AMERICANISTICA
. Per americanistica s'intende quel complesso di studî e di ricerche che hanno per scopo la conoscenza scientifica dell'America e dei suoi abitanti, con speciale riguardo alla civiltà dell'epoca precolombiana. Essa indaga e studia le molteplici manifestazioni di tali antiche civiltà; origine, sviluppo, vita, religioni, leggi, costumi, arti: ha cioè lo stesso compito dell'egittologia e dell'assiriologia nel mondo antico. Nacque naturalmente con la scoperta del nuovo continente e andò, in seguito, ampliando e approfondendo il suo dominio in una serie di problemi di difficile e faticosa soluzione; e nuovi problemi, giornalmente, si può dire, vanno affacciandosi allo studioso.
Ai quesiti dell'origine dell'uomo americano, delle sue affinità di razza, della sua antichità, della data della sua apparizione, che interessano l'antropologo, il paletnologo e lo studioso di preistoria, seguono i problemi etnografici della sua distribuzione nel continente e delle sue culture. Lo studio delle lingue, religioni e mitologie comparate, della sociologia, delle arti integra e completa tali ricerche. I problemi geografici e storico-geografici delle scoperte e delle esplorazioni precolombiane, colombiane e postcolombiane non entrano a stretto rigore nel campo dell'americanistica, per quanto pur necessaria sia la loro conoscenza, almeno nelle linee generali, poiché da esse il Nuovo Mondo è stato fatto conoscere nella sua vastità e varietà immensa di aspetti.
Come ben si vede, l'americanistica, pur sorretta e necessariamente completata da tali conoscenze, si può ben affermare abbia un aspetto particolare che la distingue da analoghe ricerche compiute in altri continenti. Il suo nucleo centrale è dato indubbiamente dall'archeologia precolombiana, con la quale in passato s'identificò, mentre in progresso di tempo essa ha allargato il suo campo di studî. Delle civiltà indigene essa ricerca l'origine e lo svolgimento anche attraverso le fonti degli scrittori indigeni e spagnoli dell'epoca delle conquiste - per lo più religiosi - e con metodo critico cerca di rendersi ragione della grande trasformazione subita, di fissare gli avvenimenti più notevoli durante tutto il periodo coloniale e da questo ai nostri giorni.
Per le religioni, per i costumi, per le arti, per tutto ciò che abbia intima inerenza alla vita di questi popoli, l'americanistica si giova pure delle suddette fonti letterarie e, soprattutto, delle ricerche archeologiche ed etnografiche. Quanto al patrimonio linguistico enorme, essa approfitta del materiale raccolto un tempo e che va aumentando ogni giorno per gli studî odierni, condotti con il metodo rigoroso della glottologia. Con tale prezioso mezzo, essa cerca - specialmente oggi - di dipanare il massimo problema dell'origine prima di tali popolazioni, rimaste scisse e segregate per secoli da quelle dell'emisfero orientale.
I più importanti popoli che raggiunsero nel Nuovo Mondo uno sviluppo di civiltà relativamente alto prima che la conquista bianca le attraesse nella propria orbita, furono, oltre ai pueblos sin historia delle pianure del Colorado e del Río Grande del Norte, i Nahua che popolavano gli altipiani del Messico odierno, i Maya Quiché che occupavano specialmente l'istmo di Tehuantepec e lo Yucatán, il Guatemala e l'Honduras, gl'insulari delle Antille, Caraibi e Tainos; come, nell'America istmica, i Chiriqui (Darien), i Guetari (Costanca), i Chibcha (Bogotá) e gli Esmeralda e Caracá dello Ecuador. Ma, più di questi, i popoli andini del Perù, Ica, Nazca, Aymará e Yunca che raggiunsero il loro apogeo sotto le dinastie degli Inca. Infine i Guarani del Paraguay, i Diaghiti - detti erroneamente Calchaqui - dell'Argentina.
