AMEDEO V il Grande, conte di Savoia
Figlio secondogenito di Tommaso II, conte di Savoia, e di Beatrice Fieschi, dopo la morte del padre (1259) visse coi fratelli, il maggiore Tommaso III ed il cadetto Ludovico, sotto la direzione degli zii Pietro II e Filippo I, che tennero successivamente il governo della contea. Tommaso III morì nel 1282, e Amedeo poté assicurarsi la successione del conte Filippo; il fratello minore Ludovico fu consolato con la concessione in feudo della contea di Vaud. Amedeo succedette finalmente allo zio nel settembre del 1285, ma dovette in successivi trattati abbandonare a Ludovico, con il Vaud, anche il Bugey e la Valromey (1287 e 1294). Con abilità, cercò di ricuperare i territorî del Piemonte, che dal padre erano stati lasciati al fratello maggiore Tommaso, e dal 1286 al 1294 li governò, col consenso della cognata Guia di Borgogna, finché, cresciuto in età il nipote Filippo (detto poí d'Acaia) dovette rassegnarsi alla restituzione, a titolo però di feudo. In tal modo, il ramo cadetto venne a prevalere sul primogenito: nel 1292, con gli accordi stabiliti col fratello Ludovico, nel 1306 e nel 1313, con gli accordi stretti col nipote Filippo, Amedeo V concordò l'azione dei tre rami della dinastia, dividendo le conquiste e imponendo la sua superiorità. Seguì una politica prudente e riflessiva, cercando di ampliare lo stato nelle diverse direzioni battute dagli avi. Aiutò Ludovico di Vaud nella lotta contro piccole signorie locali (1291) e contro Friburgo (1293); delineatosi il contrasto con gli Asburgo, non esitò a occupare Morat e ad accettare la signoria di Berna (1291). In Italia, Amedeo V ripetutamente assistette Filippo d'Acaia, col quale partecipò poi all'occupazione d'Ivrea (1313); per ostacolare l'ingrandimento di Guglielmo VII di Monferrato, si alleò nel 1292 con Asti e occupò Pianezza; quindi attirò sotto il suo influsso il giovane marchese Giovanni I, dandogli in isposa una figlia, mentre il marchese di Saluzzo, nel 1291, era costretto dalle armi sabaude a rendere omaggio per Busca, Barge ed altre terre.
Ma le lotte più aspre furono quelle sostenute contro i Delfini di Grenoble: le provocarono vecchie e difficili contestazioni di confini, le aggravarono le pretese di Umberto I Delfino (della dinastia di La Tour du Pin), il quale, avendo sposato Anna, figlia di Guigo Delfino e di Beatrice di Savoia, pretendeva la contea di Savoia, come erede di Pietro II, padre di Beatrice. La guerra, incominciata già nel 1285, e protrattasi per tutto il regno di Amedeo, si unì a quella che A. combatté coi conti del Genevese, desiderosi di scuotere i legami feudali verso i Savoia, e coi vescovi di Ginevra, i quali si sforzavano di eliminare dalla città la signoria che i conti di Savoia, con l'appoggio della borghesia cittadina, cercavano di stabilire. Il bisogno di trovare aiuti contro i varî nemici, specie i Delfini e gli Asburgo, spinse Amedeo a mutare le direttive politiche generali dei suoi predecessori e ad allearsi con Filippo IV re di Francia, senza tuttavia abbandonare completamente l'amicizia inglese. Fu più volte paciere fra le due potenze; ma dopo il 1302, il suo consenso alla politica francese si accentua, con la partecipazione alle campagne di Fiandra, col matrimonio tra suo figlio Edoardo e una principessa francese e con l'infeudazione, fattagli da Filippo V nel 1315, della contea di Maulevrier (Normandia). Tuttavia non trascurò i legami feudali con l'Impero. In prime nozze, aveva sposato nel 1272 Sibilla di Bâgé, erede delle contee di Bâgé e di Bresse, che così passarono alla dinastia sabauda; dopo la morte di Sibilla (1294), sposò nel 1297 Maria di Brabante, la cui sorella Margherita sposava Arrigo di Lussemburgo. Se ne giovò Amedeo, allorché il cognato fu eletto imperatore; lo accolse festosamente nel 1310 alla sua venuta in Italia, lo ospitò e lo accompagnò a Roma. Arrigo VII gli concesse il vicariato imperiale in Lombardia, lo investì, nominalmente per allora, della contea d'Asti, e gli diede il titolo di principe dell'Impero.
Amedeo dalle nozze con Sibilla ebbe due figli e due figlie; da quelle con Maria di Brabante tre figlie. Conscio dei pericoli che i contrasti familiari potevano produrre, fin dal 1307 stabilì che la successione di tutti i suoi stati fosse raccolta dal primogenito Edoardo e, solo in mancanza di suoi eredi diretti, dal fratello secondogenito Aimone, iniziando in tal modo l'istituto della trasmissione del potere nella linea maschile primogenita, con l'eliminazione delle donne. Amedeo V morì ad Avignone il 16 ottobre 1323, e fu sepolto nella abbazia di Altacomba.
Bibl.: L. Cibrario, Storia della monarchia di Savoia, II, Torino 1844; F. Gabotto, Storia del Piemonte nella prima metà del secolo XIV, Torino 1894; F. Mugnier, Les Savoyards en Angleterre au XIIIe siècle, Chambéry 1890; P. Fournier, Le Royaume d'Arles et de Vienne, Parigi 1891.