AMEDEO FERNANDINO MARIA di Savoia, duca d'Aosta, re di Spagna
Terzogenito di Vittorio Emanuele, allora principe ereditario di Sardegna, e di Maria Adelaide, nacque a Torino il 30 maggio 1845. Sotto la guida del governatore, generale Giuseppe Rossi, ricevette col fratello Umberto la tradizionale educazione militare dei principi sabaudi, e prima dei vent'anni viaggiò in Italia e in Europa. Percorsa la carriera militare nell'esercito, a ventun anni, maggior generale, combatté nella guerra del 1866, al comando della brigata granatieri di Lombardia: a Custoza fu ferito nell'attacco ai cascinali di Monte Croce, guadagnandosi la medaglia d'oro.
Il 30 maggio 1867 sposò la ventenne principessa Maria Vittoria Dal Pozzo della Cisterna, colta e virtuosa figlia del principe Emanuele, il compromesso del '21, e della contessa belga Lodovica Ghislaine De Merode. Dal matrimonio nacquero tre figli: Emanuele Filiberto duca delle Puglie (1869), Vittorio Emanuele conte di Torino (1870) e, in Spagna, Luigi Amedeo duca degli Abruzzi (1873).
Per volere del padre, nel marzo 1868 passò nella marina militare col grado di viceammiraglio, e il 28 febbr. 1869 ebbe il comando della squadra del Mediterraneo.
Il destino gli riserbava a questo punto l'amara esperienza regale in Spagna. Cacciata la regina Isabella II di Borbone dalla rivoluzione del settembre 1868, i capi rivoluzionari, e soprattutto il generale Juan Prim, leader progressista, cercarono un sovrano per il nuovo stato monarchico democratico fondato dalla Costituzione del 6 giugno 1869. Interpellato già nel 1868, Amedeo rifiutò dichiarando di reputare il compito superiore alle sue forze. Ma cadute poi o scartate altre candidature, nel luglio 1870 il gen. Prima riprese le trattative con Vittorio Emanuele Il: questa volta Amedeo, pur a malincuore, si sottomise al volere del padre e del governo italiano, e il 10 ottobre accettò la corona. Eletto re dalle Cortes costituenti il 16 nov. 1870 con 191 Voti contro 120, ricevette ufficialmente la corona da una deputazione spagnola a Firenze, il 4 dicembre, assumendo il titolo di don Amadeo I.
Partito il 26 dicembre da La Spezia, allo sbarco a Cartagena (30 dicembre) ricevette la notizia della morte del gen. Prima, ferito nell'attentato del 27, nelle vie di Madrid. Triste inizio: Amedeo aveva perduto il miglior sostenitore, il solo che per autorità, energia e capacità politica avrebbe potuto agevolargli il difficile compito di regnare, venticinquenne e inesperto, in un paese straniero. Entrato a Madrid il 2 genn. 1871 e reso omaggio alla salma di Prim nella chiesa di Atocha, Amedeo giurò fedeltà alla costituzione davanti alle Cortes.
Nel primo discorso della Corona (3 apr. 1871) il giovane re manifestò la volontà di regnare secondo le indicazioni dell'opinione pubblica rappresentata dalla maggioranza delle Camere, e promise inoltre di conservare lo scettro finché non gli fosse venuta meno la fiducia del paese, al quale mai avrebbe cercato di imporsi.
