ÁLVAREZ OUINTERO, Serafín e Joaquín
Sono i migliori commediografi spagnoli vimnti. Nacquero a Utrera (Siviglia): Serafín il 26 marzo 1871, Joaquín il 21 gennaio 1873. Scrissero sempre in stretta equilibrata collaborazione. Esordirono nel 1888 al teatro Cervantes di Siviglia con uno scherzo comico: Esgrima y amor. Tutta la loro produzione si limitò nei primi anni a piccoli lavori di soggetto andaluso - sainetes, entremeses, juguetes, pasillos - di cui l'argomento in sé è generalmente assai tenue, ma dove il lato comico è così ben reso e lo spirito della terra si mescola in così gustosa proporzione all'elemento emotivo, e l'espressione infine si colora così simpaticamente dell'inesprimibile grazia andalusa, che si possono ritenere altrettanti capolavori di finezza, di brio e di osservazione. Ricordiamo fra i migliori: El ojito derecho (1897), El chiquillo (1899), El trajo de luces (1899), La reja (1897), La azotea (1901), Abanicos y panderetas (1902), Los piropos (1902), Sangre gorda, Mañana de sol (1905), El nuevo servidor, Morritos (1906), Amor á obscuras (1906), El agua milagrosa (1908), Los ojos de luto, Solico en el mundo (1911). - Poi si diedero alla vera commedia, ottenendo continui trionfi con un'infinità di lavori molti dei quali non tardarono a passare le frontiere e furono tradotti anche in italiano. Ricordiamo: Los Galeotes (1900), El nido (1901), Las flores (1901), Pepita Reyes (1903), La zagala (1904), El patio (1900), La dicha ajena (1902), El genio alegre (1906) (che col titolo Anima allegra venne da noi stupendamente interpretata da Tina di Lorenzo, e diede poi argomento al maestro Vittadini per un'opera omonima), El amor que pasa (1904), Las de Caín (1908), Amores y amoríos (1908), Doña Clarines (1909), Así se escribe la historia (1910), El centenario (1909), magnificamente interpretata dal nostro Ermete Novelli, Malvaloca (1912), Puebla de las mujeres (1912), Mundo mundillo (1913), Dios dirá (1915), Cabrita que tira al monte (1916), Pipiola (1918), La calumniada (1919), El mundo es un pañuelo (1920), Cristalina (1924), Cancionera (1925), La cuestión es pasar el rato (1927), Los mosquitos (1928).
Anche nel più vasto campo della commedia, i fratelli Quintero hanno conservato la loro amabile gaiezza, la loro straordinaria attitudine a rendere il lato comico, le manie, i tic dei personaggi, i buffi intercalari, e quel loro sano ottimismo che non teme d'intenerirsi all'occorrenza e non disdegna di presentarci, a fianco di tipi grotteschi e di macchiette caricaturali, personaggi umani e scene di vera poesia. Tutto hanno provato, dal dramma alla farsa; ma i loro migliori lavori sono pur sempre quelli di genuino carattere andaluso, coi patios e i balconi fioriti, le viuzze tortuose e gli orti fragranti di fior d'arancio. Purtroppo però la maggior parte del loro teatro, riproducendo esattamente forme dialettali, giri, idiotismi e bisticci di parole intraducibili, è pressoché perduta per gli stranieri, è come un frutto esotico che, esportato, perde il suo sapore. Sebbene tante loro commedie siano state tradotte in diverse lingue, non si potrà mai convenientemente apprezzare fuori di Spagna tutto il singolare fascino della loro deliziosa arte illuminata dal sole di Andalusia..
Sulla loro casa natale a Utrera venne murata nel 1915 una lapide di marmo. Nel 1922 furono eletti membri della R. Accademia Spagnola. Nel 1928 vennero loro tributate in tutta la Spagna onoranze plebiscitarie, culminate nell'inaugurazione di un monumento-biblioteca nel parco di Siviglia.
Tutte le loro opere sono state via via pubblicate dalla Società spagnola degli autori; ma si stanno ristampando nella collezione del "Teatro Completo" che abbraccerà per ora trenta volumi, comprendendo anche i lavori inediti. Ne sono già usciti 22 volumi, il primo dei quali è preceduto da un interessante prologo autobiografico degli autori.
Bibl.: J. Cejador y Frauca, Historia de la lengua y literatura castellana, Madrid 1919, XI; R. Pérez de Ayala, Las Mascaras, Madrid 1917; Díaz de Escovar e Lasso de la Vega, Historia del Teatro Español, Barcellona 1924, II; M. Bueno, Teatro Español Contemporáneo, Madrid 1909.