AMAZONAS (A. T.. 155-156)
Stato del Brasile, che per area (circa 1.900.000 kmq.: poco meno di un quarto dell'area totale) è al primo posto, e per popolazione (circa 400.000 abitanti: poco meno di un decimo della popolazione totale) al penultimo posto fra i 20 stati della confederazione.
Appartiene, con lo stato di Pará (vasto circa 1.150.000 kmq., con circa 1 milione di abitanti) e col territorio di Acre (dove su 152.000 kmq. l'ultimo censimento registrò circa 100.000 abitanti), oltreché con la sezione nord-ovest dello stato del Matto-Grosso, alla più vasta regione naturale terrestre (a cui Paul Le Cointe assegna - astraendo dal bacino del Tocantins - 5.594.000 kmq., dei quali più di 3.600.000 in territorio brasiliano). Deve dirsi, anzi, che allo stato di Amazonas appartengono due delle quattro regioni naturali minori di cui si compone la grande regione amazzonica: la pianura del Solimões, a monte della foce del Madeira, dove alla continuità del manto forestale risponde una coltura forestale così intensa (per la raccolta del caucciù) che, astraendo dai prodotti della pesca, può dirsi pressoché unica fonte di ricchezza; la vallata del Rio Negro, celebre un tempo per la caccia degli schiavi, dove si ha tuttora una popolazione india relativamente non esigua, e dove troviamo la sopravvivenza, su area relativamente vasta, della vita pastorale, nelle savane del Rio Branco.
Occupando la sezione nord-ovest della grande Confederazione, lo stato di Amazonas, che confina con la Bolivia, col Perù, con la Colombia e con la Guiana Britannica (arbitrato del re d'Italia: 6 giugno 1904), include il punto più occidentale (74° 8′ 59′′ longitudine O.: presso le sorgenti del Rio Azul, subaffluente del Juruá) e il punto più settentrionale del Brasile (5° 9′ 50″ lat. N.: sorgente del Cotingo - nel Roraima - subaffluente del Rio Branco).
Solimões è il nome dato alla parte del corso del gran fiume compresa tra la frontiera peruviana (dove sorge in territorio insalubre, presso le rovine di un antico forte, Tabatinga - che deve il nome alla tinta rossastra del suo suolo lateritico) e la foce del Rio Negro a valle di Manáos, il principale insediamento umano di tutto lo stato. E a tutto il corso del fiume, che è per portata e per ampiezza di bacino il principale fiume terrestre, spetta tuttora il nome che ricorre nella Relación del nuevo descubrimento del famoso Rio Grande del padre Gaspar de Carvajal ("Estas mujeres son muy blancas y altas") il quale rende, con un'imagine evidente, l'abilità singolare di saettatrici delle supposte amazzoni: "parecían nuestros bergantinos, porcospinos". Secondo Toribio Medina, Francisco Orellana avrebbe incontrato le donne guerriere - che scrittori posteriori diranno stanziate nella Guiana e Cristóbal de Acuña descriverà, nel 1641, con colori pressoché identici a quelli con cui sono descritte dagli scrittori dell'età classica le Amazzoni del Ponto Eusino - il 24 giugno 1542. Inviato, con cinquanta compagni, alla ricerca di viveri e soccorsi dal suo capo Gonzalo Pizarro, a cui il fratello Francisco aveva affidato (1539) il compito di scendere con 300 Spagnuoli e 4000 Indî la valle del Napo alla ricerca del mitico "El Dorado" solcato da un "rnare bianco scorrente su pagliuzze d'oro e pietre preziose", l'Orellana avrebbe scambiato o finto di scambiare per donne guerriere gl'Indî imberbi che, presso le foci dell'Uatuman e del Iamundá, gli vietarono lo sbarco. Certo è che al viaggiatore cui è dovuta la prima traversata della massa continentale sud-americana da ponente a levante (da Quito, a nord-ovest del bacino sorgentifero del Napo, che ha foce a valle della peruviana Iquitos, sino all'Atlantico) spetta la denominazione prima e universale del fiume che i Portoghesi chiamarono "Rio Mar" e gl'Indî avevano prima detto Para (fiume), Paraná-Uassú (gran fiume), Paraná-Tinga (fiume bianco).
