, sia quelle che ricostituiscono un bene, sono sempre quote d'ammortamento, soltanto in queste ultime non si dovrebbe ammortizzare tutto il valore attribuito al bene. Sta il fatto però che, nella pratica, si suole ammortizzare l'intero costo, e in questo caso nessuna differenza sussiste fra le quote d'ammortamento e quelle così dette di deperimento. Si suole ammortizzare l'intero costo, perché l'industriale, nell'acquisto o nella costruzione di una macchina, non suole considerare la provvista del bene, ma la spesa fatta una volta per sempre in anticipazione, di guisa che con la quota d'ammortamento non intende di reintegrare economicamente il presunto logorio del bene, monetariamente valutato, ma di estinguere una spesa fatta. Le quote d'ammortamento possono conteggiarsi in più modi. I principali sono:
a) Con quote costanti. Supposto il costo di una macchina in L. 50.000, in cinque anni la sua durata, e in L. 5.000 il valore dei materiali quando la macchina diventerà inservibile, la quota di ammortamento annua verrebbe data da
Ogni anno quindi si dovrebbero detrarre L. 9.000 (20%), e il valore della macchina verrebbe a figurare in L. 50.000, al momento dell'acquisto, e in L. 41.000, 32.000, 23.000, ecc., rispettivamente alla fine del primo, secondo, terzo anno, ecc. Alla fine del quinto anno la macchina figurerà per il probabile ricavo dei materiali in L. 5.000, e apparirà con questo valore per tutti gli anni in cui potrà ancora servire.
b) Mediante quote decrescenti. Le quote si possono determinare in più maniere; la più comune, alla quale accenniamo, è quella della percentuale fissa sul valore residuale da ricostituire. Posto che l'ammortamento si debba calcolare su L. 45.000 nella percentuale del 20%, la quota d'ammortamento figurerebbe, alla fine del primo anno, in L. 9.000 (20% su L. 45.000), alla fine del secondo anno, in L. 8.200 (20% su L. 41.000); alla fine del terzo anno, in L. 6.560 (20% su L. 32.800), e così via. Per conseguenza la macchina verrebbe valutata L. 50.000 al primo anno, L. 41.000 nel secondo, L. 32.800 nel terzo, ecc. Mentre col primo procedimento non si bada all'effettivo logorio del materiale, ma si suppongono, per tutti gli esercizî, eguali gli utili, eguale il lavoro, eguale la produzione ed eguale il deprezzamento, con il secondo procedimento si rendono le quote più gravose nei primi anni e quasi insensibili negli ultimi, facendo precisamente il contrario di quanto si dovrebbe fare.
c) Mediante quote crescenti, e cioè mediante un'annualità progressiva in ragione di un tanto per cento all'anno. Con questo procedimento, se si debbono ricostituire in cinque anni le predette L. 45.000, si ricerca una quota annua fissa che estingua detta somma con l'interesse composto in base a un dato tasso. Posto questo tasso del 5%, le L. 45.000, essendo infruttifere, si debbono considerare come il montante di un capitale C impiegato all'interesse composto del 5% per cinque anni. Applicando la formula
e sostituendo:
somma che coi suoi frutti deve raggiungere alla fine di 5 anni le suddette L. 45.000. La rata di ricostituzione è data dalla nota formula
e sostituendo i dati:
Tali quote risulteranno quindi in L. 8143,80 alla fine del primo anno, e in L. 8551, 8979,90, 9427,93, 9897,37, rispettivamente alla fine del secondo, terzo, quarto e quinto anno, come apparirebbe dal piano di ammortamento, che per brevità omettiamo. Non accenniamo ad altri procedimenti suggeriti da autori specialmente stranieri; quali, ad esempio, quello di stabilire le quote d'ammortamento in base alle ore di lavorazione, o in base alla quantità di prodotti ottenuti, o in base agli utili, ecc.; procedimenti che non trovano, specialmente in Italia, larga applicazione nella pratica. Alcuni di questi procedimenti non sono consigliabili, come quello di stabilire le quote in proporzione agli utili ricavati o ricavabili, sia perché rende minime o nulle queste quote negli anni in cui gli utili sono scarsi, sia perché non è sempre facile prevedere questi utili. Per ragioni diverse sono da escludere i procedimenti a quote decrescenti, anche per il fatto che nelle industrie gli ammortamenti devono gravare sui costi nella misura minore possibile, nei primi anni dell'industria, ancora da consolidarsi, e in misura maggiore negli anni avvenire. Logico è il procedimento delle quote crescenti, in quanto risponde al concetto ora esposto, e consigliabili sono del pari le quote stabilite in base al lavoro fatto, o alla quantità dei prodotti ottenuti. In generale gli industriali italiani seguono il sistema delle quote periodiche costanti, né sono poche le industrie che, negli anni in cui prevedono alti utili, usano di accelerare l'ammortamento conteggiando quote ingenti, e ciò anche allo scopo di costituire delle riserve tacite le quali si rivelano utilissime specialmente in tempi d'inflazione monetaria (v. riserve).
