AMIANTO
(II, p. 963)
La produzione mondiale di a. è cresciuta notevolmente fin verso il 1980, arrivando a quasi 5 milioni di t/anno; da quella data è iniziata una forte diminuzione a seguito di iniziative ad opera di alcuni paesi, che hanno adottato norme restrittive al suo impiego, a causa di problemi di tossicità, di igiene industriale, di pericolosità per l'inquinamento ambientale.
In molte miniere è stata abbandonata l'estrazione, molte fabbriche utilizzatrici sono state chiuse, volontariamente o no. Dal 1980 al 1985 si è registrata una diminuzione di produzione di circa 600.000 t. I maggiori produttori sono nell'ordine: URSS, Canada, Sud Africa, Zimbabwe, Italia. Solo negli USA dal 1975 al 1984 i consumi sono scesi di circa 400.000 t (da 600.000 a 200.000). La produzione si è spostata specie verso URSS, Zimbabwe, Cina, ecc., cosicché, mentre nel 1973 la produzione mondiale era fornita per il 19% dall'URSS e il 58% dal Canada, nel 1985 la situazione si è completamente invertita. Delle tre varietà di a. (crisotilo, amosite, crocidolite) la prima è la più usata; si presenta sotto forma di fibre da giallo a giallo-verdi, di aspetto e lucentezza serica.
I maggiori consumi si hanno nella preparazione di tessuti resistenti al fuoco e al calore; nell'isolamento elettrico (sotto forma di nastri, di carta, di tessuti, o inglobato in resine sintetiche); nell'isolamento termico (cartoni); nella filtrazione di liquidi (specie corrosivi) o di gas caldi; nell'edilizia in manufatti diversi con cemento (tubazioni per adduzione di acque), per scarico di acque (di fogna o industriali), giunti, lastre di rivestimento, di copertura, per recipienti; nell'industria automobilistica (per pastiglie per freni, per dischi di frizione) sotto forma di manufatti stampati contenenti resine fenoliche (filler).
I rischi ambientali nell'impiego dell'amianto.- Da tempo è stata segnalata la pericolosità per la salute dell'a. presente non solo negli ambienti di lavoro, ma anche nelle case, negli uffici, nelle strade. Frammenti di fibre di a. si possono trovare nell'aria, all'esterno di edifici, provenienti dalle particelle eliminate dai freni o dalle frizioni delle auto e degli autocarri, mentre, all'interno degli edifici, essi provengono dall'invecchiamento e dal deterioramento di rivestimenti o di tubazioni costruite in cemento-amianto. Anche nelle acque a uso potabile possono essere presenti fibre di a. provenienti dalle tubazioni o da serbatoi.
Misurazioni effettuate negli USA a partire dal 1970 nell'aria di alcune città e di ambienti diversi (scuole, uffici, abitazioni) hanno indicato anche in questi luoghi la presenza di amianto. Mentre nelle campagne si riscontravano concentrazioni inferiori a 0,01 ng/mc, nelle città si avevano concentrazioni anche 100÷1000 volte superiori. Determinazioni effettuate in campioni prelevati a New York (1970) davano valori di 20÷60 ng/mc; peggiore poi la situazione riscontrata in alcune scuole dove erano impiegati materiali da costruzione contenenti a., visibilmente deteriorati; prelievi effettuati nel 1978 in 10 scuole fornivano concentrazioni da 9 a 1950 ng/mc, mentre in altri edifici, non scolastici, le determinazioni davano valori da 1 a 500 ng/mc.
Da tempo è noto che gli addetti alla estrazione e alla lavorazione dell'a. possono essere colpiti da una malattia, l'asbestosi (forma di fibrosi polmonare provocata dall'inalazione di polveri) che può essere contratta sia dagli addetti alla estrazione dell'a. nelle miniere che da quelli addetti alla sua successiva lavorazione, come per es. quelli che operano nella produzione di manufatti in cemento-amianto. La malattia si manifesta con la presenza negli alveoli polmonari e nel connettivo intestinale di corpuscoli dell'a., con tracheo-bronchiti ed enfisemi.