Lo stato di Amazonas appartiene essenzialmente a due fra le tre provincie pluviomariche dell'Amazzonia brasiliana, e cioè a quella con più di 2000 millimetri di precipitazione annua, che comprende i bacini del Madeira, del Purús e del Juruá, che sbocca a valle di Fonte Bõa, e a quella, con una precipitazione oscillante fra i 1000 e i 2000 mm., a cui spetta la maggior parte del bacino del Rio Negro, affluente di sinistra. Il periodo delle piogge dura da ottobre ad aprile nell'Amazzonia meridionale, che corrisponde, approssimativamente, alla prima di queste provincie, e da aprile a settembre nell'Amazzonia settentrionale che corrisponde solo in parte alla seconda, comprendendo i bacini dello Japurá e del Rio Negro. Soltanto nella parte più orientale dello stato, a levante della foce del Rio Negro, a poco più di 10 chilometri da Manáos, fin dove si avverte l'influsso del vento dell'est che risale l'ampia valle fluviale, cimoè nel basso Amazzoni, il periodo delle piogge oscilla generalmente fra il dicembre e il giugno. Questo regime pluviometrico è in diretta connessione con la latitudine dello stato, che ha circa un quarto della sua area nell'emisfero boreale. E questa condizione di cose ha il suo diretto influsso sulle piene dei fiumi. Il Marañon peruviano, che viene considerato comunemente come l'alto corso del Rio delle Amazzoni e come braccio sorgentifero di esso (quando si astragga dai bracci superiori, in territorio boliviano, del Madeira): raccoglie notoriamente alla sua destra, non lungi da Nauta, le acque dell'Ucayali, e alla sua sinistra la corrente del Napo, a valle di Iquitos. Due sono propriamente le sue piene, di cui una dovuta agli affluenti della riva destra, da dicembre a febbraio, e l'altra, da aprile a luglio, dovuta agli affluenti della riva sinistra, le cui acque provengono dal lembo settentrionale del Perù e dall'Ecuador meridionale. Davanti a Teffé (Egas - il nome ricorda l'antica colonizzazione spagnuola, del 1688 - o quasi alla stessa distanza tra la frontiera peruviana e la foce del Rio Negro), dove la piena fa salire di quindici metri il livello delle acque, i contraccolpi di queste due piene si fanno sentire qualche mese dopo, e quindi fra marzo e luglio e fra ottobre e gennaio, rispettivamente, perché la velocità di tre miglia all'ora ad acque alte viene ritardata dai laghi rivieraschi, veri e proprî serbatoi naturali. Sul basso Madeira la piena comincia e finisce due mesi più tardi; mentre per il Rio Negro, a cui confluiscono le acque del rialto delle Guiane, dove il periodo delle piogge coincide col primo semestre dell'anno, la piena oscilla fra il marzo e il luglio. Così la stagione arida tipica si ha fra il luglio e l'agosto nell'alto Madeira, e da settembre a marzo nell'alto Rio Branco.
A Manáos, dove la precipitazione può calcolarsi pari a circa 1650 mm. (2500 mm. a Para) e dove il numero dei giorni piovosi in un anno è poco più di 150 (circa 250 a Para), la media annua termica si avvicina ai 27° (Calcutta: 28°,5) con massimi e minimi assoluti che oscillano fra i 37° e mezzo e i 19° (P. Le Cointe). L'umidità relativa raggiunge il valore di 83 in marzo e di 71 in novembre, mentre essa a Obidos, non molto lontano dal confine orientale dello stato di Amazonas, supera il valore di 85 in aprile e scende sotto quello di 63 in novembre. Il cielo appare di color azzurro grigiastro; assai di rado è puro; l'orizzonte è spesso velato da una densa bruma. Ma dopo le grandi piogge le costellazioni scintillano nella notte, e si diffonde intensa la luce lunare. Nel complesso, le gravi perturbazioni atmosferiche possono dirsi infrequenti, se anche gli uragani, generalmente non violenti, son numerosi. Fra marzo e giugno, sugli affluenti meridionali dell'alto Amazzoni soffia un forte vento di sud-ovest che proviene dalle Ande nevose: esso prende il nome di "Sur" nella valle del Rio Beni che raggiunge il Madeira (riva sinistra) al confine boliviano, dopo aver ricevuto, alla sua riva orientale, presso Riberalta, la copiosa corrente del Rio Madre de Dios (in poche ore il termometro discende da 33° a 11°), e di "Friagem" in quelle del Juruá e del Purús. Esso, che è propriamente un vento secco, suole essere preceduto da una depressione barica di 5-6 mm., in un pomeriggio caldo.