Ma il suo trono non aveva basi. L'opinione pubblica non era favorevole al re straniero, un intruso come Giuseppe Bonaparte. La nobiltà cospirava per il ritorno dei Borboni e si teneva appartata; il clero lo osteggiava come figlio del re che aveva spogliato il papa del dominio temporale. Le abitudini semplici e modeste, gli atteggiamenti democratici, la mancanza di fasto regale, la rinuncia alla lista civile, che avrebbero potuto renderlo popolare, furono messe in ridicolo dagli oppositori, i quali, per screditarlo, usarono ogni mezzo, giovandosi anche della sua scarsa conoscenza dello spagnolo e delle sue avventure amorose. Ben presto, inoltre, la coalizione dei partiti cui doveva l'elezione (unionisti, progressisti, democratici) si smembrò per divergenze programmatiche, e più ancora per rivalità personali fra i capi, specialmente fra il costituzionale Práxedes Mateo Sagasta e il radicale Manuel Ruiz Zorrilla. I gruppi di opposizione, repubblicani, carlisti e alfonsisti, non di rado si coalizzarono per il fine comune contingente di abbattere la nuova monarchia. L'instabilità politica divenne cronica: in venticinque mesi di regno si alternarono al governo sèi ministeri e due volte furono sciolte le Camere e chiamati gli elettori alle urne. Nelle elezioni del 24 ag. 1872 la già scarsa maggioranza amadeista venne meno: i repubblicani e i radicali repubblicaneggianti aumentarono i propri seggi, mentre ai costituzionali monarchici toccò una dura sconfitta. Intanto la guerra civile carlista era ricominciata nel Nord, movimenti repubblicani agitavano Malaga e El Ferrol; e il re scampava miracolosamente a un secondo attentato, in via dell'Arenal (18 luglio 1872). Sei mesi dopo, un contrasto col governo Zorrilla, a proposito dello scioglimento del corpo d'artiglieria, indusse Amedeo a rinunciare finalmente a una corona mai ambita: egli firmò, per rispetto costituzionale, il non gradito decreto di scioglimento approvato dalle Camere, e subito dopo rese nota l'irrevocabile decisione di abdicare, perché non intendeva essere il re di un partito o di usare mezzi illegali per restare sul trono. L'11 febbr. 1873 le Cortea accettarono la rinuncia, proclamando poi la repubblica. Il 12 Amedeo e la consorte lasciarono la Spagna.
Rientrato in Italia nel marzo 1873, felice di essersi liberato di un compito ingrato, si stabili di nuovo a Torino, dove godeva di larghe simpatie. Ma le angosce del breve periodo di regno avevano minato la giovane consorte, la quale, dopo tre anni di malattia, morì a San Remo l'8 nov. 1876, a soli 29 anni.
Il duca fu ispettore generale dell'esercito dal 10 dic. 1873; nel 1878-79 comandò il VII Corpo d'Armata; poi nuovamente ispettore generale dell'esercito dal 2 nov. 1879 al 2 ott. 1887, quando assunse l'ispettorato generale della cavalleria. Nel settembre 1884 accorse al fianco deI fratello Umberto I a Napoli, durante l'epidemia di colera. Dopo quindici anni di vedovanza, l'11 sett. 1888 si unì in matrimonio con la nipote Letizia Napoleone, figlia del principe Gerolamo Napoleone e di Clotilde di Savoia, dalla quale ebbe, il 22 giugno 1889, il quarto figlio, Umberto conte di Salemi. Pochi mesi dopo, a quarantacinque anni, morì quasi improvvisamente a Torino, il 18 genn. 1890. Fu sepolto nella basilica di Superga. Lo ricorda nella città natia un insigne monumento, opera di Davide Calandra.
Bibl.: Oltre le storie di Spagna, specialmente A. Ballesteros y Beretta, Historia de Espafia,VIII, Barcelona 1936, pp. 141 ss. (con bibl.), si vedano O. Faldella, Commemorazione del principe Amedeo di Savoia, duca d'Aosta,Torino 1890; J. Grabinski, Amédée de Savoie, duc d'Aoste, roi d'Espagne,in Le Correspondant,1891; H. Remsen Whitehouse, The sacrifice of a throne, being an account of the life of Amadeus, duke of Aosta, sometime King of Spain,New York 1897; U. Angeli, Amedeo di Savoia, Duca d'Aosta,Prato 1903; O. Ferreri, Amedeo di Savoia, Duca d'Aosta, già Re di Spagna,Torino 1911; O. Tencaloli, La nascita del Duca degli Abruzzi e l'abdicazione del Re Amedeo,Roma 1934 Romanones (conte di), Amedeo I de Saboya, el rev efimero,Madrid 1935;F. Chabod, Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896,I, Le premesse,Bari 1951, pp. 452-54, 561 e passim.