In Italia questa malattia è considerata professionale ed è soggetta alle norme sull'assicurazione obbligatoria (legge del 12 aprile 1943 n. 455); nelle fabbriche che trattano a. si hanno prescrizioni severe sulle condizioni ambientali di lavoro. La malattia, irreversibile, si sviluppa lentamente e il suo decorso è legato alla durata dell'esposizione a livelli elevati di polveri. Solo in tempi recenti si sono avuti i primi riscontri su una possibile relazione fra esposizione alle polveri d'a. e insorgenza di carcinoma bronchiale, che però ha periodi d'incubazione anche di 10÷30 anni. Si è anche stabilito (1968) che il rischio dell'insorgenza di questa malattia è circa 90 volte maggiore nei soggetti fumatori rispetto a quelli non fumatori. Un'altra malattia, molto più rara, che può colpire gli addetti alla lavorazione dell'a. è il mesotelioma; non è ben chiara l'esistenza di un rapporto fra esposizione alle polveri di a. e l'insorgenza della malattia; comunque questa si svilupperebbe a lunga distanza (anche 20÷40 anni) dall'esposizione all'amianto.
Diversa è la nocività dei vari tipi mineralogici di a.: meno pericoloso è il crisotilo (o a. bianco) appartenente al gruppo dei serpentini; molto più pericolose sono le altre varietà (crocidolite, amosite, ecc.), appartenenti agli amfiboli. I limiti di concentrazione ammessi non sono uguali nei vari paesi; così negli USA non si debbono superare 0,2 e 0,5 fibre/cm3 rispettivamente per crocidolite e per amosite, mentre si può arrivare anche a 2 fibre/cm3 per la varietà crisotilo; in Gran Bretagna il limite ammesso per quest'ultima varietà (crisotilo) è della metà. I valori indicati si riferiscono a fibre di lunghezza superiore ai 5 μ (la lunghezza deve essere almeno tre volte il diametro).
Molto spesso i rilevamenti dell'a. nell'aria vengono espressi in peso per unità di volume anziché in numero di fibre per unità di volume. Il passaggio dall'uno all'altro sistema di misura e di espressione dei risultati è suscettibile di notevoli incertezze per le varietà di a. presenti e per le diverse tossicità del prodotto; adottando un sistema in peso si prendono in considerazione tutte le fibre presenti, corte e lunghe, nell'altro caso solo quelle ''attive'', cioè quelle con lunghezza superiore ai 5 μ (limite contestato da alcuni ricercatori). Altrettanto incerto è anche il computo delle fibre, che deve essere fatto al microscopio ottico, e che può indurre a valutare come di a. anche fibre di altra natura prive di tossicità (cellulosiche, di vetro, ecc.) che possono essere presenti nei campioni esaminati. Sistemi più sofisticati d'analisi, come per es. al microscopio elettronico, risultano eccessivamente costosi e la preparazione del campione d'esame comporta una rottura, inaccettabile, delle fibre.
Il Comitato del National Research Council ha cercato di stabilire il grado di rischio di sviluppo del mesotelioma e di cancro al polmone per individui esposti durante un'intera vita (dalla nascita fino a 73 anni) ad ambienti dove la concentrazione di fibre è dell'ordine di 0,0004/cc; per il cancro negli uomini fumatori, tale rischio è mediamente di 64 per milione di individui (in realtà il rischio varia da 0 a 290). Questo rischio si dimezza (32) per le donne fumatrici, e si riduce a circa un decimo per i non fumatori (6 per gli uomini, 3 per le donne); per il mesotelioma la probabilità media è per tutti di 9 (sempre per milione di individui). Per entrambe le malattie, se la concentrazione delle fibre nell'ambiente aumenta di 5 volte (0,002 fibre/cc), la probabilità diviene anch'essa 5 volte maggiore. Il grado d'incertezza (l'escursione dei valori del rischio) dipende da diversi fattori (condizione degli individui, errori e incertezze nella determinazione del numero di fibre, ecc.).