Alle variazioni stagionali (l'inverno comincia in febbraio sul Rio Negro, in aprile sull'alto Branco e in settembre nell'alta valle dell'Acre) corrispondono periodi di maggiore o minore mobilità e mortalità. Le condizioni igieniche peggiorano durante i periodi delle prime piogge e del primo abbassarsi delle acque.
Il limite delle associazioni vegetali può considerarsi come coincidente con la linea che divide la zona a stagione arida tipica dalla zona delle piogge costanti (Bauer): questa linea decorre approssimativamente lungo l'area a monte di São Felippe nella valle del Rio Negro, lungo il secondo parallelo boreale nella valle del Rio Branco, e a settentrione di Manáos. A sud di questa linea è la foresta tropicale continua.
La foresta amazzonica, messa in valore soprattutto dai Cearensi (v. ceará), offre tre tipi diversi, tra cui quello detto di transizione caratterizzato dalla diffusione dell'Hevea brasiliensis che può dirsi continua nei bacini del Madeira, del Purús, del Juruá. Ma la vastità dell'area dell'Hevea e la conseguente intensa utilizzazione del suo tipico prodotto, la borracha (caucciù), la cui esportazione raggiunse il valore medio annuo di 9600 tonnellate nel decennio 1903-1913, per discendere a 7500 nel 1919, sono da riguardarsi come la causa principale dell'abbandono di alcune colture indubbiamente redditizie nel periodo coloniale. A questo si deve se lo stato di Amazonas dipende, al pari di quello di Pará, dal resto del Brasile per gli articoli più comuni dell'alimentazione, e fin dal 1883 il presidente dello stato, José L. da Cunha, lamentava l'abbandono della coltura della canna da zucchero, della manioca, del mais, che un tempo potevano dirsi bene avviate nelle colonie di Maracajú e di Santa Izabel, non lungi da Manáos.
Così, importanza ormai scarsissima, malgrado l'abbondanza di terreno dove predominano sali organici a base di potassa, ha la coltura del tabacco, di cui nel primo decennio del secolo presente si esportarono in media dall'Amazzonia 265.000 kg. all'anno. E pressoché nulla dalla fine del secolo passato è la produzione del cotone, che prima del 1870 permetteva ancora un'esportazione di 1500 kg. annui. Intorno al 1896 veniva a mancare l'esportazione del caffè, scesa nello spazio di un quarantennio (1830-1870) da 90.000 kg. a mezzo migliaio. L'uniformità delle condizioni termiche, che è una delle note caratteristiche dell'Amazzonia, ostacola la coltura del prodotto che, in contrasto con la denominazione data comunemente al caucciù ("oro nero" - denominazione equivoca, perché con essa viene altra volta indicato il carbone) è chiamato "oro verde". Ben poco si fece per ritardare il crollo della produzione del caffè avvenuto intorno al 1870 nella valle del Rio Negro; così come si è lasciata cadere la produzione della vainiglia (Vanilla planifolia) e quella dell'indaco (anil, in portoghese) iniziata poco dopo il 1870 nella valle del Rio Negro dal generale João Pereira Caldas, commissario portoghese ai confini. E nell'immediato dopoguerra può dirsi ridotta a 40 tonnellate all'anno la produzione del guaranà, l'estratto dai semi di una sapidanacea, il quale si ottiene con lo stesso processo usato dagl'Indî e la cui produzione può dirsi ora limitata al municipio di Manes nella valle del Canoma o Uraria.
Quasi arrestata può dirsi la produzione del cacao (l'albero fiorisce a tre anni, e fruttifica a quattro); al principio di questo secolo essa raggiungeva il valore di 850 tonnellate.
Qualche importanza serba tuttora l'esportazione dell'olio, o balsamo di copaibe (Copaifera guyanensis), astringente delle ferite di cui nel 1919 si esportarono 16.400 litri dall'Amazonia e 160.000 dal Pará. Importanza notevole ha tuttora l'esportazione della castanha o noce del Pará, salita a 140.000 kg. all'anno nell'ultimo decennio del secolo XIX, a 185.000 nel quadriennio prebellico e a più di 550.000 nel 1919. Ma insufficiente al consumo locale è il prodotto della manioca divenuto così raro nel 1900, che si poté parlare fondatamente di "fame di manioca", poiché la deficienza di essa indusse gli indigeni a cibarsi della maira, una liana che contiene nella radice elementi velenosi che contribuirono ad aumentare la mortalità già generalmente alta, se verso quel tempo essa oscillò intorno al 40-50% a Manáos, mentre fu solo del 20-25 a Belem.
