ALIGHIERI, Alighiero
Figlio di Bellincione di Alighiero, in documenti del marzo-aprile 1246 appare, con il padre ed i fratelli, partecipe di operazioni finanziarie, come garante o concedente prestiti in Prato. Ancora in questa città, e poi a Montemurlo (16 marzo 1247 e 20 ott. 1257), egli esercitava una tale attività, che pare gli procurasse anche fama di usuraio. A questa supposizione sembrerebbero apportare argomenti le parole di Forese Donati nella tenzone poetica con Dante; ma forse si esagera in tal senso, così come a torto si è attribuita all'A. la qualità di giudice, non corroborata da alcuna prova nei documenti sicuramente riguardanti la vita di lui. Era morto nel 1283, quando Dante, come suo erede, vendé i propri diritti sui beni di debitori contro i quali il padre aveva la possibilità di rivendicazione. La scarsità di notizie a proposito dell'A. è sembrata ad alcuni dantisti (Scartazzini) come un indizio della poca importanza della sua persona; opinione che risale al Boccaccio, il quale lo dice famoso più a motivo della sua paternità che non per l'importanza della sua attività, e parrebbe confortata dagli accenni ironici fatti da Forese. Il Barbi parla di lui come dell'esponente degli Alighieri in un momento di declino economico della famiglia, ridotta a vivere di piccoli traffici e di piccoli prestiti; ma il patrimonio lasciato da lui composto di terre e case in Firenze e nel vicino contado denota una certa agiatezza. Esso restò indiviso tra i figli, e servì a garantire le doti delle sue due mogli e di quelle di Dante e di Francesco. Forese allude con precisione all'esercizio dell'arte del cambio da parte dell'A.; il fratello Gherardo era un "campsor" e, molto probabilmente, l'Arte dovette costringere anche l'A. ad immatricolarsi per poter fare i prestiti senza venir meno alle leggi. Si ritiene che si tenesse lontano dalla lotta politica, non comparendo - come il fratello Brunetto - nel "libro di Monte-aperti", né nell'estimo dei danni inflitti dai ghibellini agli esuli. Sposò in prime nozze (1262) una Bella (Gabriella), che molto probabilmente (Zingarelli) era la figlia di Durante di Scolaro degli Abati e da cui ebbe Dante. Qualche anno dopo la nascita del poeta (tra il 1265 e il 1278) l'A., mortagli la prima moglie, sposò Lapa di Chiarissimo Cialuffi, da cui ebbe Francesco, Tana (Gaetana), e, forse, la figlia ricordata dal Boccaccio (Commento a Inf., VIII) come moglie di Leone Poggi (madre a sua volta di quell'Andrea Poggi che, al dire del Boccaccio stesso, somigliava fisicamente all'Alighieri).
Fonti e Bibl.: I documenti sono pubblicati nel Codice diplomatico dantesco, a cura di R. Piattoli, Firenze 1950, nn. 6-13, 23, 30, 47, 151 (per A.), n. 151 (per Bella), nn.109, 151 (per Lava), con le relative citazioni bibl.; M. Scherillo, La madre e la matrigna di Dante,in Nuova Antologia, p. 14 XLIX (1894) pp. 405-425; G. A. Scartazzini, Encicl. dantesca, I, Milano 1896, pp. 100-101; M. Barbi, voce Dante, in Encicl. Ital., XII, p. 327; N. Zingarelli, La vita, i tempi e le opere di Dante, I-II, Milano 1939, pp. 80-85, 89, 91, 373.