Le quote possono riferirsi, a fine esercizio, in diminuzione del valore attribuito ai beni e ai costi pluriennali, e in questo caso, negli inventarî e nei bilanci, figureranno, fra le attività, il valore dei beni e i costi pluriennali diminuiti delle quote computate. Ma le quote possono anche considerarsi a parte in un conto "fondo ammortamento", lasciando intatti i valori originarî dei beni e l'importo dei costi pluriennali. In questo caso il "fondo" apparirà nella parte passiva dell'inventario e del bilancio, come posta di correzione della parte attiva.
Se le quote si conteggiano con questo secondo procedimento, è possibile, a chi legge l'inventario o il bilancio, di constatare in qual misura siano state conteggiate dagli amministratori le varie quote nei varî anni, ciò che non è possibile seguendo invece il primo procedimento.
Dagli ammortamenti, sia di debiti, sia di costi o spese di cui abbiamo parlato sinora, differiscono sostanzialmente gli ammortamenti finanziarî. Nelle imprese concessionarie di pubblici servizî (ferrovie, gas, luce elettrica, tram, acquedotti, ecc.) gl'impianti almeno devono passare, senza nessun corrispettivo, allo stato o agli altri enti concedenti, trascorso il termine della concessione. Specialmente in queste società si devono annualmente destinare quote di utili per il graduale rimborso delle azioni e il loro annullamento entro il periodo per il quale la concessione è fatta. L'annullamento si effettua estraendo ogni anno, o a ogni periodo di tempo diversamente stabilito, il numero delle azioni da rimborsare in conformità al piano d'ammortamento. Alcune volte, col rimborso delle azioni, l'azionista riceve - invece delle azioni rimborsategli - delle azioni di godimento che gli conferiscono speciali diritti. L'accantonamento degli utili si effettua destinandoli ogni anno a un fondo d'ammortamento e, sino al possibile, nella cifra stabilita col piano di ammortamento. Questo fondo, che rappresenta somme che la società dovrà pagare agli azionisti per il rimborso delle azioni, figurerà nella parte passiva del bilancio, sino al momento dell'effettivo rimborso.
Con questo procedimento, che risponde ad esatti concetti di tecnica contabile, è assolutamente impossibile conoscere dal bilancio la posizione della società rispetto all'ammortamento del capitale sociale, quando le azioni siano state rimborsate. Per queste ragioni, alcuni studiosi consigliano di far apparire nella parte attiva del bilancio una posta speciale, "azioni sorteggiate", per l'importo delle azioni estratte, lasciando sussistere nella parte passiva la posta del fondo ammortamento. Seguendo tale procedimento, appare sempre dal bilancio l'ammontare delle somme destinate nei varî anni per l'ammortamento, e il bilancio assume la forma seguente, nel caso che le azioni estratte siano state tutte rimborsate.
Nel caso invece che parte soltanto delle azioni estratte fossero state pagate agli azionisti, e questi risultassero ancora creditori verso la società per il numero delle azioni non ancora rimborsate, il bilancio si presenterebbe così:
Dal quale bilancio facilmente risulterebbe, sia l'importo del fondo accantonato nei varî anni per l'ammortamento di azioni, sia il credito degli azionisti per le azioni estratte e non ancora rimborsate (le lire 100.000 al passivo).
L'ammortamento delle azioni può anche farsi senza l'estrazione a sorte delle azioni e il rimborso alla pari, ma mediante acquisto di esse, se sono quotate e contrattate in borsa, a un prezzo inferiore al valore nominale. L'acquisto può farsi nel caso previsto dall'art. 144 del cod. comm., e cioè se questo sia autorizzato dall'assemblea generale dei soci, con somme prelevate sugli utili regolarmente accertati, e purché le azioni siano interameme liberate. Tale via può essere seguita anche quando si fossero rimborsate alcune azioni alla pari. La Società italiana per le strade ferrate del Mediterraneo ammortizzò fino al 1913 il capitale mediante estrazione delle azioni, consegnando ai soci, per i titoli rimborsati, azioni o buoni di godimento, ma dal 1914 acquistò le azioni con le somme destinate al rimborso risultanti dal piano di ammortamento. Nel caso di ammortamento mediante l'acquisto di titoli, la società, non soltanto estingue le azioni riscattandole a un prezzo minore di quello nominale, ma viene a risparmiare l'emissione delle azioni di godimento, riservando così ai soli azionisti quei diritti che spetterebbero ai portatori di questi buoni. Nel caso di acquisto dei titoli, la posta "azioni sorteggiate" dell'attivo deve essere sostituita dalla posta "azioni acquistate". L'acquisto delle azioni porta con sé l'annullamento di esse, almeno sino a quando non vengano nuovamente messe in circolazione. In questo caso, se sono emesse o cedute a un prezzo superiore, il plus valore di riemissione va ad aumentare il fondo per l'ammortamento dei titoli.
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