Le condizioni igieniche potranno sensibilmente migliorare, quando si provveda all'intensificazione della coltura dei legumi, che trova nell'alto bacino dell'Amazzoni condizioni climateriche relativamente favorevoli, e quando si migliorino le condizioni delle abitazioni che sono tuttora coperte di tegole poco inclinate, mal costruite e presentano i tipici tetti scendenti a due metri dal suolo.
L'Amazonas, dove la schiavitù fu abolita sin dal 1884, è lo stato brasiliano in cui più alta è la percentuale dell'elemento indio, e più bassa quella dell'elemento negro: il censimento del 1890, che ci offre cifre relativamente sicure a questo riguardo, valuta il primo a più del 48 per cento, e il secondo al 3 per cento della popolazione totale. In alcune aree dell'interno, lontane dai grandi corsi fluviali, dove appaiono tipiche le conseguenze dell'isolamento geografico, gl'indigeni praticano un'agricoltura primitiva (come presso gli Omaguas del Solimões, nelle valli del Juruá e dell'alto Purús), non dissimile da quella del tempo della scoperta, ritraendo qualche vantaggio dalla caccia (a levante del basso Rio Negro) e particolarmente da quella di qualche specie di scimmia, come il nittipiteco del Yapurá dalla testa di gatto, dai grandi occhi rotondi, dal dorso bruno-cinereo, dal ventre rosso-giallastro: di esso è una varietà il mirikina dell'alto Amazzoni, che porta sulla fronte bianca tre righe nere. Elemento fondamentale per l'alimentazione è il pirarucú (Arapaima gigas), il tipico pesce salato di cui si fa, a intervalli, un'esportazione notevole; la pesca è esercitata anche nelle basse valli del Rio Negro, del Purús e del Madeira; nell'alto Solimões serba tuttora non lieve importanza la pesca delle tartarughe. Non grande assegnamento può farsi sull'elemento indio per ciò che riguarda l'avvenire dell'allevamento del bestiame: di quello bovino nell'alto Rio Branco (nelle savane di Bôa Vista si contano 170.000 capi) e nelle grandi praterie naturali interposte fra i corsi superiori del Purús e del Madeira; di quello equino, che nell'alto Rio Branco deve lottare contro il terribile quebrabunda o mal dei reni mal das cadeiras che produce l'indebolimento dei muscoli renali e delle gambe posteriori, e anche contro la frequente cachessia delle ossa.
La vita economica è concentrata non solo lungo le rive del gran fiume, che a Tabatinga, presso il confine peruviano, alta 82 m. sul mare, ha la profondità di 18 m., di 30 m. alla foce del Yapurá, a monte di Teffé, di 48 metri alla foce del Madeira. Essa si fa talvolta relativamente intensa anche nei letti fluviali secondarî, lungo la corrente principale, oltreché negli affluenti maggiori del "Rio Mar". Verso la fine del secolo passato Vincenzo Grossi poteva scrivere: "sulle sponde del gran fiume non si trova in media che una città o villaggio ogni 240 km. sino a Manáos e ogni 175 km. da Manáos al mare". Fra i tributari della riva destra, il Juruá, che sbocca a valle di Fonte Bôa, con una profondità minima inferiore ai 12 metri, è navigabile per più di 1000 chilometri; il Purús, che sbocca a valle di Codajaz, largo in media un chilometro, profondo da 15 a 50 metri, può dirsi navigabile per 1670 chilometri per vapori che pescano m. 1,80-2,10 durante sette mesi dell'anno; il Madeira, con profondità variabile da 50 a 60 metri nella sezione inferiore, compresa tra la foce (a valle di Manáos) e Santo Antonio, è navigabile per 1300 chilometri (presso le sue rive sorgono Borba, Manicoré, Humaytá). Uno dei bracci superiori del Madeira, il Rio Mamoré o braccio occidentale (largo in media m. 300, con profondità minima di m. 2), che scorre in territorio boliviano, può essere risalito per navi che pescano m. 1,50 fino a Trinidad, a nord del 15° parallelo australe; mentre il Guaporé, suo braccio orientale, con una larghezza media di 400 m., può dirsi navigabile per più di 1100 km. dalla foce sino alla Cidade de Matto Grosso.
