AMMONE
. Divinità dell'antico Egitto, propriamente Amôn (jmn.w), nelle trascrizioni greche 'Αμούν, "Αμμων, 'Αμοῦς, in copto bohairico Amûn. Che cosa significhi il nome, s'ignora; i sacerdoti lo interpretarono "il creatore di tutte le cose" e più tardi "colui che occulta il suo nome" (cfr., per quest'ultimo significato Plut., De Isid., 9). La parola libica amôn "pecora", con la quale fu posto in relazione (cfr. Atanasio, Oratio contra gentes, 24), deriva forse essa dal dio. Va pure distinto da Amûn, uno degli otto dèi primordiali, rana appaiata con la dea serpente Amaune, personificanti l'occultamento del mondo nelle tenebre del caos. Ammone era il dio di una piccola cittadina di provincia nell'alto Egitto, sulla riva orientale del Nilo, che poi fu Tebe; e il titolo più antico di lui, "signore dei troni dei due paesi", dimostra che si affermò durante il primo Medioevo egiziano, quando, caduta la monarchia, principotti feudali si dividevano il potere. Nonostante questa pretensione di padrone dei re, il dio era rimasto quasi ignoto, tanto che non ricorre in alcun testo religioso arcaico e neppure nel cosiddetto Libro dei morti. Nella sua stessa regione egli era oscurato dal dio Mont delle vicine città di Medamût e di Armant. La fortuna di un tebano, che portava il nome augurale di Amenemḥê'e, "Ammone sta alla testa", decise dell'avvenire di Tebe e del suo dio. La nuova dinastia che egli inizia, la XII (1996 a. C.), pur trasferendo la residenza presso il Fayyūm, non dimentica la città natale; ed Ammone assurge ai fastigi del pantheon, accanto al dio sole di Eliopoli, Rîe, e a Mont. La figura che gli viene data è quella di un sovrano, con la corta veste e la collana; sul capo torreggiano due alte piume, come le porta il suo potente vicino della città di Copto, il dio Mîn. Per tale analogia, qualcuno oggi li crede in origine identici; ma a torto, appartenendo i due nomi a radici diverse. Dopo il 1600, gli eventi traggono di nuovo in piena luce Tebe. Di là, gli ultimi principi della XVII dinastia e quelli della XVIII muovono alla cacciata degli Hyksôs e, ristabilita la indipendenza, di là partono alla conquista di un impero che si estese dalla Nubia alla Siria. Il dio, che aveva approvato queste guerre e che forse, in immagine, dentro una cappella portatile, s'era mostrato in campo a protezione dei combattenti, crebbe in venerazione. In quel tempo gli era già stata data una famiglia; per moglie, una dea avvoltoio sua vicina, Mût (mwt.t, non m'w.t "madre", in copto maue) e per figlio il dio luna Ḫons. Viene pure associato all'ariete; onde si ritrae con testa di ariete, ovvero con corna di ariete alle tempie. Anche l'oca è un animale a lui sacro. Le fortunate imprese fruttano ad Ammone il titolo di re degli dèi, ed è fuso con l'antico dio eliopolitano nella forma di Amenrîe. Egli è il creatore e signore dell'universo; gli altri dèi sono suoi nomi e suoi aspetti diversi. Del faraone egli è il padre fisico, come mostrano le teogamie ripetute in bassorilievo sulle pareti dei templi; al dio appartengono il regno e le corone. La riconoscenza si manifestò in modo ancora più concreto: la parte maggiore e migliore del bottino di guerra, i metalli preziosi, i grani, proventi di città vinte, campi, servi affluirono senza posa ad arricchire il patrimonio sacro. L'amministrazione di questi tesori, alla quale aspiravano i primi personaggi del regno, era quasi così complessa come quella stessa dello stato; e crebbe così l'autorità e l'audacia del gran sacerdote d'Ammone che, sotto la reggenza della regina Ḥatšepsôwe (circa il 1490), tentò di subordinare a sé gli altri sacerdoti del paese; ma fu