Negli USA a partire dal 1983 l'ente di protezione ambientale (Environmental Protection Agency, EPA) ha iniziato una campagna per il bando immediato di alcuni impieghi dell'a. (materiali per soffitti e pavimenti, manufatti per isolamento termico, tubi in cemento-a.) per i quali il consumo annuo è dell'ordine di 300.000 t, vietandone poi l'impiego totale entro 10 anni. Il problema più importante per l'EPA è risultato quello dei manufatti già in opera da molti anni, presenti in molti casi in strutture o manufatti fatiscenti capaci di liberare, durante il loro sgretolamento, fibre di amianto.
La propaganda promossa dall'EPA per sensibilizzare il pubblico e le autorità circa i pericoli dell'a. e in particolare di quello presente in vecchie strutture edilizie (uno slogan era: "l'introduzione nell'organismo anche di una singola fibra può provocare il cancro a distanza di molti anni") ha finito per diffondere il panico nelle famiglie con la conseguente richiesta di provvedere alla chiusura e all'abbattimento di numerose scuole risultate, a un primo sommario esame, pericolose. Ottenuto lo stanziamento al riguardo fu dato inizio all'opera di smantellamento, ma ci si accorse subito dell'enorme complessità del problema e dei connessi pericoli: gli imprenditori non disponevano né di adeguata esperienza, né di attrezzature idonee; le società d'assicurazione, considerati i rischi e i relativi effetti ritardati anche di molti anni a cui potevano essere esposti gli addetti ai lavori, esclusero questo tipo di lavoro da ogni forma d'assicurazione; inoltre non si sapeva dove e come smaltire il materiale proveniente dagli abbattimenti, ecc.
Problemi analoghi si sono presentati anche in Italia dove non si hanno ancora norme metodologiche precise che assicurino dal rischio di provocare, con operazioni di bonifica mal condotte, livelli di contaminazione superiori, anche di molto, a quelli preesistenti.
Le limitazioni imposte all'uso dell'a. negli USA sono state applicate, almeno in parte, anche in altri paesi dove si è provveduto a sostituire l'a. nei prodotti a frizione (freni, ferodi); in Svezia è stata proibita la vendita di vetture e motocicli con materiali di frizione contenenti a.; in Spagna è stato proibito l'uso di a. nei prodotti cementizi. In Italia, recependo una direttiva CEE del 1983 (che imponeva misure restrittive all'uso della crocidolite), è stata emanata un'ordinanza ministeriale (26 giugno 1986) che vieta l'immissione e l'uso della crocidolite e dei prodotti che la contengono, con esclusione temporanea (fino al 30 aprile 1991) di alcuni manufatti (tubi in cemento-a. impiegati per l'adduzione di acque potabili aggressive; giunti, guarnizioni, manicotti e componenti flessibili resistenti agli acidi e al calore; convertitori di coppia). Altre norme contenute nel d.P.R. 215 del 1988 mettono al bando gran parte dei prodotti contenenti crocidolite e anche alcuni di quelli contenenti le altre varietà di amianto.
Naturalmente la brusca proibizione dell'impiego dell'a. in alcune applicazioni e il preannunciato bando totale, hanno accelerato la ricerca di sostituti nei vari impieghi. Si fa ricorso a fibre organiche e inorganiche: di grafite, di vetro (specie per prodotti di largo consumo), arammidiche; queste ultime, di costo più elevato, sono al momento destinate a usi dove il prezzo non è elemento decisivo (materiali per freni, ecc.). La società Monsanto ha allo studio la produzione di una fibra inorganica a base di metafosfato di calcio e sodio da impiegare specie dove si richiede una particolare resistenza alla temperatura (è infatti adatta all'incirca fino a 500 °C).