Sebbene non si possa parlare di una vera scienza americanistica prima del principio del sec. XIX, sarebbe erroneo non ricordare le opere dei primi ricercatori e studiosi delle civiltà precolombiane. Numerosi, pazienti, zelanti, sebbene spesso vittime di una preparazione superficiale e non rigorosa e ancora della loro fantasia, questi studiosi sono: per il Messico - per ricordare solo i principali - i padri Acosta, Durán, Motolinía, Sahagun, Torquemada, de Burgoa, Clavijero, il vescovo Lorenzana, Hernán Cortés, Díaz del Castillo, Herrera, Gomara e il nostro Lorenzo Boturini-Benaduci (v.), e gli scrittori indigeni Ixtlilxochitl, Tezozómoc, Chimalpahin; per le civiltà andine, Garcilaso de la Vega, Montesinos, Oviedo, Cieza de Leon, Zárate e altri ancora. La scienza americanistica, rigorosamente parlando, nasce però soltanto con la venuta di Alessandro di Humboldt (v.) in America e con la pubblicazione della sua grande opera Vues des Cordillères et monuments des peuples indigènes de l'Amérique (Parigi 1810).
Il metodo annalistico, narrativo o descrittivo, fondato sui codici indigeni precolombiani e postcolombiani, sulle tradizioni e le leggende, va approfondendosi, integrandosi con ricerche poggiate solidamente sul contributo delle scienze naturali; la ricerca archeologica comparata assume un aspetto più scientifico, più esatto; va scomparendo, lentamente ma sicuramente, ciò che non resiste più alla critica severa; vengono fissati i confini delle grandi civiltà e delle minori e di quelle rimaste, per varie cause, allo stadio primitivo. E non soltanto nello spazio, ma ancora nel tempo esse vengono classificate e distribuite in aree archeologiche, come p. es. nello studio del Holmes. Di classificazioni cronologiche, etniche, storiche, stilistiche di civiltà particolari ha dato esempio il Gamio per il Messico. Non troppo propizia era stata per tali studî l'epoca coloniale, che dura dal primo ventennio del sec. XVI al primo del XIX, per quanto, come vedemmo, fossero state pubblicate molte opere e anche notevoli; ma dalla cessazione del dominio spagnolo in America, si può dire s'inizii la terza epoca, grandemente feconda di ricerche e di risultati. Esploratori, geografi, antropologi, linguisti, archeologi, scienziati d'ogni specie - isolati o associati in missioni - si dànno convegno nel Nuovo Mondo e vanno pubblicando una mirabile serie di studî, non meno cospicui di quelli in cui altri studiosi, nella stessa epoca, rivelarono la vita e la civiltà degli Egizî, degli Assiro-Babilonesi, degli Irani, degli Indiani. L' americanistica conta, da quel tempo, nomi gloriosi, tra i quali, per il Messico: Brinton, Holmes, Charnay, Stephens, Nebel, Catherwood, Maler, Maudslay, Peñafíel, Seler, Paso y Troncoso, Joice, Orozco y Berra, Spinden, Saville, Zelia Nuttall, Lehmann, Morley, Danzel, Capitan, Rivet, e i due splendidi mecenati, Kingsborough e il Duca di Loubat; e per le civiltà andine e del Perù, Wiener, Bässler, Reiss, Stübel, Uhle, Sequier, Markham, Tschudi, Posnansky, i coniugi d'Harcourt. Per il resto dell'America del Sud, Ameghino, Ambrosetti, Nordenskiöld, Bonam, Benedetti, Zehmann, Nitsche, Frenguelli, Aparicio, Imbelloni, Bertoni.
