AMALRICO I, re di Gerusalemme
Figlio cadetto di Folco d'Angiò, re di Gerusalemme (1131-1155), e di Melisenda, primogenita di re Baldovino II, nacque verso il 1135. Succeduto al fratello maggiore Baldovino III, fu incoronato il 12 febbraio 1162. Taciturno, sobrio, amante della vita di guerra e di caccia, dotato di vasta cultura, fu profondo conoscitore delle leggi feudali; per suo impulso, l'arcivescovo di Tiro, Guglielmo, compose la Storia del Regno di Gerusalemme. Nell'unione dell'Egitto alla Siria egli vedeva la rovina del regno di Gerusalemme, della cui posizione comprendeva i pericoli; e pertanto si propose di dare una soluzione al problema egiziano. In cinque spedizioni successive cercò di sottomettere l'Egitto: nella prima (1163) si avanzò per el- Arīsh e Pelusio sino a Bilbeis sul Nilo, ma gli Egiziani, rompendo gli argini, lo costrinsero a ritirarsi. Intanto Nūr ad-dīn mandava il suo generale Shīrkūh per cacciare il gran vizir Ḍirghām e sostituirgli il suo protetto Shāwar, che però, per liberarsi dalla protezione di Shīrkūh, fece appello ad A. e rinnovò le promesse di tributo. Il re, nel 1164, rientrò in Egitto, e le sue milizie con quelle di Shāwar bloccarono in Bilbeis Shīrkūh. Allora Nūr ad-dīn, per costringere A. a ritirarsi dall'Egitto, attaccò Tripoli di Siria con grandi forze; costretto dal luogotenente del re, Boemondo III d'Antiochia, a fuggire, riuscì subito dopo a sconfiggerlo e a farlo prigioniero (agosto 1164). In seguito a ciò A. si accordò con Shīrkūh per un abbandono contemporaneo dell'Egitto, che doveva rimanere indipendente; ma nel 1167, minacciato da un nuovo attacco di Shīrkūh, il vizir Shāwar richiamò in aiuto il re. A. prontamente comparve nel Delta (gennaio 1167), si unì con Shāwar e mosse a cercare il nemico, poi, assicuratosi di Shāwar e del califfo con un nuovo trattato d'alleanza, inseguì Shīrkūh lungo il Nilo, quindi ritornò al Cairo e, rinnovate le forze, bloccò Alessandria, costringendo Ṣalāḥ ad-dīn, nipote di Shīrkūh, ad arrendersi (4 agosto 1167). Shīrkūh chiese pace e rientrò in Siria. A. ritornò a Gerusalemme in trionfo, lasciando al Cairo un presidio e funzionarî addetti alla riscossione del tributo annuo.
Ma, se la guerra era stata vittoriosa, aveva consumato le energie del regno. A. discusse allora un comune intervento in Egitto con l'imperatore bizantino Manuele I, di cui aveva sposato, nel 1167, una nipote, Maria Comnena, dopo di essere stato costretto dalla Chiesa a separarsi dalla consorte Agnese, figlia di Jocelyn II di Courtenay, per i legami di consanguineità, sebbene ne avesse avuti due figli, Baldovino e Sibilla. Mentre ancora discuteva con Costantinopoli, nel novembre del 1168, A., illusosi di poter da solo sottomettere l'Egitto, lo invase; ma un esercito arabo, accorso in Egitto, lo costrinse a ritirarsi. Intanto Shīrkūh, soppresso Shāwar, diventava gran vizir; ma, poiché morì subito dopo, gli successe il nipote Ṣalāḥ ad-dīn. Vedendo prossima la rovina del regno, A. si rivolse per aiuti al papa ed ai principi latini; ottenne rinforzi da Manuele I e, nell'ottobre ancora del 1169, assalì Damietta, bloccata per mare da una squadra bizantina. Le discordie fra Greci e Latini costrinsero il re a togliere l'assedio dopo quasi due mesi; ed allora A. si recò a Costantinopoli in cerca di aiuti, per riattaccare l'Egitto e Damasco (1171). Scarso sollievo fu la venuta in Siria di Stefano, conte di Blois (1171), e di Enrico, duca di Baviera (1172): l'Europa, dopo la seconda crociata, non aveva più simpatia per i latini di Siria. A. morì l'11 luglio 1174, mentre trattava col re di Sicilia per assalire l'Egitto; il 15 maggio, era morto Nūr ad-dīn. Il regno di A. segna l'ultimo sforzo per assicurare l'esistenza degli stati latini di Siria; la scarsa vitalità del regno era però impari allo sforzo, poiché in seguito Siria ed Egitto dovevano unirsi, determinando il crollo di Gerusalemme latina.
Bibl.: R. Röhricht, Amalrich I, in Mittheilungen d. Instituts f. österr. Gschichtsforschung, XII, pp. 432-481, anche in Geschichte d. Königreiches Jerusalem, Innsbruck 1898, cap. XVII; G. Schlumberger, Les campagnes d'Amaury I de Jérusalem, Parigi 1900; e, per le relazioni con Bisanzio, F. Chalandon, Histoire des Comnènes. II, Jean II Comnène et Manuel I Comnène, Parigi 1913.