Tra gli affluenti di sinistra dell'Amazzoni, il Putumayo, che scende dalle Ande di Colombia e sbocca con due rami a valle di S. Paulo de Olivença (anche qui la toponomastica richiama al pensiero la colonizzazione spagnuola) e di S. Antonio, è navigabile per 140 km. in territorio brasiliano, ma viene risalito per più di 1400 chilometri oltre la frontiera; e il largo Yapurá, il cui ramo principale sbocca a valle di Caiçara e a monte della confluenza del Teffé (raggiunge i 2 km.) viene risalito per più di 700 km. in territorio brasiliano e per oltre 1200 al di là dalla frontiera; il Rio Negro, massimo fra tutti, che sbocca a valle di Manáos e presso la foce raggiunge una larghezza variabile fra km. 2,8 e km. 22, e una profondità di circa 75 metri, è navigabile fino a Santa Izabel (che sorge sulla riva sinistra) per circa 780 chilometri, da vapori di m. 1,30-3 di pescaggio, e oltre a Santa Izabel è risalito da autoscafi sino alle stazioni militari colombiane e venezelane. Il Rio Negro, a monte di Moura e a valle di Barcellos, riceve alla sua sinistra il Rio Branco (di cui un braccio raggiunge la frontiera della Guiana britannica) navigabile in periodo di piena sino a Caracarahí e di qui sino a Villa de Bôa Vista. Presso il confine con lo stato di Pará scorre lo Jamundá, navigabile sino a Volta Grande.
Tipico esempio dell'addensarsi della popolazione nelle zone delle comunicazioni fluviali dove si concentra la vita economica, può dirsi la capitale dello stato, Manáos (a poco più di 1500 km. dal porto di Belem do Pará e a 1650 dalla foce del Pará), dove si addensa circa un quinto della popolazione dello stato. Manáos che nel 1920 raggiunse 75.000 abitanti, non è soltanto capoluogo amministrativo, ma è il principale centro economico e culturale dello stato (è sede di università dal 1919). Essa, che sorge a 32 metri sul mare, a 150 metri dalla riva sinistra del basso Rio Negro, a cui il suo porto è legato da un caminho fluctuante (la differenza fra il livello di magra - ultima decade di ottobre - e quello di piena - seconda quindicina di giugno - può raggiungere i 15 metri) e a circa 18 km. dalla foce di questo fiume (che davanti alla città è profondo 10 metri e largo da 1800 a 2000) deve la sua importanza economica essenzialmente al fatto di essere a distanza relativamente non grande dalla foce di due grandi affluenti di destra del "Rio Mar". Essa può dirsi, sotto il riguardo storico, l'erede di Barcellos, capoluogo dell'antica comarca del Rio Negro (a monte della foce del Rio Branco), che nel 1780 contava 480 case distribuite su tre lunghe strade parallele al fiume, e non si ornava soltanto del palazzo del governatore e della cattedrale, ma di due filande, di una corderia, di fabbriche di indaco e di tabacco, come ricorda un viaggiatore italiano, Ermanno Stradelli, che nel 1888 trova la città decimata da una febbre maligna di carattere bilioso, e il porto deserto, per cui scrive: "il fiume da un lato, la foresta dall'altro hanno ridotta l'area dell'antica capitale a poca cosa, e delle 40 case che esistevano ancora nel 1879, molte sono diroccate e poche sono state riparate". L'antica capitanía che si chiamò dapprima San José do Rio Negro, creata dalla Carta regia del 3 marzo 1755, ebbe a capo l'aldea o villaggio di Mariná, a cui fu riconosciuta dignità di città col nome di Barcellos. E, nonostante il decreto del 1821, la comarca dell'alto Amazzoni diventa provincia solo nel settembre 1850, e assurge all'onore di stato il 26 novembre 1889.
Manáos che dal 1912 al 1918 vide ridotto a un terzo il suo movimento commerciale (102.000 tonnellate nel 1918) e nell'immediato dopoguerra ebbe una lieve ripresa (135.000 tonnellate di merci nel 1919, essendo il suo movimento di navigazione pari a circa 250.000 tonnellate di registro, di cui poco più di 62.000 straniere), è collegata da linee regolari all'Europa solo dal 1877: tre anni dopo che è approdato al suo porto un veliero danese di 260 tonnellate partito da Amburgo, e venti anni prima che essa sia unita da comunicazioni regolari a Genova, coi piroscafi della Ligure-Brasiliana, che stazzano da 2000 a 3000 tonnellate. La guerra e la crisi del caucciù, che contribuisce per nove decimi alle relazioni commerciali, hanno ridotto temporaneamente a un quinto il suo movimento di navigazione. Ma essa, che dista più di 3250 miglia marine da Rio de Janeiro, non appartiene invano alla maggior rete di navigazione fluviale del mondo, perché tutte le sei compagnie che esercitano la navigazione sull'Amazzoni e sui suoi grandi affluenti fanno scalo a Manáos. E l'avvenire dello stato, vasto più che sei volte l'Italia, è essenzialmente connesso all'intensificazione del movimento della navigazione, oltreché alla possibilità della penetrazione dal sud.