Dal 1875 si principiarono a tenere congressi internazionali degli americanisti, ogni due anni, alternativamente in Europa e in America; le pubblicazioni dei resoconti rappresentano una ricchissima miniera di studî di grandissimo valore. Tali congressi furono tenuti, sino ad oggi, nelle seguenti città: Nancy (1875), Lussemburgo (1879), Bruxelles (1879), Madrid (1881), Copenaghen (1883), Torino (1886), Berlino (1888), Parigi (1890), Huelva (1892), Stoccolma (1894), Messico (1895), Parigi (1900), New York (1902), Stuttgart (1904), Québec (1906), Vienna (1908), Buenos Aires (maggio 1910), Messico (settembre 1910), Londra (1912), Washington (1915), Rio de Janeiro (1922), L'Aia (agosto 1924), Göteborg (agosto 1924), Roma (1926), New York (1928); nel 1930 il congresso sarà ad Amburgo.
La suppellettile archeologica precolombiana, giunta sino a noi relativamente in piccola quantità a causa delle fanatiche e incoscienti distruzioni, specialmente degli Spagnoli, è distribuita in parecchi musei dei due mondi. Le più celebri collezioni si trovano a New York, Washington, Messico, Lima, La Plata, Buenos Aires; e in Europa, a Londra, a Parigi, a Berlino, a Vienna, a Lipsia, a Dresda, a Bruxelles. In Italia il materiale, non ancora classificato né interamente studiato, si conserva nel Museo preistorico Pigorini e nel Museo Lateranense di Roma, nel Museo d'antropologia di Firenze, nel Museo d'antichità di Torino, nell'Ambrosiana di Milano, in musei di Genova e di Bologna. Esistono ancora cospicue raccolte private, specialmente negli Stati Uniti, nel Messico, nel Perù, nel Guatemala, in Germania e in Francia.
Continui scavi in varie regioni archeologiche, specialmente nel Messico, America Centrale, Perù, Bolivia e Argentina, aumentano il patrimonio archeologico; mentre l'insegnamento dell'archeologia americana è tenuto ufficialmente in più cattedre universitarie come p. es. a Washington, a Messico, a Lima, a Buenos Aires, a Parigi e a Berlino, e, come corso libero, nell'Università Cattolica di Milano.
Bibl.: v. alla voce america la bibl. delle opere principali d'indole generale, alle voci speciali messico, perù, ecc. quella delle più notevoli aree archeologiche. Per il metodo, v. G. V. Callegari, Scopo e limiti dell'archeologia americana, in Vita e pensiero, Milano 1928. Delle riviste scientifiche particolarmente dedicate ai problemi americanisti, sono da segnalarsi le seguenti: American Anthropologist (New York); Anales del Museo Nacional de Buenos Aires; Anales del Museo Nac. de México; Anales del Museo de la Plata; Anales do Museu Nac. de Rio de Janeiro; American Antiquarian and Oriental Journal (Cleveland); Anales de la Universidad de Chile; Archives de la Société Américaine de France (Parigi); Bull. of the Bureau of Am. Ethnology (Smithson. Inst. Wash.); University of California Public. in American Archaeology and Ethnology; Field Columbian Museum Publications; Journal de la Société des Américanistes de Paris (con bibliografia annuale); Bulletin de la Société des Américanistes de Belgique (Bruxelles); Memoirs of the American Museum of Nat. History; Memoirs of the Carnegie Museum; Memoirs of the Peabody Museum of Am. Archaeology and Ethnology (Cambridge Mass.); Arch. and Ethn. Papers of the Peabody Museum (Cambridge Mass.); Annual Report of the Bureau of American Ethnology (Smithson. Inst. Wash.); Revista mexicana de estudios históricos (México); Revue Orientale et Américaine (Parigi 1858-1878); Report of the Peabody Museum of Americ. Archaeology (Cambridge Mass.); Annual Report of the Board of Regents of the Smithson. Inst. (Wash.); Annual Report of the U. S. National Museum (Wash.); Memorias de la Sociedad cient. Alzate (México); Transactions of the American Antiq. Society (Worcester). V. inoltre i principali periodici di antropologia, etnografia, linguistica e anche di geografia.