AMERICANISMO
. È termine generico, che può assumere diversi significati, correlativamente ai varî usi della parola americano: il significato della quale, a sua volta, si restringe fino a riferirsi, quasi esclusivamente e per antonomasia, agli Stati Uniti d'America. Lo stesso fenomeno si verifica d'altra parte, e in maniera anche più notevole, per il termine americanata, usato sempre con intenzioni più o meno leggermente ironiche. Nel suo uso più corrente, americanismo designa appunto l'ammirazione, ingenua o ragionata, ma per lo più eccessiva, per idee o cose americane (degli Stati Uniti); ammirazione che talora diventa addirittura una moda, in contrasto con tradizioni culturali europee.
In senso scientifico, americanismo può designare lo studio della storia e della civiltà (etnografia, archeologia, lingue, religioni, ecc.) proprie del continente americano, sia prima (America precolombiana) sia dopo la scoperta da parte dei popoli europei (v. americanistica).
In linguistica si designano col nome di americanismi due cose completamente diverse, e cioè o i termini peculiari all'inglese degli Stati Uniti (per questi, v. stati uniti: Lingua), o gli elementi entrati nelle lingue europee (prima lo spagnuolo e il portoghese, più tardi il francese, l'inglese e, indirettamente, l'italiano) dalle lingue indigene dell'America (particolarmente l'Arawak, l'Azteco e il Quechúa). Si tratta di termini indicanti animali (alpaca, boa, caimano, condor, pecari, puma, sariga, tapiro, vigogna, ecc.), piante e derivati (acajou, ananas, cacao, cora, copale, curaro, ipecacuana, mais, maté, tapioca), oggetti varî (amaca, chicchera, piroga), ecc. (cfr. G. Friederici, Hiljswörterbuch für den Amerikanisten, Halle 1926).
Politicamente, si può intendere per americanismo il complesso dei principî e delle dottrine che ispirano la costituzione degli Stati Uniti, o la celebre Dichiarazione d'indipendenza, del 4 luglio 1776; le massime a cui si uniforma l'azione politica internazionale degli Stati Uniti, in particolare dopo la celebre Dottrina di Monroe (v.). Con l'istituzione delle Conferenze pan-americane è divenuto piìi comune, in questo senso, con o senza implicazione di biasimo, il termine pan-americanismo.
Religione. - Nella storia ecclesiastica, poi, venne designata con questo nome una dottrina, o piuttosto una raccolta di idee vaghe, di opinioni nuove, naturalistiche e liberali, venutesi diffondendo in America, anche tra i cattolici, negli ultimi decennî del sec. XIX.
Esse furono attribuite nominatamente al padre Isacco Hecker (morto nel 1888), protestante convertito e poi fondatore di una nuova congregazione di sacerdoti, chiamata dei paolisti, assai operosa negli Stati Uniti. Vennero poi raccolte da W. Elliot e volgarizzate in francese, ma anche alquanto esagerate, dall'abate Felice Klein, nella vita del Hecker da lui scritta.
Questa dottrina o raccolta di opinioni nuove diede luogo a molte discussioni e polemiche in America e fuori, ed infine, il 22 gennaio 1899, fu condannata da Leone XIII con la lettera Testem benevolentiae indirizzata al cardinale Gibbons, arcivescovo di Baltimora, comunicata in pari tempo a tutto l'episcopato degli Stati Uniti; alla quale i seguaci del nuovo indirizzo non tardarono a sottomettersi.
I punti principali condannati nella lettera pontificia sono: 1. che la Chiesa per ottenere maggiori conversioni deve adattarsi alle esigenze moderne fino a mitigare la rigidezza, non della disciplina solamente, ma del dogma; 2. che si ha da concedere maggiore spirito di libertà anche per l'individuo, come nelle cose civili, così nelle cose di fede e di morale; quindi è superflua o meno necessaria la direzione spirituale, dovendosi lasciar fare allo Spirito Santo, oggidì più largo dei suoi doni ai fedeli tutti; 3. che le virtù naturali sono da preferirsi alle soprannaturali, come più consone ai tempi; le virtù comunemente dette attive da anteporre a quelle denominate passive, come l'ubbidienza e simili; i voti religiosi da considerare come restrittivi della libertà, e poco efficaci alla perfezione cristiana, massime ai nostri tempi; onde il discredito degli ordini e delle congregazioni religiose che li professano.