Bibl.: D. Silva Lourenço, Diccionario topographico, historico, descriptivo da Comarca do Alto Amazonas, Recife (Pernambuco) 1852 (scr. nel 1830); A. Russel Wallace, A narrative of travels on the Amazon and Rio Negro, Londra 1853; C. Wilkes, Exploring Expedition during the years of 1838-1842: Madeira, New York 1858; F. Keller, The Amazon and Madeira rivers, Londra 1874; W. Chandless, Ascent of the river Purús, Londra 1886; T. Tapajos, O Rio Purús, 1886; E. Stradelli, Rio Branco, 1889; id., Dal Cucuhy a Manáos, in Bollettino della Società geografica italiana, gennaio 1889; T. Tapajos, Viagem ao Amazonas: Macapá, Tabatinga e S. Joaquim, 1893; P. Le Cointe, Notice sur la carte du cours de l'Amazone et de la Guyane brésilienne depuis l'Océan jusqu'à Manáos (carta 1 : 200.000, in Annales de géographie, XVII (1907), pp. 159-174); Th. Koch-Grünberg, Zwei Jahre unter den Indianern, Reisen in Nord-West Brasilien, 1903-1905, Berlino 1909-10, voll. 2; P. P. Bauer, North-West Amazonien, Brünn 1919; J. Nabuco, Fronteiras do Brasil com a Guiana Inglesa. - Per i lavori di Bates, P. Le Cointe, F. G. De Santa Anna, Vincenzo Grossi, C. B. Manifold, W. L. Schurz, H. H. Smith, T. Tapajos, che hanno interesse per il complesso della regione amazzonica, vedi brasile; per quelli di H. A. Edwards, J. Huber, vedi acre.
2. (A. T., 153-154). - Dipartimento del Perú, situato tra quelli di Loreto, San Martín, Caiamarca, Libertad e l'Ecuador. È in gran parte montuoso, coperto da grandi foreste e solcato dal Marañón e da alcuni suoi affluenti. Ha una superficie di kmq. 36.122, e una popolazione di circa 71 .000 ab., una parte dei quali è formata da Indiani selvaggi. Vi si coltivano cotone, caffè, canna da zucchero, tabacco, granturco; dai grandi boschi si ricavano ingenti quantità di legname. Notevole è pure la produzione mineraria (oro, argento, rame, carbone).
Le comunicazioni sono difficili, e costituite quasi esclusivamente da fiumi navigabili.
Capoluogo del dipartimento è Chachapoyas, a 2330 m. s. m., con circa 4000 ab.
3. (A. T., 153-154). - Territorio del Venezuela, che si estende tra il Brasile, la Colombia e lo stato venezolano di Bolívar. Il suo territorio, grande quasi quanto l'Italia (281.700 kmq.) è in parte montuoso, soprattutto ad E. e a N. (Sierra de Mapichi, 2258 m.; Sierra Parima, 2475 m.), e rigato dall'alto corso dell'Orinoco, da varî suoi affluenti (tra cui il Ventuari) e dal Cassiquiare, corso d'acqua che collega l'Orinoco stesso al Rio Negro. La massima parte della regione è coperta di foreste o di immense savane, che si ricollegano a quelle della Colombia orientale. La popolazione è di appena 60.300 ab. (1926), cioè 0,3 per kmq., quasi tutti Indiani, per ¾ ancora selvaggi (Piaroas, Maquiritares, Guainaris, Abirianos, Curiaravas, Yabanos, Canipusanas). I prodotti principali di questo territorio sono: caucciù, salsapariglia, cacao e legname. Le comunicazioni, scarse e difficili, sono costituite quasi esclusivamente dai fiumi. Capoluogo del territorio è San Fernando del Atabapo, villaggio di circa 1000 abitanti.