per breve durata. La pietà dei faraoni non trascurò i due templi che a Tebe erano il centro del culto. Il maggiore, ept-eśôwe "la più valutata delle sedi", era quello dell'odierna Karnak: in origine di legno in gran parte, venne sontuosamente ricostruito in pietra; e fino ai Tolomei e ai Romani fu accresciuta questa imponente mole architettonica, su ogni parete della quale è scolpita una gloria dell'Egitto. A Luxor era il gineceo del dio, oppe, e almeno ogni capodanno questi lo visitava pubblicamente, venendo in pompa da Karnak per il Nilo; Amenothes III ne fece un vero gioiello d'arte. Ma, morto questo faraone, le cose volsero male per Ammone, almeno per qualche tempo: Amenothes IV gli si dichiarò nemico, ne martellò il nome e la figura ovunque si trovasse. La bufera passò e Tebe ritornò ad essere la capitale religiosa e politica dell'Egitto. Ancorché in seguito l'impero non toccasse più i confini anteriori e vivesse una vita parecchio grama, la fortuna del dio non impallidì; sotto il re Ramessese III, verso il 1167, il suo tempio possedeva circa 2.400 kmq. di terreno, 81.322 dipendenti, 421.362 capi di bestiame, una flotta di 83 navi; riceveva circa 52 chili di oro, 998 di argento, 2395 di rame, oltre a prodotti in natura. La recrudescenza del bigottismo religioso che pervade il paese eleva Ammone a supremo ordinatore; nulla s'intraprende e nulla si condude nel campo politico, in quello giuridico, negli stessi affari privati, senza il beneplacito divino; l'oracolo consultato, con il moto del capo della statua o con altri espedienti, manifesta la sua volontà. Anche il dio Ḫons, suo figlio, gode fama di eccellente consigliere. Ma non basta ai sacerdoti sindacare in tal modo il regno, essi ambiscono la sovranità stessa e si pongono in capo le corone dei faraoni. L'Egitto con la XXI dinastia ha sacerdoti-re e perde del tutto la Nubia e la Palestina (circa 1090). La Tebaide forma un principato indipendente in mano anche di sacerdotesse, pure quando un'apparenza di stato si ricostruisce nel Delta, ma il decadimento è generale. Mentre in Egitto va affievolendosi, il culto di Ammone si afferma vivace in regioni vicine. Lo si trova nella Nubia, dove al collasso dell'autorità statale si era creato nell'antica capitale della provincia, Napata, un governo teocratico, copia fedele della teocrazia tebana; e la santa triade, Ammone, Mût, Ḫons vi riceve in tutti i particolari il culto di Karnak. Nelle oasi libiche è pure prospero, specie a el-Khārga, nel tempio di Hibis ed a Sīwah. Qui l'oracolo del dio era divenuto famoso nel mondo greco attraverso i coloni di Cirene, ed è ben noto che Alessandro Magno lo visitò nel 332 a. C. per sentirsi proclamare figlio del dio. Ammone era identificato con Zeus; più tardi fu chiamato dai Latini Iupiter Hammon (o Ammon) e Ammonium la sua sede. Sino al sec. III d. C. egli rendeva responsi.
Bibl.: H. Breasted, Development of Religion and Thought in ancient Egypt, New York 1912; A. Erman, Die ägyptische Religion, 2ª ed., Berlino 1909; idem, Ägypten, 2ª ed., Tübingen 1923; H. Haas, Bilderatlas zur Religionsgeschichte, 2-4 Lief.: Ägyptische Religion, Lipsia 1924; Th. Hopfner, Fontes historiae religionis aegyptiacae, Bonn 1925; Lanzone, Dizionario di mitologia egiziana, Torino 1881-86; Ed. Meyer, Gottesstaat in Ägypten, in Sitzungsber. der Preuss. Akademie der Wissensch., Phil.-Hist. Klasse, XXVIII (1928), pp. 4-40; W. Max Müller, Egyptian Mythology, Boston 1923; G. Roeder, Urkunden zur Religion des alten ıgypten, Jena 1923; Fr. Zimmermann, Die ägyptische Religion nach der Darstellung der Kirchenschriftsteller und die ägyptischen Denkmäler, Paderborn 1912.