Le ragioni della condanna di questi errori sono dedotte, nella lettera di Leone XIII, da principî etici, ma soprattutto da principî teologici, quali i seguenti:
1. Le verità dogmatiche sono affidate alla Chiesa, non come un sistema filosofico, da perfezionare con l'ingegno umano, ma come un deposito divino, da custodire fedelmente e infallibilmente dichiarare, ritenendo perciò costante lo stesso significato dei dogmi.
2. La libertà non deve confondersi con la licenza e col capriccio di pensare, giudicare, e parlare d'ogni cosa a proprio talento, sprezzando il pericolo di trascorrere nell'errore; ed è vano il pretesto che, posto al sicuro il magistero infallibile del romano pontefice, con la definizione promulgatane dal concilio vaticano, possa lasciarsi ad ognuno più largo il campo, così nel pensare, come nell'operare. E neppure potrȧ dirsi che maggiore debba essere la libertà per la più copiosa abbondanza dei doni dello Spirito Santo, perché non può ammettersi maggiore questa copia di doni di quanto fosse nei primi tempi della Chiesa; e ad ogni modo i doni stessi non escludono l'aiuto e quasi preparazione che viene dall'esterno magistero: di qui la necessità della direzione spirituale, della quale hanno bisogno anche maggiore quelli che tendono a cose più perfette, essendo più degli altri soggetti a ingannarsi.
3. L'americanismo poi rende inutile quel più ampio influsso dello Spirito Santo che esso afferma, mentre esalta oltre misura le virtù naturali, anche al disopra delle soprannaturali, attribuendo a quelle maggiore efficacia e fecondità: il che appare una contraddizione, com'è l'abbassare la grazia al disotto della natura, il divino al disotto dell'umano. Al quale errore va connesso anche l'altro, di distinguere, come s'è detto, le virtù cristiane in attive e passive, abbassando queste come poco convenienti all'età presente; laddove tutte le virtù sono del pari abiti operativi e tutte opportune e necessarie in ogni tempo.
4. Quindi è condannata anche la disistima o il disprezzo della vita religiosa, degli ordini e delle congregazioni che la professano. I consigli evangelici fanno parte della dottrina e religione di Cristo e perciò della Chiesa di Dio, sicché non possono meritare se non lode ed incoraggiamento gli ordini religiosi che li professano. E questi poi, anche se sono ordini più strettamente contemplativi, si sono resi in ogni tempo i più benemeriti della civiltà religiosa, e ciò altresì negli Stati Uniti dell'America settentrionale, come attesta la storia.
Non dunque l'americanismo politico considerò il documento di Leone XIII, ma il religioso, e anche questo non quasi fosse comune a tutti gli Americani, ma proprio di pochi, e più ancora esagerato forse dai volgarizzatori stranieri. Anche questi tuttavia, come gli americani, si sottomisero, e fra i primi (28 febbraio 1899) il Klein; ma i condannati principî dell'americanismo ripullularono nel cosiddetto modernismo.
Bibl.: Acta Leonis XIII, XIX (1899), Roma 1900, p. 5 segg.; La civiltà cattolica, s. 17ª, V (1899), pp. 513, 641; VI, pp. 637-731; VII, pp. 194, 330, 459; VIII, p. 213; W. Elliot, The life of I. Hecker, New York 1894 (trad. fr. di F. Klein, Parigi 1897); F. Klein, Nouvelles tendences en religion et en littérature, Parigi 1897; A. J. Delattre, Un catholicisme américain, Namur 1898; E. Coppinger, La polémique française sur la vie du P. Hecker, Parigi 1898; J. Tardivel, La situation religieuse aux États-Unis, Parigi 1900.